Darwin e l'entropia

Sono un darwinista, e considero la teoria della selezione naturale, una delle maggiori conquiste dell'umanità. Mi piace la statistica, le probabilità, e mi ha sempre affascinato l'entropia. Metteteci dentro recenti letture su Dembski ed il creazionismo, shakerate a dovere, ed avrete un cocktail spero gradevole : questo post.

Infiniti

LINK Qui potete leggere, per intero, il racconto di Borges : " La Biblioteca di Babele " . Non è lungo, ma in compenso è incredibile, angosciante, inestricabile.
Lascia una strana impressione, questa biblioteca, come un senso di nausea : tutto è stato GIA' scritto, la verità e l'inutilità assoluta, la scienza ed il caso.
Il lettore cerca di immaginarsi, invano, l'estensione tridimensionale di questa biblioteca, aggirandosi claustrofobicamente per corridoi senza fine. Come un topo kafkiano , vaga in questo labirinto di scaffali, di ringhiere, di polvere, di pazzia.
Stanze esagonali, cinque vasti scaffali, pieni di libri, per ciascuno dei cinque lati, per un totale di 25 scaffali; il sesto lato è un corridoio che collega la stanza ad altre, identiche.
Il numero di pagine di ciascun libro è fisso, 410, e così le righe, 40, il numero di caratteri per riga, 40, ed il numero di simboli ortografici impiegati , 25 , costituiti da 22 lettere, il punto, la virgola e lo spazio.
Questi libri sono stati scritti (da chi ? ) a caso, forse dalla scimmia instancabile capace di ri-scrivere le opere intere di William Shakespeare...
Sebbene queste " limitazioni " rendano il numero di libri " scrivibili " in teoria, finito, la vertigine che si prova, leggendo il racconto di Borges, è proprio il contatto diretto, materiale, palpabile, con l'infinito.
Infinito forse perchè, come dice Borges, riprendendo il concetto dell'eterno ritorno nietzschiano :

« Io m’arrischio a insinuare questa soluzione: La Biblioteca è illimitata e periodica. Se un eterno viaggiatore la traversasse in una direzione qualsiasi, constaterebbe alla fine dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso disordine. »


E' come sporgersi da quelle basse ringhiere e fissare con orrore il vuoto, come guardarsi ad uno specchio avendo dietro un altro specchio.

«Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro.» (Nietsche)

Ogni volta che l'intelletto umano si accosta, speculativamente, al concetto di infinito, la mente vacilla, la ragione si rifiuta di proseguire oltre.
Cantor, numeri transfiniti, cardinalità, ipotesi del continuo, infinito assoluto...

"[...] e'l naufragar m'è dolce, in questo mare "

Il granello di sabbia


Un viaggio dalla Terra ai confini dell'universo osservabile. Sebbene le ultime immagini ricordino in modo impressionante lo stupendo " 2001 : Odissea nello spazio" di Kubrick, questo non è un film ! E' una ricostruzione, del Museo Americano di Storia Naturale (AMNH), ottenuta con dati reali, ovviamente quelli di cui disponiamo oggi...
Dal " contachilometri " in basso, che misura le distanze in unità luce, si deduce che stiamo viaggiando ad una velocità di molto superiore a quella della luce; altrimenti andando solo a 300.000 km/sec , dovremmo impiegare una quindicina di miliardi di anni per arrivare al " bordo dell'universo ".
Sono arrivato a questo filmato, non so più come, tramite questo blog " Varianza Cosmica ", mica bruscolini. Gli autori sono tutti fisici o astrofisici. Il commento finale al filmato, di Daniel Holz, che, tanto per gradire, lavora a Los Alamos, è :
" [...] But, still, in the grand scheme of things, we’re a grain of sand in a vast and beautiful ocean. We’re totally irrelevant. I find this to be oddly reassuring and calming " .
Certamente, ma al di là del senso di vuoto, e di tranquillo stupore, nel vedere questo "granello di sabbia " perdersi nel disegno generale, quasi dimenticato da Dio, quello che più mi ha colpito, " going home ", ritornando a casa, è l'unicità, la preziosità, la bellezza di questa nostra piccola Terra. Non so quante altre ce ne siano, in giro, (vedi il post sull'equazione di Drake ed il paradosso di Fermi QUI), ma più che irrilevante, la nostra amata (ed odiata) Terra, è piuttosto una rara perla, una sfida impossibile alla teoria delle probabilità, un coagulo di bassissima entropia, di eccezionale ordine, un dono di Dio...
Quando giungiamo all'orizzonte cosmico dello spazio e del tempo, in un universo giovanissimo, dopo il bagliore residuo del Big Bang, finalmente viriamo, e torniamo indietro, " back to our home ".
Vaghiamo al buio, un buio ostile, sconosciuto, illuminato da strane luci, finchè, dopo un po' , riconosciamo la Via Lattea . Il senso di apprensione finalmente si scioglie quando, fra migliaia di stelle, inquadriamo il Sole; e poco dopo, le familiari orbite dei pianeti. Puntiamo il terzo, si... proprio quello... è lei, è la Terra... è bellissima !

Zombi

" E vennero su dall'Erebo le anime dei morti:
giovani spose e fanciulli vecchi che molto soffrirono,
e tenere vergini provate dal dolore precoce,
e schiere d'uomini trafitti da aste di bronzo,
morti sul campo, con le armi rosse di sangue;
a torme s'affollavano intorno alla fossa,
chi di qua, chi di là, con urla sovrumane;
ed io fui preso da pallida paura. "

La terra dei morti (XI, vv . 37-44) (Odissea, trad. Quasimodo)

Superba la traduzione di Quasimodo. Questo brano è di un'intensità eccezionale, ha una plasticità, una potenza evocativa unica. C'è il dramma, l'attesa, la suspense di un grande film dell'orrore. " E vennero su dall'Erebo "... queste anime che salgono piano piano, a migliaia, come zombi in un film di Romero: i movimenti lenti, inquietanti.
E' il numero che genera il terrore: l'affollarsi ad una ad una, e d'improvviso già sono una moltitudine; come gli uccelli del film di Hitchcock.
Sono anime sofferenti, che mantengono la loro umanità, anche se la natura ultraterrena viene improvvisamente svelata da quelle urla " sovrumane ", che fanno letteralmente sbiancare il lettore, oltre al narratore.

L'undici

Ormai non riesco a leggere altro che aforismi... i libri mi sono venuti a noia, quasi tutti.
Forse sono i neuroni che non riescono a mantenere a lungo la concentrazione, fatto sta che l'età dei classici è ormai passata da un pezzo, la saggistica me la faccio artigianalmente, cliccando qua e là su Wikipedia, i libri di storia sono appunto storia...
Dopo quelli di Kafka di cui vi ho parlato alcuni post fa, mi sono fatto regalare dalla consorte, per Natale, un libricino dal titolo " Aforismi di Filosofia " : 120 paginette, scritte a caratteri grandi, perfetto !
La filosofia è uno dei miei interessi, assieme alla scienza in generale, alle meraviglie della matematica, alla poesia, e ultimamante anche alla teologia.
Non costa niente filosofare... e anche quando affronto argomenti di scienza (di fisica in particolare), mi diletto a rimanere in superficie *, come un bambino affascinato dai colori. Si potrebbe dire che sfoglio il libro del sapere guardando le figure !

Aforismi di Zürau

Zürau è un piccolo borgo della campagna boema, nei dintorni di Praga, dove Kafka soggiornò fra il settembre 1917 e l'aprile 1918.
" Il diradarsi della presenza umana che sperimenta in questa situazione, suscita in lui un sentimento di lieve euforia, facendogli apparire quel periodo di tregua come il migliore della sua vita " .

Li ho letti in fretta, e mi hanno dato l'impressione di una persona malata, e con qualche rotella fuori posto. Poi li ho riletti, con calma, e come succede con tutti gli scritti del genio praghese, nuovi universi paralleli appaiono, inattesi, dietro una cortina di nebbia.
Poliedriche interpretazioni, diversi piani di lettura, rebus crittografici indecifrabili. Domande che chiedono invano una risposta, risposte che precedono la domanda. Alienazione, l'orrore di una mosca di fronte al ragno, la logica che si spezza e si attorciglia su se stessa.
Vanno letti molte volte, a distanza di tempo, perchè le modificazioni che il tempo opera su di noi, si riflettono in questi magici specchi.

Qualche esempio...

"Da un certo punto in là non vi è più ritorno. Questo è il punto da raggiungere."

"Come un sentiero d'autunno: appena è tutto spazzato, si copre nuovamente di foglie secche."

"Tu puoi ritrarti dalle sofferenze del mondo, sei libero di farlo e corrisponde alla tua natura, ma forse proprio questo ritrarsi è l'unica sofferenza che potresti evitare."

"Un tale si meravigliava di quanto facilmente procedesse sulla via dell'eternità ; di fatto, stava sfrecciando in discesa."

"C’è una mèta, ma non una via; ciò che chiamiamo via è un indugiare."

"Egli è un cittadino libero e sicuro della terra, poiché è legato a una catena che è lunga quanto basta per dargli libero accesso a tutti gli spazi della terra, però è di una lunghezza tale per cui nulla può trascinarlo oltre i confini della terra. Ma al tempo stesso egli è anche un cittadino libero e sicuro del cielo, poiché è legato anche a una catena celeste, regolata in modo simile. Così, se vuole scendere sulla terra lo strozza il collare del cielo, se vuole salire in cielo quello della terra. E ciò nonostante egli ha tutte le possibilità e lo sente, anzi si rifiuta di ricondurre il tutto a un errore commesso all’inizio nell’incatenarlo."

