Scienza e Filosofia

Da "La filosofia nell'età tragica dei Greci" di Nietzsche.

"E’ degno di nota il modo tirannico con cui una tale fede tratta ogni empiria: proprio in Talete è possibile apprendere quale è stato in ogni tempo il modo di procedere della filosofia, quando ha voluto valicare i cancelli dell’esperienza per tendere alla sua mèta magicamente affascinante. Su lievi sostegni spicca un balzo in avanti: la speranza e la divinazione le mettono ali ai piedi. Pesantemente le si affanna dietro l’intelletto calcolatore e cerca puntelli migliori per attingere anch’esso quell’allettante mèta a cui la più divina compagna e già pervenuta. Sembra di vedere due viandanti sulla riva di un rapinoso ruscello silvestre che rotola ciottoli nella sua corsa: il primo lo oltrepassa d’un salto con agile piede, servendosi delle pietre e lanciandosi sempre innanzi su di esse, anche se queste immediatamente affondano dietro di lui. Il secondo si arresta ad ogni momento, privo di soccorso, deve prima costruirsi fondamenta che sopportino il suo greve, guardingo passo; talvolta non c’e nulla da fare e allora non v’e un dio che l’aiuti a guadare il ruscello. Che cosa dunque porta cosi rapidamente alla sua mèta il pensiero filosofico? Si diversifica esso dal pensiero che calcola e misura, forse soltanto per il suo più rapido volo nel valicare grandi spazi? No, giacché è un’ignota e non logica potenza, la fantasia, a sollevare il suo piede. Da essa innalzato balza avanti di possibilità in possibilità, che provvisoriamente vengono assunte come certezze: qua e là coglie anche certezze a volo. Un geniale presentimento gliele addita, esso indovina da lontano che in quel punto ci sono certezze dimostrabili. Ma in particolar modo possente é la forza della fantasia nel fulmineo afferrare e illuminare le analogie; in seguito la riflessione fa avanzare i suoi canoni e i suoi modelli e cerca di sostituire con le eguaglianze le analogie, con le causalità le contiguità osservate. Ma anche se ciò non dovesse mai essere possibile, persino nel caso di Talete il filosofare indimostrabile ha ancora un valore; per quanto tutti i sostegni siano infranti, allorché la logica e l'inflessibilita dell’empiria vuole travalicare fino alla proposizione: purtuttavia sopravanza un residuo alla disgregazione della costruzione scientifica; e appunto in questo residuo sta una forza impulsiva e, per cosi dire, la speranza di una fecondità futura".

Il paragone fra la leggera Filosofia che salta agile sui ciottoli ed il pesante Intelletto (Scienza o Esperienza), che procede lentamente, timoroso, rimane vividamente impresso.
Filosofia come intuizione, come balzo metafisico che coglie la realtà (tutta), senza bisogno dell'esperienza, della dimostrazione (pedante) scientifica.
Del resto anche alla base della scienza, e del suo fecondo procedere induttivamente, c'è sempre un salto apparentemente " illogico " . Scopriamo solo ciò che siamo già ponti a percepire, quasi un "rimembrare" platonico, o quantomeno, con Popper, costruiamo fragili ipotesi, come zattere dinanzi all'oceano della verità. Molte volte il caso aiuta a dipanare il caos...

Celebre, per esempio, l'episodio che portò alla scoperta della penicillina. Mentre stava svolgendo ricerche sul presunto agente patogeno dell'influenza, Fleming si assentò dal suo laboratorio per un breve periodo di vacanza di circa tre giorni, dimenticando di distruggere alcune colture di Staphilococcus aureus.
Al suo ritorno, riprese in mano le colture che aveva preparato prima di partire e che avrebbe dovuto gettare via tre giorni prima e, con un " That's funny..." ("è buffo..."), espresse al collega Pryce tutta la propria meraviglia nel constatare che in una piastra di Petri c'era un alone chiaro inusuale: in quella zona, colonie di Penicillum Notatum (una muffa) avevano prodotto un fluido battericida (la penicillina) che distruggeva le colonie di Staphilococcus aureus !



Da notare l'espressione "meravigliata" di Fleming; e a proposito della meraviglia, Aristotele :

" Infatti gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia ".

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