Anassagora ed il primum movens

Da "La filosofia nell'età tragica dei Greci" di Nietzsche. Parlando di Anassagora, ad un certo punto Nietzsche fa qualche considerazione sull'origine del moto...

Tra tutti i problemi che riguardano il moto, nessuno è più molesto di quello relativo all’inizio del movimento. Se infatti è possibile pensare tutti i restanti movimenti come conseguenze ed effetti, dovrebbe pur sempre essere data una spiegazione del primo e originario; in ogni caso, però, per i movimenti meccanici, il primo anello della catena non può consistere in un movimento meccanico, giacché sarebbe lo stesso che ricorrere al concetto contraddittorio di causa sui. D’altro canto non ha neppure senso ascrivere alle cose eterne e incondizionate un loro proprio movimento, per così dire dall’origine, quale appannaggio della loro esistenza. Il movimento, infatti, non può essere rappresentato senza una direzione verso un qualche luogo e su un qualche luogo, dunque soltanto come riferimento e condizione; una cosa, però, non è più in sè stessa essente e incondizionata, se necessariamente si riconnette, secondo la sua natura, a qualcosa di esistente fuori di essa.

Nietzsche sembra apprezzare molto la concezione di Anassagora del cosmo (come ordine) che si origina dal caos primordiale, ad opera del nus. E' un'ammirazione soprattutto estetica: il fanciullo che gioca a dadi con l'universo, in contrapposizione, per esempio, alla fredda e morta sfera, pur perfettamente logica, dell'universo di Parmenide.
E nel movimento ordinatore che separa le sostanze (gli atomi ante litteram di Democrito), come non coglierne l'attualità, pensando alle galassie, col loro lento ruotare su sè stesse, in una gigantesca spirale.
La "critica" di Nietzsche riguardo all'origine del movimento è serrata, Anassagora dovette infatti ricorrere ad un nus "autocinetico", per poter giustificare il successivo, meraviglioso gioco del biliardo cosmico. Tutto deriva da successivi urti fra le biglie, ma il problema è appunto, chi o cosa ha fatto muovere la prima biglia...

Prosegue poi Nietzsche :
Anche ammesso a questo punto che si possa ritenere corretta la deduzione di quel magma originario, sembrano innanzitutto opporsi al grande progetto di costruzione cosmica alcune considerazioni derivate dalla meccanica. Infatti anche se lo spirito suscita in un certo luogo un moto circolare, é ancora molto difficile rappresentarsi la prosecuzione di quel movimento, particolarmente per il fatto che essa deve essere infinita e deve gradualmente imprimere una rotazione a tutte le masse esistenti. Di primo acchito saremmo indotti a presumere che la pressione di tutta la restante materia dovrebbe schiacciare questo piccolo movimento circolare al suo primo sorgere; il fatto che ciò non si verifichi presuppone, da parte del nus motore, che esso prenda inizio all’improvviso con terribile forza, così rapidamente, in ogni caso, da doversi chiamare, quel movimento, un vortice: un vortice non diverso da come se l'immaginava altresì Democrito. E poiché questo vortice deve essere infinitamente forte per non venire intralciato dall’intero mondo dell’infinito che gli grava sopra, esso sarà infinitamente veloce, potendosi manifestare originariamente la forza solo nella velocità. Quanto più ampi invece sono gli anelli concentrici, tanto più lento sarà questo movimento; se il movimento potesse una volta attingere il termine del mondo infinitamente esteso, dovrebbe già avere una velocità di rotazione infinitamente piccola. Se ci immaginiamo, all’opposto, il movimento infinitamente grande, cioè infinitamente veloce, vale a dire al suo primissimo inizio, anche il cerchio iniziale dovrà essere stato infinitamente piccolo; abbiamo dunque come principio un punto che ruota su se stesso, con un contenuto materiale infinitamente piccolo. Ma esso non spiegherebbe il moto ulteriore: potremmo persino rappresentarci tutti quanti i punti della massa originaria vorticanti su se stessi e tuttavia l’intera massa resterebbe inerte e indivisa. Nel caso invece che quel punto materiale di infinita piccolezza afferrato e messo in vibrazione dal nus non sia stato fatto ruotare su sè stesso, ma avesse descritto una circonferenza più grande quanto si vuole, già questo sarebbe bastato ad urtare, a rimuovere, a sfrombolare, a far rimbalzare altri punti materiali e a suscitare così gradualmente un movimento tumultuoso e dilagante, in cui, come risultato prossimo, avrebbe dovuto verificarsi codesta separazione delle masse aeree da quelle eteriche. Come è un atto arbitrario del nus l’inizio dello stesso movimento, così lo è anche il modo di questo inizio, in quanto il primo movimento descrive un cerchio il cui raggio è scelto, a piacere, più grande di un punto.

Nella prima parte, le considerazioni riguardo la necessaria forza tremenda del primo impulso, anticipano e richiamano prepotentemente la teoria del Big Bang ! Interessante è anche la considerazione sulla periferia della spirale che procede a velocità minima, quasi immobile, mentre il centro deve aver ruotato su sè stesso a velocità infinita, quasi una legge sulla conservazione della quantità del moto.
Nella seconda parte l'osservazione che l'iniziale movimento deve aver avuto un certo raggio per poter collidere con altri punti, trova analogie nella considerazione che secondo la teoria del Big Bang, nel primissimo istante venne "creato" lo spazio ed il tempo.

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