Lo specchio

Ci avete mai fatto caso ? Se guardate un video girato da qualche vostro parente o amico in cui venite ripresi, si insinua una strana sensazione, un disagio inspiegabile : quello di osservare un estraneo !
Non sto parlando di sindromi psichiatriche, di depersonalizzazioni o sintomi schizofrenici, no, è tutto normalissimo e spiegabile.
Lo stesso succede, su scala minore, quando osservate una vostra foto: non vi riconoscete pienamente. Le donne, in particolare, sono delle eterne insoddisfatte, ed alcune vogliono essere riprese solo dal loro lato migliore. Già, ma qual'è ? E perchè esiste, se esiste, un lato migliore ?

Il paradosso e la scelta

Ciascuno di voi ricorda, immagino, i famosi paradossi di Zenone, e così tanti altri. Oggi mi piace analizzare quello di Monty Hall , anche se è più corretto definirlo problema o dilemma.
Ci sono tre porte, dietro ad una delle tre c'è un'automobile, dietro ciascuna delle altre due, una capra (!) Scegliamo una porta, la probabilità di vincere la sospirata auto è ovviamente di 1/3, cioè il 33.3 %. Il conduttore del gioco non ci rivela se abbiamo vinto o meno, apre un'altra porta e compare una capra. A questo punto ci chiede se vogliamo mantenere la nostra scelta, o se preferiamo optare per la terza porta rimasta. Voi cosa fareste ?
Ecco balenare il pensiero errato, che si presenta come " evidente " : una capra è stata eliminata, rimangono due porte, dietro una delle due c'è l'automobile, ho quindi il 50% di probabilità di vincere. Mantenere la scelta iniziale, cioè la porta scelta all'inizio, o cambiare con la rimanente terza porta, è la stessa cosa, visto che le probabilità sono del 50%. Quindi non cambio, oppure concludo che cambiare o non cambiare è indifferente.
Noneeee... se cambiate scelta, la probabilità di vincere sale a ben 2/3 ! Ci sono vari modi di spiegarlo, guardate la figura e seguite il ragionamento.


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Un milione

Mi è venuto in mente mentre ripassavo chimica e le unità di misura, per mia figlia.
Riuscite a rappresentarvi mentalmente la cifra 1.000.000 ? E' un po' grandina... almeno per me. Per esempio, se pensate ad un millimetro, un milione di millimetri fa un chilometro. Solo che il millimetro è " visibile ", ma un chilometro un po' meno. Potete immaginare una passeggiata di un chilometro, nel senso che potete pensare a quanto essa duri : circa dodici minuti ad un buon passo di marcia (5 km/h), ma non credo che si riesca a rappresentare visivamente, chiaramente, un rettilineo lungo un chilometro.
Se salite in alto , mettiamo su un palazzo di cinque piani non distante dal mare, potete ammirare una striscia di spiaggia lunga vari chilometri, ma allora avrete perso di vista il millimetro !
Il segreto è passare ad un'altra dimensione, anzi in questo caso due, e le cose migliorano decisamente. Il centimetro cubo è un'unità familiare, dal lato leggermente minore del vostro pollice. Molti oggetti hanno le dimensioni di un centimetro cubo: una gomma da cancellare un po' consumata, un " grosso " dado, un ditale e così via.
Quanto fa 1.000.000 di centimetri cubi ? Semplice, un metro cubo ! Pensate, un metro cubo contiene la bellezza di 1.000.000 di centimetri cubi ! Non sembrerebbe ad occhio, vero ?

L'angelo custode

Melbourne, fermata della metropolitana. Una madre attende l'arrivo del treno; pigramente passeggia avanti e indietro lungo la banchina, spingendo una carrozzella. All'interno il figlioletto di sei mesi.
Correttamente si muove parallelamente alla direzione delle rotaie, ad una distanza di sicurezza. Poi decide di fermarsi, si allontana ancora un po', e gira la carozzella di 90 gradi, che viene a trovarsi ad un paio metri dai binari, questa volta in senso ortogonale.
Ed ecco quell'attimo di distrazione che potrebbe risultare fatale: la madre si aggiusta i pantaloni, il locomotore è ormai in vista, ed il suo sferragliare ne attira lo sguardo.
Prima camminando in senso parallelo ai binari, non si poteva valutare se esistessero delle pendenze, ma adesso la carrozzella è girata, ed una lieve pendenza purtroppo esiste...
In quell'attimo di sospensione spazio-temporale, come nei film dell'orrore, la carrozzella inizia a muoversi verso il binario. Lentamente, ma in un paio di secondi è già lontana qualche metro dalla madre.
Questa gira lo sguardo davanti a sè, e si coglie benissimo la pausa infinitesimale in cui l'immagine percepita dall'occhio viene trasferita alla corteccia occipitale, sede della vista.
L'orrore, la scarica adrenalinica improvvisa... la madre scatta, ma dalla spinta eccessiva la scarpa scivola, ed il primo passo non è propulsivo. Quasi cade, e quando si riprende, la carrozzella è ormai vicinissima al baratro.
Una corsa disperata in quei pochi metri , mentre la carrozzella precipita . Un attimo e sopraggiunge il locomotore.
La madre, in preda alla disperazione, sporge il braccio semiaccucciata, quasi a volerlo fermare; l'urto è forte, perchè dopo si tiene dolorosamnete l'arto stretto al corpo, mentre urla per il terrore, più che per il dolore.
La carrozzella è finita esattamente in mezzo ai binari, ed il treno le passa sopra. Viene semidistrutta, ma il bambino è praticamente illeso, solo qualche escoriazione.
Avete ancora qualche dubbio che l'angelo custode esista ?
Certo... anche lui si è distratto per un secondo, ma ha recuperato alla grande, e come in un biliardo, all'ultimo ha spinto ulteriormente la carrozzina, perchè cadesse fra le rotaie, invece di tentare inutilmente di arrestarla...

Eclisse

Eclisse... immaginate il terrore che deve aver provato l'uomo primitivo.
Il sole, questa antica certezza, a cui dobbiamo la vita, che improvvisamente cede il passo ad un misterioso corpo nero, che lo oscura. E' forse la volontà di un Dio ? Ne abbiamo attirato l'ira, funesto presagio di prossime calamità.
Anche oggi, nel 2009, sebbene con un clic su internet possiamo sapere tutto di questo astrale gioco a biliardo, osservando dal vero il fenomeno, il nostro sorrisetto saccente si stempera.
Guardandoci intorno, è la notte che è calata in pieno giorno, non tutto è sicuro, non più.
Lo stupore iniziale cede il passo ad una vaga inquietudine, ed il sole nero, lassù, con la sua sottile cornice di raggi, rinnova primordiali paure.
Quando alla fine la stella riprende il sopravvento, proviamo un breve dispiacere che la meraviglia sia finita; ma dura un attimo, mentre una sensazione di calda familiarità ci pervade.
Il sogno, l'incubo, l'enigma, è sparito, come un improvviso volo di corvi, o forse era uno scroscio di applausi liberatori.

Gingilli

Questo è l'USS Alaska SSBN 732 . E' un sottomarino lanciamissili balistici della classe Ohio.

  

Inceneritori e cancro

LINK Ecco i punti salienti dello studio: "Il recupero di energia da rifiuti: la pratica, le implicazioni ambientali e l'impatto sanitario" , presieduto da Veronesi, sull'argomento.

1) Lo studio inglese si basa sulla bellezza di 14 milioni di persone seguite per 13 anni !

2) La revisione giapponese del 2001 di TUTTA la letteratura scientifica fino a quel momento !

3) Le 3 grandi revisioni degli studi condotti nell'ultimo ventennio.

Tutto questo porta a risultati univoci e concordanti : risultati inconsistenti per rischio di cancro e di effetti sul sistema riproduttivo. Detto in altro modo, non esiste nessuna prova di una relazione tra emissioni degli inceneritori ed effetti negativi sulla salute.
Nel 2007 è stato reso pubblico il rapporto finale, secondo cui non esistono prove concrete dell'esistenza di un legame fra l'esposizione alle emissioni di inceneritori ed un aumento dello sviluppo di tumori.
Secondo gli autori del rapporto quindi, i dati della mortalità per ogni causa e per cancro, di morbilità per patologie delle vie respiratorie e di possibile incremento di effetti sulla riproduzione, sono del tutto inconsistenti e di conseguenza non provano l'esistenza di un qualsiasi nesso tra presenza di inceneritori di rifiuti solidi urbani e rischio per la salute delle popolazioni che risiedono nel raggio di ricaduta delle loro emissioni.
Chiaro il concetto ? Come per il riscaldamento globale, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire...

Aula Morgagni

Era ad emiciclo, ripidissima, tutta in legno. Lo scricchiolare dei banchi, il brusio pigro ed annoiato che precede l'arrivo del professore.
Eccolo, una breve introduzione, poi la richiesta ad un suo collaboratore di mandare la prima diapositiva.
Le luci si spengono, decine di piccole lampadine portatili si accendono come candeline, come lucciole; e di fronte a te un diagramma, enigmatico, dai vivaci colori.
Il tuo cervello si estranea da tutto quello che lo circonda, ed una porta verso l'ignoto si apre di fronte a te: inizia la lezione !

P.S. Contrariamente a quanto potrebbe sembrare dal post precedente, qualche lezione era veramente interessante... ;)

Imparare ad insegnare

Serie di post con argomenti come l'insegnamento, le esperienze universitarie, esami, professori e così via (persino le famigerate dispense). Tentativo insomma di rielaborare, e di superare lo shock provocato da anni di studio matto e disperatissimo ...

