La vera via per Kafka

" La vera via passa su una corda, che non è tesa in alto, ma rasoterra. Sembra fatta più per inciampare che per essere percorsa. "

(Aforismi di Zürau - Kafka)


E' il primo di una raccolta di 109 aforismi postumi scritti da Kafka nel villaggio boemo di Zürau. Già in un post precedente ne avevo riportato qualcuno.

La vera via... la via maestra, che noi immaginiamo sempre ampia, luminosa e che ci porta fra squilli di trombe direttamente in paradiso è in realtà una corda, stretta, insicura, e passa rasoterra.
Bisogna scendere nella polvere, indovinarne i caratteri, distinguerla a fatica, nascosta nella vegetazione.
Non ci è amica, è facile inciamparci sopra e ferirsi, cadendo. Solo con pazienza, e a poco a poco, ci è dato di percorrerla.

Il genio si vede già dall'incipit

Ha forse bisogno di presentazione ?
"Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto."

Un comune mortale, come me, avrebbe scritto più o meno così :
"Gregor Samsa una mattina si svegliò, dopo sogni inquieti, trasformato in un enorme insetto."

L'inizio di Kafka è come un pungo nello stomaco : al risveglio si trovò trasformato. Dopo un preambolo fumoso, in cui il protagonista affiora da strani incubi, c'è un solo verbo, netto, affilato come una lama di rasoio : l'impatto con l'orrenda , incredibile eppure evidente realtà.

Un altro esempio, sempre del grande praghese.
"Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché, senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato." (Il Processo)

Ed ecco il "mio" inizio.
"Josef K. una mattina fu arrestato, senza che avesse fatto nulla di male : qualcuno doveva averlo calunniato."
Anche qui l'inizio di Kafka crea suspense, aspettativa: la calunnia che ronza come una mosca fastidiosa e alla fine si concretizza bruscamente e violentemente in un arresto. Rovesciando la frase, si perde la tensione, e necessitano i due punti per spiegare le ragioni dell'arresto, spezzando il ritmo.


Oppure l'inizio del Castello 
" Era sera tarda quando K. arrivò. Il paese era sprofondato nella neve. Il colle non si vedeva, nebbia e tenebre lo circondavano, non il più debole chiarore rivelava il grande castello. "
Questo Castello misterioso ed invisibile, eppure così presente e concreto, nel suo solido esserci.