Talete


Talete : Mileto, 640 a.C./624 a.C. – circa 547 a.C.
Genio poliedrico, uno dei sette sapienti dell'antica Grecia. Suoi numerosi " motti ", apoftegmi, tra cui il più famoso è ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ " conosci te stesso ", che sarà poi fatto proprio da Socrate.
Ma veniamo alla sua concezione filosofica, Aristotele (Metafisica 983 b) :
"La maggior parte di coloro che primi filosofarono pensarono che princípi di tutte le cose fossero solo quelli materiali. Infatti essi affermano che ciò di cui tutti gli esseri sono costituiti e ciò da cui derivano originariamente e in cui si risolvono da ultimo, è elemento ed è principio degli esseri, in quanto è una realtà che permane identica pur nel trasmutarsi delle sue affezioni. E, per questa ragione, essi credono che nulla si generi e che nulla si distrugga, dal momento che una tale realtà si conserva sempre. E come non diciamo che Socrate si genera in senso assoluto quando diviene bello o musico, né diciamo che perisce quando perde questi modi di essere, per il fatto che il sostrato – ossia Socrate stesso – continua ad esistere, cosí dobbiamo dire che non si corrompe, in senso assoluto, nessuna delle altre cose: infatti deve esserci qualche realtà naturale (o una sola o piú di una) dalla quale derivano tutte le altre cose, mentre essa continua ad esistere immutata. Tuttavia, questi filosofi non sono tutti d’accordo circa il numero e la specie di un tale principio. Talete, iniziatore di questo tipo di filosofia, dice che quel principio è l’acqua (per questo afferma anche che la Terra galleggia sull’acqua), desumendo indubbiamente questa sua convinzione dalla constatazione che il nutrimento di tutte le cose è umido, e che perfino il caldo si genera dall’umido e vive nell’umido. Ora, ciò da cui tutte le cose si generano è, appunto, il principio di tutto. Egli desunse dunque questa convinzione da questo fatto e dal fatto che i semi di tutte le cose hanno una natura umida e l’acqua è il principio della natura delle cose umide".

Il merito è stato quello della ricerca di un principio (arché) , un minimo comun denominatore presente in tutte le cose. Una sorta di "radiazione di fondo" universale.
A differenza della religione o delle concezioni cosmogoniche, l'"acqua" di Talete non è animismo, sebbene dica che " tutto è pieno di dei ", e nonostante risenta ancora della " fisicità " dei primi filosofi, contiene in sè la scintilla che porterà all'atomo. Acqua come molecola, come H2O, non l'acqua in cui ci bagniamo, che beviamo.

" [...] è elemento ed è principio degli esseri, in quanto è una realtà che permane identica pur nel trasmutarsi delle sue affezioni."

La molecola di acqua, rimane identica (a sè stessa) anche quando " trasmuta ", sia che si trovi allo stato gassoso (vapor acqueo), che liquido, che solido (ghiaccio), e costituisce gli esseri (by the way, siamo fatti al 70% di acqua) e ne è, al tempo stesso, la " sorgente ".

" [...] nulla si generi e che nulla si distrugga, dal momento che una tale realtà si conserva sempre"

una semplice enunciazione del principio di conservazione della materia, 2200 anni prima di Lavoiser...
Talete è il primo che compie un salto gigantesco del pensiero: dall'osservazione delle cose, al principio generale, all'arché.
Concludo con l'analisi profonda che del pensiero di Talete fanno due giganti della filosofia come Hegel e Nietzsche. Scrive Hegel :

«l'affermazione di Talete essere l'acqua l'assoluto o, come dicevano gli antichi, il principio, segna l'inizio della filosofia, perché in essa si manifesta la coscienza che l'essenza, la verità, ciò che solo è in sé e per sé, è una sola cosa. Si manifesta il distacco dal dato della percezione sensibile; l'uomo si ritrae da ciò che è immediatamente e in seguito, con l'affermazione che quest'essere è l'acqua, è messa a tacere la sbrigliata fantasia omerica infinitamente variopinta, vengono superate queste molteplicità infinite di principi frammentari, tutto questo modo di rappresentarsi il mondo come se l'oggetto particolare sia una verità per sé stante, una potenza esistente per sé e indipendente al di sopra delle altre; e si ammette quindi che vi è un universale, ciò che è universalmente in sé e per sé, l'intuizione semplice e senza più elementi fantastici, il pensiero, che soltanto l'uno è».

Per Nietzsche:

«la filosofia greca sembra aver inizio con un'idea inconsistente, la proposizione che l'acqua è l'origine e il grembo materno di tutte le cose. E' davvero necessario soffermarci su questo punto e prendere un serio atteggiamento ? Sì, e per tre motivi : primo, perchè la frase asserisce qualcosa sull'origine delle cose; secondo perchè lo fa in guisa immaginosa e senza favoleggiamenti; terzo, perchè in essa, benché unicamente allo stato larvale, è racchiuso il pensiero: tutto è uno. Il motivo indicato per primo lascia Talete ancora in compagnia dei religiosi e dei superstiziosi; il secondo lo snida da questa compagnia e ci mostra in lui il naturalista, il terzo motivo fa però di Talete il primo filosofo greco. Se avesse detto: dall'acqua viene la terra, avremmo soltanto un'ipotesi scientifica, fallace ma difficilmente confutabile: egli però andò oltre lo scientifico.
Nella rappresentazione di quest'idea di unità mediante l'ipotesi dell'acqua, piuttosto che superato, Talete ha oltrepassato a dir poco d'un balzo il basso stadio delle cognizioni fisiche del tempo. Le manchevoli e disordinate osservazioni di tipo empirico che Talete aveva fatto sull'apparizione e sulle trasformazioni dell'acqua, o più esattamente dell'umido, avrebbero consentito ben poco o tanto meno consigliato una siffatta generalizzazione; ciò che condusse a questa fu un articolo di fede metafisico che ha la sua origine in una intuizione mistica e che incontriamo in tutte le filosofie insieme con i sempre rinnovati tentativi di esprimerlo meglio - la proposizione "tutto è uno" [...].
Talete diceva: "Non l'uomo, bensì l'acqua è la realtà delle cose". Egli comincia a credere nella natura, nella misura almeno in cui crede nell'acqua. Come matematico e astronomo aveva acquisito una certa freddezza nei confronti di tutto quanto sia mitico e allegorico, e se non gli riuscì di disincantarsi fino alla pura astrazione "tutto è uno", restando inchiodato a un'espressione fisica, costituì tuttavia, per i greci del suo tempo, una sorprendente rarità [...] Quando Talete dice "tutto è acqua", con un sussulto l'uomo si solleva cessando il brancicare e il tortuoso strisciare, a mò dei vermi, proprio delle scienze particolari, presagisce la soluzione ultima delle cose e con questo divinamento supera la volgare angustia dei gradi inferiori di conoscenza».

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