Mi sono sempre domandato : come mai non insegnano ad insegnare ? Che io sappia, a tutti i livelli vengono richieste qualifiche: tipo uno può insegnare matematica allo scientifico se è laureato, per esempio in Biologia, ma non se lo è in Medicina, dipendendo questo, dal "peso" relativo degli esami svolti in facoltà, in questo caso Matematica (I e II etc).
Criteri logici, ma che non sfiorano minimamente il problema. Basta essere bravi in Matematica per poterla insegnare ? A mio avviso assolutamente no !
Per saper insegnare, devi avere la capacità di " riportarti " indietro nel tempo, a quando quella cosa non la sapevi o non la capivi. Devi vedere le cose con gli occhi incerti, spaventati a volte, dello studente. Devi saperti porre di nuovo i suoi quesiti... e naturalmente scioglierli !
Saper spiegare una cosa, mica facile ! Che metodo scegliere? Che analogie? Che tipo di ragionamento? Che esempi ?
Essere un bravo sciatore, non vuol dire essere un bravo maestro di sci, e lo stesso vale in tutti gli sport. Ed in tutti gli sport vengono fatti dei corsi speciali, per poter diventare appunto " maestri " !
E gli insegnanti di scuola no ? Pazzesco !
Non parliamo a livello universitario. Per esempio, in Medicina... arriva il grande cattedrattico, il professore, il luminare. Che so, a Padova un Fiaschi, un Dal Palù, uno Scandellari, un Naccarato, un D'Amico, un Peracchia.
Hanno tutta la Medicina in testa, anzi il loro campo, ma che è vastissimo. Hanno conoscenze smisurate, esperienza pluriennale, hanno visto migliaia di pazienti. Lasciamo da parte meriti extra, non mettiamoci dentro sempre la politica (anche se c'è dentro sempre).
Oggi lezione sulla Cirrosi Epatica... e via, partono senza neanche guardare gli studenti. Eziologia, Patogenesi, Segni, Sintomi, Diagnosi, Casi Clinici (a volte). Sulla lavagna si succedono grafici, diapositive; con la bacchetta (o con la penna luminosa) evidenziano punti importanti.
In prima fila ci sono i soliti secchioni che ricopiano tutte le frasi del professore, senza neanche capirle. Riempiono quaderni interi ad ogni lezione. Altri hanno messo in moto il registratore e si guardano in giro, annoiati. La lezione va avanti così, immutabile da un corso all'altro, identica a se stessa. Quasi nessuna domanda, alla fine il professore, accese le luci, si gira e sparisce oltre la porta. Fine della lezione.
Puoi benissimo fare a meno di andarci; apri un buon trattato di Patologia Medica e trovi le stesse cose, anzi di più, perchè il tempo per la lezione era limitato. Le conoscenze su un singolo campo della Medicina, anzi su una singola patologia, sono ormai mostruosamente estese.
Ai miei tempi non c'era internet, oggi si potrebbero " tirare giù " tonnellate di dati.
Ma cosa resta di quella lezione ? Nulla ! Se avevi qualche dubbio, persiste inalterato. E sto parlando di un livello altamente " specialistico ", in cui la nozionistica è di fondamentale importanza, assieme ovviamente all'esperienza.
Se fossi io il professore (s'i' fossi foco arderei lo mondo) , inizierei la lezione con un : " Quando sospettate di essere di fronte ad un caso di cirrosi epatica ? " , " Perchè ? ", " Perchè si e perchè no ? ".
Prenderei il primo che mi capita, ovviamente in prima fila . " TU ! "
Abbonderei in diagnosi differenziale, cioè l'analisi delle varie patologie che potrebbero spiegare certi sintomi; seguirei, in pratica il ragionamento del medico, che non sa ancora se si tratti di cirrosi o no.
Sciogliendo i dubbi del malcapitato, che sono collegati uno all'altro, come un rosario, sarei sicuro di parlare a molti, perchè tutte le persone di buonsenso e che hanno voglia di studiare, hanno più o meno gli stessi punti interrogativi.
Ma questo dovrebbe essere fatto con metodo, dovrebbe appunto essere insegnato : insegnare ad insegnare !
Per non parlare del fatto che insegnare non vuol dire solo saper spiegare, bisogna trasmettere entusiasmo per la materia, anzi per il sapere in sè, vuol dire far acquisire una disciplina, un metodo (scientifico), insegnare è un milione di cose... non si finirebbe mai di imparare ad insegnare !

Parsec

Un Parsec (parallasse di un secondo d'arco) equivale a 3,26 anni luce. L'anno luce è la distanza che la luce percorre in un anno. Dato che la luce viaggia a quasi 300.000 km/sec, ne consegue che :
Anno luce = 9,461 * 10^15 m, cioè 9.461 miliardi di kilometri !
La luce ci mette circa 1,2 secondi per arrivare dalla luna a noi, e 8 minuti e 20 secondi per arrivare dal sole, quindi stiamo vedendo il sole di " otto minuti fa ".
Dopo 5,3 ore un raggio di luce partito dal sole è già arrivato a Plutone, e sta abbandonando per sempre il sistema solare.
Se punta su Proxima Centauri, la stella più vicina, ci mette la bellezza di 4,2 anni per raggiungerla !
La nostra galassia, la via Lattea, ha un diametro di 100.000 anni luce, ma il nostro raggio impiegherà sicuramente di meno per lasciarla, dato che noi ne siamo ai confini, " in periferia ", dei borgatari insomma.
La più vicina galassia di grandi dimensioni, è Andromeda; il viaggio intergalattico, tra galassie questa volta, durerà ... due milioni di anni.
Il quasar più vicino a noi, è a 3 MILIARDI di anni luce, ed è cosa buona e giusta, infatti un quasar con le sue brusche fiammate potrebbe incenerire la Terra da numerosi anni luce di distanza ! In un secondo emette tanta energia quanta viene emessa dal Sole in centomila anni. Ecco qui uno di questi mostruosi forni a microonde..


Universi pre-verbali

1) In principio era il Verbo

Figuratevi il neonato, che pensa, ma non possiede la parola. L’intelligenza non è mai stata così viva come nel primo anno di vita. In quel lasso di tempo il cervello può apprendere qualsiasi lingua, qualsiasi idioma, dal giapponese all’ugro-finnico, al bantù. Un bambino può imparare senza sforzo più di una lingua!
Il cervello è come una spugna, ma non passivo, lavora incessantemente per connettere, relazionare, apprendere, ed in questo è evidente la presenza di una “ funzione correlatrice ”, di categorie “ a priori ”, che precedono necessariamente ed anzi rendono possibile l’esperienza. Si può dire che non siamo mai stati così intelligenti come nei primi mesi-anni.

Le sinapsi fra le cellule nervose sono numerosissime, i circuiti potenziali quasi illimitati. Solo col tempo, con l’esperienza, certi percorsi si rafforzano; si scavano dei profondi solchi, come un sentiero che a forza di essere usato a poco a poco definisce il suo percorso. E pensando, crescendo, maturando, infinite vie e svolte vengono chiuse, e perse per sempre.
Com’è pensare senza esprimere il pensiero ? Un pensare muto, per immagini. Un mistero originario, eppure profondissimo. Pensare ma non possedere la parola ! Come si fa ? Com’è possibile ? Come posso “ avere un pensiero ” se questo non mi appare, non si esprime in costrutti semantici, in soggetto, predicato, verbo, complemento oggetto ?
Se esiste il pensiero al di fuori, e prima della parola, allora questa non è necessaria per caratterizzarlo, per coglierne l’essenza. Intelligenza pura, animale, che relaziona le cose e si relaziona rispetto ad esse spontaneamente, senza dubbi, senza richiesta di verità, di auto-certificazione.
Non riesco a figurarmi il pensiero sciolto dalla parola, il pensiero del neonato. Con la parola ho perso quello che c’era prima. Il linguaggio è uno hiatus fondamentale, e deve essere scaturito, necessariamente, per mettersi in contatto con altri individui. Il linguaggio, lapalissianamente, non sarebbe necessario ad una persona che vivesse su un’isola deserta. Come si è formato allora ? Per l’interazione di più (almeno due) soggetti pensanti. All’inizio qualche urlo... per comunicare minaccia o paura. Poi qualche fonema per indicare oggetti. Ecco, la parola per eccellenza che simbolizza l’oggetto. “ Mamma ”... la prima parola del bambino. C’è coscienza dell’altro e quindi di sè, sebbene ancora confusa.
Pensate al bambino nei primi anni. Qualsiasi conquista scientifica gli appare logica, plausibile, acquisita ! C'è la televisione, il bambino la guarda. C'è l'automobile, il bambino ci sale su e non si domanda come mai si muova da sola o quale forza demoniaca faccia girare le ruote. Un " carro " che si muove senza cavalli !
Leonardo farebbe un salto, strabuzzerebbe gli occhi, balbetterebbe parole senza senso davanti allo spettacolo di uno shuttle che decolla da Houston; il bambino, annoiato, clicca su telecomando e cerca il programma preferito di cartoni.
Al cervello umano quasi tutto è permesso, qualsiasi ipotesi sull'universo, l'atomo, i quark, il big bang. Qualsiasi bambino in pochi anni si mette " al pari " con lo stato delle conoscenze, anche se ovviamente non le " possiede " realmente.
Anzi, a questo proposito c'è il rovescio della medaglia, grande come una casa ! Se porto un televisore, un computer ad aggiustare, devo fidarmi sulla parola ! Cosa vuoi che sappia di tubo catodico (antiquato ormai !), o di scheda madre ? E se lo so, vuol dire che mi interessa la materia, o che lavoro nel settore, ma allora probabilmente non saprò nulla di come funziona, per esempio, un microscopio, o un frigorifero, o quello che vi pare.
Ritornando alla " filosofia ", alla gnoseologia, " cogito, ergo sum "... " l'essere è, il non essere non è "... bisogna scavare più a fondo, ritornare indietro, retrodatare le lancette al big bang della nostra coscienza : il pensiero muto, antecedente la parola. Lì è la chiave del mistero.

2) Chi la muove ?

