Parmenide

Bisognerebbe riascoltarlo più volte, e rileggerlo. Non perchè non sia chiaro, ma perchè è infinitamente profondo.

" L'essere è e non è possibile che non sia "

"Lo stesso infatti è pensare e essere "

"L'essere come potrebbe esistere in futuro,
come potrebbe essere nato.
Se fosse divenuto non sarebbe,
nè sarebbe se stesse per essere.
Così si estingue la nascita
e la morte scompare.
Ma immobile,
costretto nei limiti di vincoli immensi,
è senza principio nè fine,
poichè nascita e morte furono respinte lontano,
le allontanò la vera certezza "

2500 anni fa... versi di una bellezza e potenza inaudita, che riachiamano il Leopardi , " L'essere o non essere " Shakespiriano.

Emanuele Severino, il grande filosofo italiano a cui si deve la "riscoperta", se vogliamo, del grande eleate.

Da " La filosofia nell'età tragica dei Greci " di Nietzsche.

S’immerse allora nel gelido bagno delle sue tremende astrazioni. Ciò che è verace deve essere eternarnente presente, di esso non può dirsi "fu", "sarà". L'essente non può essere divenuto: poiché da che cosa avrebbe potuto divenire ? Dal non-essente ? Ma questo non è e nulla può generare. Dall’essente ? Ma questo non potrebbe generare nient’altro che sè stesso. Egualmente si dica per il perire; esso è altrettanto impossibile come il divenire, come ogni trasformazione, come ogni accrescimento, ogni diminuzione. Validità generale ha la proposizione: tutto ciò di cui può dirsi "è stato" oppure "sarà" non è, ma dell’essente non può mai dirsi "non é". L’essente è indivisiblle, giacché dov’è la seconda potenza che lo potrebbe dividere ? E' immobile, verso dove infatti dovrebbe muoversi ? Non può essere né infinitamente grande né infinitamente piccolo poichè è compiuto e una infinità compiutamente data é una contraddizione. Così esso se ne sta sospeso, delimitato, compiuto, immobile, equilibrato in tutte le sue parti, egualmente perfetto in ogni punto come una sfera, ma non in uno spazio: altrimenti questo spazio sarebbe un secondo essente. Ma molteplici essenti non possono esistere, poiché per separarli dovrebbe esserci qualcosa che sarebbe non-essente: una supposizione che si elimina da sé. Così esiste soltanto l’eterna unita.

Difficile esprimere meglio che con le parole di Nietzsche, il fascino della tautologia parmenidea : A = A e non può essere che A... Parmenide aprì per primo il vaso di Pandora dell'ontologia.
Volendo " tentare " di fondere le due istanza da sempre al centro del problema ontologico : l'essere ed il divenire, parto da Epicuro.
Egli negava qualsiasi punto di contatto fra noi (la vita) e la morte: " La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti... ".
Parmenide va molto più in là, nega addirittura l'esistenza della morte, del divenire, del " non-è ". Tutto è, sempre, eternamente, in quanto non può non essere... La sua visione sembra una foto sovraesposta, un'immagine bianca, senza contorni, ed ovviamente senza ombre.
Come conciliare quindi, l'assoluto, il tutto, con il divenire, il caduco, l'imperfetto che quotidianamente ci scorre davanti , il πάντα ῥεῖ ?
Riprendendo la legge di conservazione della massa : " Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma " (Lavoiser).
L'universo è sempre quello, non un atomo di materia viene aggiunto o tolto. Anche se usate un reattore nucleare o fate deflagrare una bomba atomica, la materia si trasforma in energia, secondo la nota formula di Einstein, ma non viene distrutta.
Materia che si trasforma in energia e viceversa, tutto scorre ! L'elettrone che quantisticamente è indeciso se essere materia o onda...
La somma di massa ed energia dell'universo è costante : " l'essere è " . Se la somma è (necessariamente) costante, vuole anche dire che è sempre stato così, e, di conseguenza, sempre sarà . L'universo è questo, e non potrà mai essere diverso da com'è.

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