Immaginatevi di essere tornati bambini, parlo dei primissimi mesi...
Non sapete parlare; il mondo continua a balenarvi davanti : suoni, forme, odori, sapori. Fame, sete, freddo, caldo, umido, asciutto.
Iniziate vagamente a riconoscere il volto materno, e ad associarlo con la soddisfazione dei desideri: il latte, il caldo, la sicurezza del suo abbraccio, il tono della sua voce. Incessantemente vi impratichite, senza saperlo, nel controllo dei muscoli oculari, per volgere lo sguardo verso la fonte di ogni suono. Ma tutto è sfuocato e sfugge inesorabilmente : la testa ciondola; fino a chè non imparate a controllare anche i muscoli del collo.
Poi, non sapete neanche perchè, nè come, un bel giorno muovete la mano per afferrare un oggetto e, dopo qualche goffo tentativo... ci riuscite ! Lo portate alla bocca. E ripetete il gesto centinaia di volte, fino a chè, ad un tratto, non vi soffermate a fissare, incantati, la vostra mano; e ovviamente portate anche questa alla bocca. Sembra un oggetto come tanti altri, ma mentre stringete la mandibola, le gengive percepiscono la carne morbida, e cosa strabiliante, le vostre dita percepiscono qualcosa di umido. Sentite la mano e la mano vi sente... la ritirate fuori, e la osservate con attenzione, a lungo, quasi sospettosi... CHI la muove ?

L'Infinito di Leopardi


Siepe/spazio, silenzio, vertigine dell’intelletto. E poi, come un’onda, uno stormir di foglie, e la sua fragile voce... ed ancora silenzio, ed il tempo, e tutta la sua vita in un attimo…
Il Poeta alla fine raggiunge veramente l’infinito, si fonde in esso. Il suo pensiero vi annega dentro e senza più panico ormai, si perde, naufraga nel mare materno, oltre i confini dello spazio e del tempo. Mi viene in mente l’immagine del feto nelle ultime scene di “2001: Odissea nello spazio”.

Focalizzando qualche spunto, riguardo alla siepe, l'Autore gioca come un regista; sapete quando inquadrano un oggetto, o una figura umana in primo piano e lasciano sfuocato l'orizzonte. Poi viene messo a fuoco un oggetto lontano (non a caso in gergo si dice mettere a fuoco sull'infinito !) e l'oggetto o la figura in primo piano si sfuoca a sua volta. Questo gioco di " fuochi " che si alternano rende la " profondità " della scena.

"E questa siepe, che da tanta parte
De l'ultimo orizzonte il guardo esclude"

Questa siepe nasconde quasi completamente l'orizzonte, ma il poeta può ancora vederlo, ed il suo occhio mette a fuoco alternativamente la siepe e l'orizzonte, facendoci apprezzare lo spazio, la tridimensionalità della scena. Molto più piatta sarebbe invece apparsa, se avesse contemplato montagne, o boschi, o il mare all'orizzonte: è la siepe che ci da la distanza.

" e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura."

Il silenzio assoluto, " assordante " quasi da camera di isolamento, fa vacillare la ragione, ma appena il Poeta sente " il vento stormir tra quelle foglie " ecco che nuovamente l'antinomia ritorna, in questo gioco di particolare/generale, siepe/orizzonte, silenzio/stormir di foglie che serve a " definire " appunto l'infinito, a delinearne i contorni, lo spessore; a farcelo intuire, sebbene sia un concetto al di là della mente umana.

" e mi sovvien l'eterno
E le morte stagioni, e la presente
E viva e 'l suon di lei "

L'infinito è un concetto fisico ma anche temporale. L'eterno, il passato, il presente : il tempo ! Come nella fisica spazio e tempo sembrano aspetti di una stessa realtà, dimensioni che la qualificano e paiono annullarsi una nell'altra, così il Poeta coglie l'altra dimensione dello spazio, dell'infinito: il tempo, l'eterno. Pare quasi di leggere la celebre formula di Einstein E=mc² .

Illusione e realtà

Oggi lo vediamo così. Nonostante abbia 2500 anni, ed innumerevoli vicissitudini, è ancora imponente, maestoso, armonico, solido, in una parola perfetto. Alla perfezione, forse mai più uguagliata, contribuiscono le sue proporzioni quasi magiche, l'uso sapiente della sezione aurea, il fatto che il supervisore del progetto fosse un certo Fidia.
Ma tutto questo non basta, non giustifica quella sensazione che ci pervade quando lo ammiriamo, e l'occhio contempla senza sforzo quell'equilibrio di forme e volumi immensi, quel gioco di luci ed ombre che ci fa percepire l'attimo, l'esserci, come eterno, assoluto.
I Greci conoscevano la prospettiva, sapevano che una cosa è l'oggetto, ed un altra come esso ci appare. Coscienti che anche le forme più esatte non potevano apparire tali, per il filtro, l'interazione (oggi si direbbe con Heisenberg) " quantica ", fra l'osservatore e l'oggetto, hanno saputo sfruttare il gioco a loro favore.
Hanno creato cioè delle "correzioni ottiche ", in modo che l'oggetto, costruito volutamente imperfetto, ci apparisse perfetto !
In sostanza, per vedere il tempio così come possiamo ammirarlo nella figura 1 , gli antichi greci l'hanno volutamente edificato con la colonne non parallele e con il timpano arcuato come nella figura 2 ! Se avessero rispettato il parallelismo delle colonne, e la perpendicolarità del timpano, avremmo visto il tempio come disegnato nella figura 3 !

Essere e apparire, l'oggetto e la sua forma. Il Partenone non è così bello come ci appare, ovvero noi lo vediamo ancora più bello di quello è in realtà ! Come il volto di una donna, che qualche leggerissima asimmetria, qualche minuscola imperfezione, ce lo rendono unico ed inimitabile.

Che appaia tale a me stesso

Platone, nel "Fedone" (XL) fa dire a Socrate :

"Questa gente, quando discute di qualche cosa, non si preoccupa affatto di stabilire la verità ma solo di fare apparire come vero ai presenti, quello che sostiene. La differenza fra me e loro è che io non cerco di far passare per vero, a voi qui presenti, quello che dico (cosa questa del tutto secondaria) ma che appaia tale a me stesso."

Convincere se stessi innanzitutto ! Ecco la fonte dei " dialoghi ", la maieutica... far partorire la verità. Anche se, a dire il vero, nei dialoghi gli interlocutori di Socrate fanno un po' la figura dei pirla, sempre a dire " Certamente " , " E' così ", " Per Giove, anch'io la penso così ".
Ma come si può non convenire con la logica spietata del grande filosofo ? Solo che ecco... si vede che il pallino ce l'ha in mano lui, che conduce il gioco, che sa fin dall'inizio dove vuole arrivare, e quindi non è una vera scoperta, non c'è lo scontro di tesi ed antitesi da cui scaturisca una sintesi.
Socrate intuisce quali potrebbero essere le obiezioni al suo pensiero, e per primo le mette in luce, le viviseziona, e ne evidenzia le contraddizioni.
L'effetto globale è comunque magnifico: il lettore o il fortunato ascoltatore di allora, viene portato per mano, passo passo, nei meandri della logica, fra le iperboli, nei paragoni calzanti, stringenti fino a che, esausto, sente riecheggiare a lungo, nel silenzio, le parole del maestro.
Ma al di là della potenza del pensiero socratico, quello che è notevole, in questo passo, è proprio il metodo : convincere se stessi !
E' quello che fa lo scienziato quando lotta con i dubbi che continuamente lo assalgono. E' la vera lotta fra la conoscenza ed il nulla, è la sete di sapere, per sempre mossa dal dubbio.
Provare ad anticipare le obiezioni, esporre immediatamente quello che sembra non quadrare nel ragionamento, sforzarsi di comprendere le ragioni del prossimo. Se lo facessimo tutti, ci sarebbe meno fanatismo, meno ideologia, meno astio, e la ricerca della verità progredirebbe incomparabilmente più spedita.
Adottare tale criterio nelle tavole rotonde, negli approfondimenti, nei forum, nei dibattiti politici... ed ovviamente, non ultimo... nei blog... utopia !

Nani e giganti

Alla domanda se Nietzsche possa essere considerato un precursore della psicanalisi, Freud rispose:
«Per molto tempo ho evitato di leggere Nietzsche, altro filosofo i cui presentimenti e le cui intuizioni coincidono frequentemente, in modo sorprendente, con i laboriosi risultati della psicanalisi. E ciò perché, più che interessarmi la priorità, mi importava mantenermi libero da ogni influenza».

Prendo spunto dalla dichiarazione di Freud per una riflessione : a volte può essere utile analizzare un problema senza aver letto, studiato, senza essersi esurientemente documentati su cosa altri abbiano " scoperto " prima, in proposito.
Seguire un " filone " di pensiero, una tradizione, ed essere ad ogni istante al passo con la conoscenza attuale, permette di affermare, con Bernardo di Chartres (un filosofo francese del XII secolo), che:
" Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l'altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti."

E' senz'altro vero, in tutti i campi del sapere, ma alle volte ciò può " tarpare le ali " a spiriti eccelsi, a menti sopraffine come quella dello scopritore della psicanalisi. Uomini di tale tempra è meglio che lavorino da soli, che lascino fluire il loro intelletto a piacere, mossi da quella curiosità immediata, non incanalata verso una determinata possibilità, che è il principale carattere distintivo del genio.
E generalizzando il discorso, troppo spesso il " ricercatore ", nel senso più ampio del termine, si affida allo "stato dell'arte", ai dogmi impliciti di teorie che al momento vanno per la maggiore, senza cercare di contare solo sulle proprie forze, di vedere con i propri occhi.
E non è colpa sua... viviamo in una società che ha fatto dello scambio delle informazioni, il credo indiscusso. Internet, in primis, permette a chiunque di accedere con un semplice clic, ad una mole spaventosa di dati su qualsiasi argomento, scientifico o meno.
In un attimo siamo bombardati da centinaia e centinaia di abstracts, di conferenze, di simposi. Senza accorgercene veniamo continuamente " plasmati " da questa gigantesca fiumana di dati, fatti, notizie, esperimenti, osservazioni, interviste, approfondimenti.
Forse deriva anche da queste considerazioni, la mia impressione che la scienza, in tutti i campi, stia rallentando.
Sebbene, come noto, la scienza proceda a " salti ", alle volte ovviamente veri e propri balzi epocali, e non si possano darle delle scadenze, per esempio la scoperta della cura del cancro, al giorno d'oggi ci si " accontenta " di piccoli progressi, di minuscoli passi avanti, in attesa che qualche genio laceri con un lampo il velo nebbioso del mistero.
Ritornando alla frase di Freud, bisognerebbe sforzarsi di tenere la mente sgombra, lucida, pulita. Una " aggressiva " tabula rasa, pronta a cogliere, con meraviglia, qualsiasi piccola, apparente contraddizione della vita.

Pitagora "diede i numeri"

In matematica, la radice quadrata di due (√2) - anche conosciuta come costante di Pitagora - è un numero reale irrazionale, risultato dell'operazione di estrazione della radice quadrata dal numero 2, ovvero il numero che moltiplicato per se stesso da esito 2.
A tale numero la storia assegna la scoperta dell'irrazionalità e in termini geometrici, è la lunghezza dell'ipotenusa di un triangolo rettangolo di cateti pari ad uno.

Prova dell'irrazionalità : Dimostrazione per assurdo

Supponiamo che sia √ 2 razionale, ovvero sia possibile esprimerlo sotto forma m/n , ulteriormente irriducibile. Quindi m/n = √ 2 , dalla quale m²/n² = 2 , che possiamo scrivere anche m² = 2n², ovviamente 2n² è pari, allora anche m² sarà pari. Ma se m² è pari, allora anche m sarà pari, infatti il quadrato di un numero pari è sempre pari, mentre il quadrato di un numero dispari è sempre dispari. Ma se m è pari allora è possibile scriverlo nella forma m = 2k . Sostituendo sopra abbiamo quindi:
2n² = (2k)² , sviluppando il quadrato e semplificando diventa n² = 2k²
come abbiamo stabilito prima, 2k è senz'altro un numero pari. Ma allora anche n è pari.
Abbiamo allora stabilito che n e m (=2k) sono pari. Il che è assurdo; infatti inizialmente abbiamo supposto (√ 2 = m/n) con (m/n) irriducibile, ma non è possibile che una frazione irriducibile abbia sia il denominatore che il numeratore pari.
Dobbiamo quindi concludere che supporre che il numero √ 2 si possa esprimere con una frazione è assurdo, quindi √ 2 non è esprimibile sotto forma di frazione, allora √ 2 è irrazionale.

Stupenda questa dimostrazione; irrazionale... in sostanza la diagonale di un quadrato ed il suo lato sono due misure incommensurabili, non hanno nessun sottomultiplo in comune, non possono essere espresse con una frazione... con qualsiasi frazione.
Pitagora credeva che tutto fosse ordine, armonia, e che i numeri esprimessero quindi la "ragione" sottostante all'universo. Come poter accettare numeri irrazionali ? Infatti non lo fece...
Ippaso di Metaponto, uno dei suoi migliori discepoli si imbattè nel problema della determinazione della diagonale del quadrato e fece l'errore di divulgare la notizia.
La reazione dei pitagorici fu durissima: fu bandito e gli fu costruito, quantunque ancora in vita, un monumento funebre. Morì poco tempo dopo vittima di un naufragio, secondo la leggenda, per volere di Zeus adirato. Scrive il filosofo greco Proclo:

“I pitagorici narrano che il primo divulgatore di questa teoria [degli irrazionali] fu vittima di un naufragio; e parimenti si riferivano alla credenza secondo la quale tutto ciò che è irrazionale, completamente inesprimibile e informe, ama rimanere nascosto; e se qualche anima si rivolge ad un tale aspetto della vita, rendendolo accessibile e manifesto, viene trasportata nel mare delle origini, ed ivi flagellata dalle onde senza pace”.

Nietzsche e Heisenberg

Nietzsche sostiene che i fatti in sé sono stupidi : occorre l’interpretazione.
La famosa espressione: “ non esistono fatti, ma solo interpretazioni “ deve essere intesa in questo senso: ogni fatto che ci viene tramandato, o semplicemente raccontato, non è mai il fatto in sè, ma è sempre un’interpretazione da parte di chi ce lo racconta.
L'interazione tra realtà ed interpretazione, un " pallino " classico della filosofia, mi fa venire in mente il " Principio di Indeterminazione " di Heisenberg.
Il principio di Heisenberg collega coppie di grandezze fisiche come la posizione e la quantità di moto (x e p) oppure il tempo e l'energia (t e E). Se in un dato istante di tempo si misura con estrema precisione una delle tre coordinate di un oggetto (cioè se l'errore sulla misura di quella coordinata è molto piccolo) allora sarà impossibile misurare nello stesso istante, in modo preciso, la componente corrispondente della quantità di moto p dell'oggetto.
In parole povere, " con più precisione conoscete la velocita', più aumenta l'incertezza sulla posizione o viceversa ". " Mutatis mutandis ", è impossibile conoscere la realtà, perchè la " misurazione " stessa di questa, la altera !
Volete sapere in questo preciso istante dov'è l'elettrone che ruota vorticosamente attorno al nucleo ? Per saperlo inviate un raggio di luce... ma il fotone, interagendo fatalmente con l'elettrone, ne altera la posizione, rendendo quindi impossibile determinarne l'esatta ubicazione.
Dovete accontentarvi di " probabilità ", di zone di densità entro cui l'elettrone può situarsi, anche se Einstein non è mai stato d'accordo: per lui l'elettrone doveva situarsi in un punto preciso ed univoco nello spazio e nel tempo.
Per quello che può valere la mia opinione, in questo consesso di giganti, la mia impostazione deterministica mi fa odiare la meccanica quantistica... anche se alla base c'è un ovvio deficit di comprensione della materia !

Istinti di morte

Ho riletto " Al di là del principio del piacere ", di Freud. Me lo ricordavo più incisivo, comunque l'autore stesso avverte che sta facendo speculazioni.
Affascinante, come sempre, la prosa e gli argomenti trattati : istinti di morte precedenti addirittura quelli di vita (sessuali).
Il piacere come cessazione dell'eccitazione, il ritorno allo stato precedente di minor tensione. La vita che tende all'inorganico, alla morte, attraverso le pulsioni (istinti) di morte.
Anche in biologia si parla di " orologio interno ", come se le cellule fossero programmate appunto per morire. Il " risveglio " di geni che portano al tumore, in contrapposizione all'anelito all'immortalità delle cellule germinali (sessuali).
Questa cessazione della tensione operata dagli istinti di morte, mi fa intravedere un possibile paragone con la termodinamica: l'aumento dell'entropia come livellamento progressivo, i picchi di energia vengono smussati, le valli riempite.

Background

La radiazione cosmica di fondo è una sorta di impronta genetica, una memoria eterna del Big Bang. Vestigia perse nella notte dei tempi, dopo l'attimo iniziale creativo di luce ed energia.
Dai più profondi recessi del cosmo, quella radiazione giunge fino a noi, come un cuore pulsante, un tam-tam ancestrale primigenio. Rottura del tempo, anzi l'inizio del tempo...
"Dio disse: «Sia luce!» E luce fu." [Genesi 1,3]
Come la radiazione di fondo è il residuo di quell'immane primo inizio, di quell'esplosione infinita, così, forse, la nostra anima è il " ricordo di Dio " ?

Nimitz

Dimensioni: lunghezza 331.7 m, larghezza 40.8 m , pescaggio 11.9 m
Dislocamento: 104.000 tonn. a pieno carico
Propulsione: 2 reattori nucleari A4W, 4 eliche, 280.000 cavalli vapore, velocità 33 nodi
Equipaggio: 3.000 + 2.000 volo
Componente di volo: La componente di volo è formata da una squadriglia per l'attacco elettronico con EA-6B, una squadriglia per il controllo dei cieli con E2-C, un gruppo di elicotteri anti-sommergibile con SH60F e HH-60H, due squadriglie di caccia d'attacco con F/A-18C, una squadriglia di caccia d'attacco con 10 F/A-18E/F che stanno sostituendo progressivamente gli F14, e da aerei di supporto logistico di flotta. Utilizzano 4 catapulte e 4 elevatori.

La Harry S. Truman (CVN 75) . Questi mostri potrebbero caricare interi grattacieli...

Orgoglio e vanto della U.S. Navy , costituiscono ancora oggi uno dei pilastri portanti della deterrenza USA. Dalla Nimitz dei primi anni settanta alla Ronald Reagan del 2003, sono entrate in servizio, ripartite in 3 decenni, 10 navi appartenenti a questa classe.
Assieme alle navi di scorta, costituiscono un gruppo da battaglia di impressionante potenza. Di solito affiancano la portaerei:

- due incrociatori lanciamissili, in genere della classe Ticonderoga, equipaggiati con missili Tomahawk con capacità di attacco a lungo raggio;
- due o tre cacciatorpediniere lanciamissili, di solito di classe Arleigh-Burke, usati principalmente per scongiurare attacchi dall'aria (AAW) od attacchi sottomarini (ASW);
- alcune fregate, normalmente della classe Oliver Hazard Perry, usate per la guerra antisottomarini (ASW);
- due sottomarini d'attacco classe Los Angeles, utilizzati in supporto alla ricerca e distruzione di naviglio ostile navigante sopra e sotto la superficie;
- una nave appoggio per rifornimenti delle classi Sacramento o Supply ed eventualmente una nave porta munizioni e una o più petroliere di squadra.

Ecco il gruppo da battaglia della Abraham Lincoln, in esercitazione. Nel dispiegamento operativo le navi sono molto più distanziate, miglia, ed è praticamente " impossibile " avvicinarsi al cuore della formazione : la portaerei.

E per finire, un magnifico filmato, in cui è evidente la letalità di queste macchine da guerra.

La Bibbia aveva ragione

Nel celebre libro di Werner Keller, veniamo catapultati millenni indietro nel tempo, dove le storie, i desideri di conquista e le tragedie di popoli e civiltà si compirono. Ma nello stesso tempo le voci di un mercato, il calore della sabbia, il profumo di un cesto di fichi ci colpiscono con una densa materialità. Keller era un giornalista, ma il suo racconto minuzioso si accompagna ad una visione generale dei fatti degna di un grande storico. Un libro affascinante, misterioso, sembra di vedere Abramo o Mosè che avanzano nel deserto.

E' come un film che si sgrana davanti ai tuoi occhi. Ti senti nel deserto del Negev, brullo, sassi, rocce, e sopra di te, altissimo, il cielo. Non un alito di vento, il sole che brucia, eppure non sudi, sotto il mantello pesante che ti avvolge. Ti appoggi ad un bastone nodoso e ascolti. Sei certo, come in nessun'altra parte del mondo, di non essere solo, quando all'improvviso...

Ettore e Andromaca

Ettore e Andromaca 1924 (De Chirico)

"Sventurato, il tuo ardore sarà la tua rovina, e tu non hai pietà
di tuo figlio che ancora non parla e di me digraziata,
che vedova presto sarò di te: t'uccideranno presto gli Achei
tutti insieme saltandoti addosso; sarebbe meglio per me
scendere sotto terra, se restassi senza di te; perchè non avrò
alcun altro conforto, quando tu abbia seguito il tuo destino,
ma solo dolori: io non ho nè padre nè madre."

"Ma morto piuttosto mi copra la terra gettatami sopra,
prima ch'io senta il tuo urlo, oppure ti sappia rapita!"
Detto così, Ettore splendido tese le braccia a suo figlio:
ma si voltò indietro il bambino piangendo sul petto alla balia
dalla bella cintura, spaventato alla vista del padre,
perchè ebbe timore del bronzo e del cimiero crinito,
come lo vide oscillare pauroso giù dalla cresta dell'elmo.
Risero allora di cuore suo padre e la nobile madre;
subito l'elmo si tolse dal capo Ettore splendido,
e lo depose per terra tutto scintillante;
quando poi ebbe baciato e palleggiato in braccio suo figlio,
disse rivolto in preghiera...

Detto così, rimise in braccio alla moglie
suo figlio; quella lo prese sul petto odoroso
insieme ridendo e piangendo; ne ebbe pietà il marito a vederla,
la sfiorò con la mano, articolò la voce e disse:
"Mia cara, non affliggerti troppo in cuor tuo;...

Detto così, Ettore splendido riprese il suo elmo
a coda di cavallo; se ne andò a casa la sposa
voltandosi spesso all'indietro, piangendo lacrime amare.

Ettore e Andromaca (Iliade VI, vv. 407... 496)

Nel quadro di De Chirico si coglie, oltre all'amore, il mesto presagio della fine vicina, è un tenero addio. Omero... "quella lo prese sul petto odoroso insieme ridendo e piangendo"... ha bisogno di commenti ?

Il pendolo di Foucault

Il pendolo oscilla sempre sul proprio asse. Se siamo in un osservatorio posto esattamente al polo Nord, ed abbiamo un pendolo appeso al soffitto, molto lungo, e che lascia cadere della sabbia, a poco a poco la traccia lasciata " ruota " in senso orario, e in 24 ore fa un giro completo.
Non è il pendolo che è impazzito, o che va " storto ", siamo noi che ruotiamo; è la manifestazione pratica, tangibile che la Terra gira su sè stessa!
" Eppur si muove "... Galileo ci era andato così vicino... aveva anche fatto qualche osservazione sul pendolo.
Pensate ad un pendolo sul Polo Nord, sospeso molto in alto, nel cielo (sulla volta celeste...) e che oscilla sempre sullo stesso asse. Ha come punto di riferimento delle stelle note, che lo osservano curiose da distanze remotissime, e rispetto a loro si mantiene esattamente costante.
Ecco che su quella misera e minuscola Terra, che ruota in senso antiorario sotto di lui, rimarrà come traccia del suo moto nello spazio, quell'arabesco mutevole dell'immagine più sopra.
Nel filmato sotto la " meraviglia " quando il segnalino cade... non è il pendolo che ruota, siamo noi !

Coriolis ed i binari

La forza di Coriolis. Mi limito a sottolineare qualche conseguenza " illogica ", magica...

- Un aereo che parte dal Polo Nord, esattamente sul meridiano, mettiamo di Roma, NON deve puntare su Roma, se vuole arrivarci ! Deve puntare un " pochino " più a sinistra, cioè a EST !

- Un artigliere deve fare le stesse correzioni se vuole centrare il bersaglio.

- Dove ci sono delle lunghe tratte ferroviarie Nord-Sud, su cui passano pesanti convogli merci, se andiamo a controllare da vicino, al microscopio, il binario di destra è sempre un po' più consumato del sinistro ! Destra rispetto al senso di marcia, ed ammesso ovviamente che la tratta non sia a binario unico. E' come se il treno sterzasse impercettibilmente verso destra, anzichè andare perfettamente diritto, consumando quindi un po' di più il binario destro, per un maggiore attrito. Questo vale per ogni direzione della tratta, ma è più evidente se la linea è Nord-Sud. Beninteso nell'emisfero Boreale, a sud dell'equatore è più consumato il binario sinistro...


- Un fiume tende ad " aggirare " un ostacolo che gli si para dinnanzi, a parità di tutte le altre condizioni, deviando verso destra (nell'emisfero boreale).

- Anche i venti tendono ad andare verso destra, e questa azione, combinata con l'alta/bassa pressione, determina perchè i cicloni a nord dell'equatore girino in senso antiorario. E così pure le correnti marine.

E che mi dite dell'effetto Eötvös ?
Il principale impatto pratico della forza di Coriolis è dovuto alla componente della forza parallela al terreno, ma c'è un'altro effetto dovuto alla forza di Coriolis, cioè l'effetto Eötvös, dovuto all'altra componente della forza, quella verticale. A prescindere dall'emisfero in cui si trovano, oggetti in moto da ovest verso est subiscono una forza diretta verso l'alto (che indebolisce leggermente l'effetto della forza di gravità: gli oggetti sono più leggeri), mentre gli oggetti in moto nella direzione opposta subiscono una forza diretta verso il basso (sono più pesanti).
La variazione è dovuta ad un aumento od una diminuzione della forza centrifuga terrestre, a seconda se il movimento è verso est o verso ovest. L'effetto è massimo all'equatore e nullo ai poli, ma l'effetto è comunque troppo piccolo rispetto alle altre forze coinvolte (gravità, reazioni vincolari ecc.) per avere un'importanza significativa in fenomeni dinamici.

Riassumendo, nell'emisfero boreale, quando cammino, devio verso destra , se vado verso est mi sento più leggero, se vado verso ovest più pesante. Se infine cade qualcosa, sia sopra che sotto l'equatore, va sempre a est !
Quest'ultima asserzione, che cioè un grave cada verso est, non è di immediata comprensione, anche avendo " appreso " dell'effetto Coriolis.
Intuitivamente, mi verrebbe da pensare l'opposto : se lascio cadere un sasso da molto in alto, durante la caduta la Terra è ruotata in senso antiorario, cioè da ovest verso est. Quando il sasso arriva al suolo, il punto iniziale su cui "sarebbe dovuto cadere", si è spostato verso est, quindi il sasso cade a ovest di detto punto. Invece succede l'opposto...

Se ho capito bene... facciamo finta che per magia il sasso stia in aria da solo, sospeso, sempre sulla verticale di detto punto. Siccome la terra gira, per rimanere sulla verticale, il sasso deve " andare più veloce " della sua proiezione sul suolo, in quanto è più distante dal centro della Terra.
All'equatore la Terra va a circa 1667 km/h : infatti percorre la sua circonferenza, circa 40.000 km, in 24 ore. Il raggio terrestre è di 6369 km (40.000 / 6.28). Mettiamo che il sasso sia a 100 km dalla superficie, e quindi percorra un'orbita con raggio 6469 km. Fa una circonferenza di 40628 km che in 24 ore dà una velocità di circa 1693 km/h, cioè 26 km/h più veloce della sua " proiezione " al suolo.
Arriva il bello... man mano che scende, il sasso incontra " strati" che vanno sempre più lenti, quindi lui, che andava più veloce, si trova in " anticipo "; dato che anche lui andava da ovest a est (senso antiorario), ecco che alla fine si trova più a est del suolo.
Non ci credete ? E' stato calcolato che un corpo che cade da (solo) 100 metri, devia verso est di 3 centimetri ! Rifacendo i calcoli, il nostro sasso, cadendo da un'altezza di 100 chilometri, si sposterebbe verso est di 1.038 metri, cioè più di un chilometro !
Infine un filmato molto chiaro e sintetico.

Parmenide

Bisognerebbe riascoltarlo più volte, e rileggerlo. Non perchè non sia chiaro, ma perchè è infinitamente profondo.

" L'essere è e non è possibile che non sia "

"Lo stesso infatti è pensare e essere "

"L'essere come potrebbe esistere in futuro,
come potrebbe essere nato.
Se fosse divenuto non sarebbe,
nè sarebbe se stesse per essere.
Così si estingue la nascita
e la morte scompare.
Ma immobile,
costretto nei limiti di vincoli immensi,
è senza principio nè fine,
poichè nascita e morte furono respinte lontano,
le allontanò la vera certezza "

2500 anni fa... versi di una bellezza e potenza inaudita, che riachiamano il Leopardi , " L'essere o non essere " Shakespiriano.

Emanuele Severino, il grande filosofo italiano a cui si deve la "riscoperta", se vogliamo, del grande eleate.

Da " La filosofia nell'età tragica dei Greci " di Nietzsche.

S’immerse allora nel gelido bagno delle sue tremende astrazioni. Ciò che è verace deve essere eternarnente presente, di esso non può dirsi "fu", "sarà". L'essente non può essere divenuto: poiché da che cosa avrebbe potuto divenire ? Dal non-essente ? Ma questo non è e nulla può generare. Dall’essente ? Ma questo non potrebbe generare nient’altro che sè stesso. Egualmente si dica per il perire; esso è altrettanto impossibile come il divenire, come ogni trasformazione, come ogni accrescimento, ogni diminuzione. Validità generale ha la proposizione: tutto ciò di cui può dirsi "è stato" oppure "sarà" non è, ma dell’essente non può mai dirsi "non é". L’essente è indivisiblle, giacché dov’è la seconda potenza che lo potrebbe dividere ? E' immobile, verso dove infatti dovrebbe muoversi ? Non può essere né infinitamente grande né infinitamente piccolo poichè è compiuto e una infinità compiutamente data é una contraddizione. Così esso se ne sta sospeso, delimitato, compiuto, immobile, equilibrato in tutte le sue parti, egualmente perfetto in ogni punto come una sfera, ma non in uno spazio: altrimenti questo spazio sarebbe un secondo essente. Ma molteplici essenti non possono esistere, poiché per separarli dovrebbe esserci qualcosa che sarebbe non-essente: una supposizione che si elimina da sé. Così esiste soltanto l’eterna unita.

Difficile esprimere meglio che con le parole di Nietzsche, il fascino della tautologia parmenidea : A = A e non può essere che A... Parmenide aprì per primo il vaso di Pandora dell'ontologia.
Volendo " tentare " di fondere le due istanza da sempre al centro del problema ontologico : l'essere ed il divenire, parto da Epicuro.
Egli negava qualsiasi punto di contatto fra noi (la vita) e la morte: " La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti... ".
Parmenide va molto più in là, nega addirittura l'esistenza della morte, del divenire, del " non-è ". Tutto è, sempre, eternamente, in quanto non può non essere... La sua visione sembra una foto sovraesposta, un'immagine bianca, senza contorni, ed ovviamente senza ombre.
Come conciliare quindi, l'assoluto, il tutto, con il divenire, il caduco, l'imperfetto che quotidianamente ci scorre davanti , il πάντα ῥεῖ ?
Riprendendo la legge di conservazione della massa : " Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma " (Lavoiser).
L'universo è sempre quello, non un atomo di materia viene aggiunto o tolto. Anche se usate un reattore nucleare o fate deflagrare una bomba atomica, la materia si trasforma in energia, secondo la nota formula di Einstein, ma non viene distrutta.
Materia che si trasforma in energia e viceversa, tutto scorre ! L'elettrone che quantisticamente è indeciso se essere materia o onda...
La somma di massa ed energia dell'universo è costante : " l'essere è " . Se la somma è (necessariamente) costante, vuole anche dire che è sempre stato così, e, di conseguenza, sempre sarà . L'universo è questo, e non potrà mai essere diverso da com'è.

Scienza e Filosofia

Da "La filosofia nell'età tragica dei Greci" di Nietzsche.

"E’ degno di nota il modo tirannico con cui una tale fede tratta ogni empiria: proprio in Talete è possibile apprendere quale è stato in ogni tempo il modo di procedere della filosofia, quando ha voluto valicare i cancelli dell’esperienza per tendere alla sua mèta magicamente affascinante. Su lievi sostegni spicca un balzo in avanti: la speranza e la divinazione le mettono ali ai piedi. Pesantemente le si affanna dietro l’intelletto calcolatore e cerca puntelli migliori per attingere anch’esso quell’allettante mèta a cui la più divina compagna e già pervenuta. Sembra di vedere due viandanti sulla riva di un rapinoso ruscello silvestre che rotola ciottoli nella sua corsa: il primo lo oltrepassa d’un salto con agile piede, servendosi delle pietre e lanciandosi sempre innanzi su di esse, anche se queste immediatamente affondano dietro di lui. Il secondo si arresta ad ogni momento, privo di soccorso, deve prima costruirsi fondamenta che sopportino il suo greve, guardingo passo; talvolta non c’e nulla da fare e allora non v’e un dio che l’aiuti a guadare il ruscello. Che cosa dunque porta cosi rapidamente alla sua mèta il pensiero filosofico? Si diversifica esso dal pensiero che calcola e misura, forse soltanto per il suo più rapido volo nel valicare grandi spazi? No, giacché è un’ignota e non logica potenza, la fantasia, a sollevare il suo piede. Da essa innalzato balza avanti di possibilità in possibilità, che provvisoriamente vengono assunte come certezze: qua e là coglie anche certezze a volo. Un geniale presentimento gliele addita, esso indovina da lontano che in quel punto ci sono certezze dimostrabili. Ma in particolar modo possente é la forza della fantasia nel fulmineo afferrare e illuminare le analogie; in seguito la riflessione fa avanzare i suoi canoni e i suoi modelli e cerca di sostituire con le eguaglianze le analogie, con le causalità le contiguità osservate. Ma anche se ciò non dovesse mai essere possibile, persino nel caso di Talete il filosofare indimostrabile ha ancora un valore; per quanto tutti i sostegni siano infranti, allorché la logica e l'inflessibilita dell’empiria vuole travalicare fino alla proposizione: purtuttavia sopravanza un residuo alla disgregazione della costruzione scientifica; e appunto in questo residuo sta una forza impulsiva e, per cosi dire, la speranza di una fecondità futura".

Il paragone fra la leggera Filosofia che salta agile sui ciottoli ed il pesante Intelletto (Scienza o Esperienza), che procede lentamente, timoroso, rimane vividamente impresso.
Filosofia come intuizione, come balzo metafisico che coglie la realtà (tutta), senza bisogno dell'esperienza, della dimostrazione (pedante) scientifica.
Del resto anche alla base della scienza, e del suo fecondo procedere induttivamente, c'è sempre un salto apparentemente " illogico " . Scopriamo solo ciò che siamo già ponti a percepire, quasi un "rimembrare" platonico, o quantomeno, con Popper, costruiamo fragili ipotesi, come zattere dinanzi all'oceano della verità. Molte volte il caso aiuta a dipanare il caos...

Celebre, per esempio, l'episodio che portò alla scoperta della penicillina. Mentre stava svolgendo ricerche sul presunto agente patogeno dell'influenza, Fleming si assentò dal suo laboratorio per un breve periodo di vacanza di circa tre giorni, dimenticando di distruggere alcune colture di Staphilococcus aureus.
Al suo ritorno, riprese in mano le colture che aveva preparato prima di partire e che avrebbe dovuto gettare via tre giorni prima e, con un " That's funny..." ("è buffo..."), espresse al collega Pryce tutta la propria meraviglia nel constatare che in una piastra di Petri c'era un alone chiaro inusuale: in quella zona, colonie di Penicillum Notatum (una muffa) avevano prodotto un fluido battericida (la penicillina) che distruggeva le colonie di Staphilococcus aureus !



Da notare l'espressione "meravigliata" di Fleming; e a proposito della meraviglia, Aristotele :

" Infatti gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia ".

Fermi... tutti

Paradosso di Fermi o equazione di Drake ?
Fermi (si dice) era a tavola con commensali mediocri quali Teller (padre della bomba H), et similia. Era il 1950 e gli UFO andavano alla grande.
Fece una domandina apparentemente banale : " Dove sono tutti quanti? Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto prove di vita extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali? "

Nell'equazione di Drake, viene ponderato e quantizzato il conflitto fra il numero mostruoso di pianeti esistenti nell'universo, e le condizioni necessarie alla vita. Il risultato è il numero stimato di civiltà intelligenti e tecnologicamente evolute. Nella scelta iniziale dei parametri operata da Drake, risultava N = 10. Variando i parametri si può arrivare a N = 5000 .

Fermi, probabilmente, fece calcoli analoghi, partendo da un punto di vista diverso, e per certi versi, opposto. Se la possibilità di una vita intelligente non è " unica ", quasi un fatto divino, allora " dato appunto " l'enorme numero di pianeti " papabili ", ne dovrebbe discendere che le civiltà tecnologicamente avanzate sono moltissime. Ma allora la probabilità di percepire un "segno" della loro presenza, della colonizzazione (per esempio) della nostra galassia, diventerebbe altissima... ma così non è... quindi siamo soli !

In sostanza se non fossimo soli (e unici), saremmo tantissimi, ma allora avremmo già dei contatti. Siccome non li abbiamo, vuol dire proprio che non c'è nessuno, come la sperduta particella di sodio, nella famosa pubblicità.

C'è quindi un conflitto di fondo e quindi un paradosso... secondo i " fautori " della vita intelligente nell'universo, questa è " quasi " certa, dato l'immenso bacino di pianeti in cui potrebbe essersi sviluppata. Sebbene ammettano che le condizioni, i requisiti fondamentali per " ottenerla ", i famosi parametri dell'equazione, siano tremendamente selettivi, il loro ottimismo di fondo è confortato dalla teoria dei " grandi numeri ".

Semplificando, congetturano : " Si, la vita è un fatto rarissimo, eccezionale; la vita intelligente, poi, ancora di più, ed infatti metto questi famosi parametri, degli strettissimi colli di bottiglia che agiscono in serie, separando il grano dal miglio, ma il bacino è sterminato... nella via Lattea ci sono 100 miliardi di stelle, nell'Universo ci sono centinaia di miliardi di Galassie !!! Iniziamo a calcolare quali hanno pianeti, quali alla giusta distanza dall'astro, etc. etc. "

Però molti si sono già accorti che non devono " esagerare " con il loro ottimismo... se allarghi le maglie, se rendi i parametri meno stringenti, il numero finale di vite intelligenti e tecnologicamente diviene troppo grande (!) , rischiando di cadere nel paradosso di Fermi.

Allora come la mettiamo ? E' un po' difficile che i parametri siano come " esattamente richiesto ", non troppo stretti (pochissime civiltà) ma nemmeno eccessivamente larghi (troppe civiltà). In sostanza i sostenitori della vita nell'universo si danno la zappa sui piedi proprio perchè il grande numero di candidati dovrebbe portare a molte civiltà, che però non abbiamo riscontrato " de visu ". O la vita è " unica ", ed infatti ci siamo (solo) noi, o è " possibile ", ma allora dovremmo essere in tanti...

Global Warming

Il cammino della scienza è pieno di false strade, di svolte improvvise, di ripensamenti. Quando ci si accorge di essere su un ramo secco, si torna indietro e lo si taglia. Col tempo le teorie errate vengono rifiutate, anche se, raramente, possono venire miracolosamente recuperate per una rivincita "postuma".

Riguardo al Global Warming, l'opinione che mi sono fatto, e che di fronte a migliaia di scienziati intenti ad accapigliarsi ferocemente, vale veramente 2 cents, è che se questo esiste, non è da imputarsi all'uomo, se non altro perchè sono in gioco ordini di grandezza che esulano dalla "capacità" dell'uomo di plasmare (quasi sempre in senso negativo) il clima.
Dobbiamo volare alti, e sorridere di fronte alla piccolezza (per non dire la pochezza) e l'impotenza dell'uomo, di fronte a fatti più grandi di lui !
A questo punto non posso, anch'io, esimermi dal segnalarvi questo LINK.
Si tratta di studi e considerazioni sui mutamenti climatici nel tempo.
Riassumo i fatti salienti :

1. Ogni 100.000 anni, il clima si riscalda per una durata di 15-20.000 anni (periodi interglaciali), per ritornare poi ad una nuova glaciazione. Il termine usato è molto pregnante : "vacanza interglaciale" , in quanto durante le glaciazioni, il clima è tremendo.
Tenuto conto che l'ultimo periodo interglaciale (quello in cui siamo dentro attualmente), è iniziato 18.000 anni fa, e che di solito durano 15-20.000 anni... ne consegue che l'ora "X" potrebbe essere vicinissima. Il punto cioè, in cui si "virerebbe", avviandoci inesorabilmente verso una nuova ERA GLACIALE !

2. Durante le ere glaciali, il pianeta è freddo, secco, inospitale. I ghiacciai si accumulano fino ad altezze di 2.400 metri e ricoprono il 29% della terra. Dove non ci sono i ghiacci, comunque, le temperature si mantengono rigide e si tratta di un freddo deserto !
Se ne deduce che dobbiamo "ringraziare" il riscaldamento globale, che ci permette di vivere come viviamo ! Nell'ultimo periodo interglaciale, ancora in corso, la temperatura media è cresciuta di 16 gradi F°, quasi 9 gradi Celsius, un'enormità, e ciò ha determinato, con lo scioglimento dei ghiacci, l'innalzamento degli oceani di ben 300 piedi (90 metri !).

3. Periodi di riscaldamento e di raffreddamento si alternano, ed esistono piccoli cicli di 40 anni, all'interno di cicli più ampi di 400 anni, a loro volta inglobati in cicli di 20.000 anni.

Ecco, i cicli, i trend ! A seconda della scala considerata, le conclusioni diventano opposte ! Se analizziamo troppo da vicino, con la lente d'ingrandimento, i fenomeni, rischiamo di perdere di vista il quadro generale.
Non che ci interessi una previsione sul lunghissimo termine, ma la considerazione di fondo è che siamo alla fine di in un periodo interglaciale, che potrebbe cessare anche domani, come fra 2000 anni.
Osservando gli sconvolgimenti della Terra in archi di tempo giganteschi, con abbassamenti ed innalzamenti degli oceani di centinaia di metri, con ghiacciai alti migliaia di metri che ricoprono interi continenti, ci rendiamo conto di quanto, in fondo, siamo piccini piccini...
Nella figura sottostante viene coperto un arco di 18.000 anni all'indietro, noi siamo il puntino all'estremità destra del grafico... sballottati in mezzo a forze gigantesche...

Sul sito linkato, c'è un'intera sezione dedicata al " fattore umano " ( irrilevante ! ) , al contributo umano al " global warming ", ma questa è un'altra storia...
Valga a questo proposito una considerazione, negli anni '70 dominava la teoria del " global cooling " ! Quindi da circa il 1940, fino a tutti gli anni 70, la terra "sembrava" raffreddarsi, poi improvvisamente " contrordine compagni ", dagli anni 80 ecco il nuovo spauracchio : il " global warming " .
Questo la dice lunga non tanto sull'affidabilità (o sulla buonafede) degli scienziati, ma sulle incertezze di base. Come ripeto, due teorie opposte spesso dibattono aspramente, fino a che, col tempo, la verità viene a galla.

Anassagora ed il primum movens

Da "La filosofia nell'età tragica dei Greci" di Nietzsche. Parlando di Anassagora, ad un certo punto Nietzsche fa qualche considerazione sull'origine del moto...

Tra tutti i problemi che riguardano il moto, nessuno è più molesto di quello relativo all’inizio del movimento. Se infatti è possibile pensare tutti i restanti movimenti come conseguenze ed effetti, dovrebbe pur sempre essere data una spiegazione del primo e originario; in ogni caso, però, per i movimenti meccanici, il primo anello della catena non può consistere in un movimento meccanico, giacché sarebbe lo stesso che ricorrere al concetto contraddittorio di causa sui. D’altro canto non ha neppure senso ascrivere alle cose eterne e incondizionate un loro proprio movimento, per così dire dall’origine, quale appannaggio della loro esistenza. Il movimento, infatti, non può essere rappresentato senza una direzione verso un qualche luogo e su un qualche luogo, dunque soltanto come riferimento e condizione; una cosa, però, non è più in sè stessa essente e incondizionata, se necessariamente si riconnette, secondo la sua natura, a qualcosa di esistente fuori di essa.

Nietzsche sembra apprezzare molto la concezione di Anassagora del cosmo (come ordine) che si origina dal caos primordiale, ad opera del nus. E' un'ammirazione soprattutto estetica: il fanciullo che gioca a dadi con l'universo, in contrapposizione, per esempio, alla fredda e morta sfera, pur perfettamente logica, dell'universo di Parmenide.
E nel movimento ordinatore che separa le sostanze (gli atomi ante litteram di Democrito), come non coglierne l'attualità, pensando alle galassie, col loro lento ruotare su sè stesse, in una gigantesca spirale.
La "critica" di Nietzsche riguardo all'origine del movimento è serrata, Anassagora dovette infatti ricorrere ad un nus "autocinetico", per poter giustificare il successivo, meraviglioso gioco del biliardo cosmico. Tutto deriva da successivi urti fra le biglie, ma il problema è appunto, chi o cosa ha fatto muovere la prima biglia...

Prosegue poi Nietzsche :
Anche ammesso a questo punto che si possa ritenere corretta la deduzione di quel magma originario, sembrano innanzitutto opporsi al grande progetto di costruzione cosmica alcune considerazioni derivate dalla meccanica. Infatti anche se lo spirito suscita in un certo luogo un moto circolare, é ancora molto difficile rappresentarsi la prosecuzione di quel movimento, particolarmente per il fatto che essa deve essere infinita e deve gradualmente imprimere una rotazione a tutte le masse esistenti. Di primo acchito saremmo indotti a presumere che la pressione di tutta la restante materia dovrebbe schiacciare questo piccolo movimento circolare al suo primo sorgere; il fatto che ciò non si verifichi presuppone, da parte del nus motore, che esso prenda inizio all’improvviso con terribile forza, così rapidamente, in ogni caso, da doversi chiamare, quel movimento, un vortice: un vortice non diverso da come se l'immaginava altresì Democrito. E poiché questo vortice deve essere infinitamente forte per non venire intralciato dall’intero mondo dell’infinito che gli grava sopra, esso sarà infinitamente veloce, potendosi manifestare originariamente la forza solo nella velocità. Quanto più ampi invece sono gli anelli concentrici, tanto più lento sarà questo movimento; se il movimento potesse una volta attingere il termine del mondo infinitamente esteso, dovrebbe già avere una velocità di rotazione infinitamente piccola. Se ci immaginiamo, all’opposto, il movimento infinitamente grande, cioè infinitamente veloce, vale a dire al suo primissimo inizio, anche il cerchio iniziale dovrà essere stato infinitamente piccolo; abbiamo dunque come principio un punto che ruota su se stesso, con un contenuto materiale infinitamente piccolo. Ma esso non spiegherebbe il moto ulteriore: potremmo persino rappresentarci tutti quanti i punti della massa originaria vorticanti su se stessi e tuttavia l’intera massa resterebbe inerte e indivisa. Nel caso invece che quel punto materiale di infinita piccolezza afferrato e messo in vibrazione dal nus non sia stato fatto ruotare su sè stesso, ma avesse descritto una circonferenza più grande quanto si vuole, già questo sarebbe bastato ad urtare, a rimuovere, a sfrombolare, a far rimbalzare altri punti materiali e a suscitare così gradualmente un movimento tumultuoso e dilagante, in cui, come risultato prossimo, avrebbe dovuto verificarsi codesta separazione delle masse aeree da quelle eteriche. Come è un atto arbitrario del nus l’inizio dello stesso movimento, così lo è anche il modo di questo inizio, in quanto il primo movimento descrive un cerchio il cui raggio è scelto, a piacere, più grande di un punto.

Nella prima parte, le considerazioni riguardo la necessaria forza tremenda del primo impulso, anticipano e richiamano prepotentemente la teoria del Big Bang ! Interessante è anche la considerazione sulla periferia della spirale che procede a velocità minima, quasi immobile, mentre il centro deve aver ruotato su sè stesso a velocità infinita, quasi una legge sulla conservazione della quantità del moto.
Nella seconda parte l'osservazione che l'iniziale movimento deve aver avuto un certo raggio per poter collidere con altri punti, trova analogie nella considerazione che secondo la teoria del Big Bang, nel primissimo istante venne "creato" lo spazio ed il tempo.