Commessi gentili

I commessi di Media World... ve li raccomando ! Chiedo " scusi avete lo Smartphone htc modello Gratia ?"... uno fa una smorfia come un babbuino posto di fronte ad un equazione di terzo grado, abbassa gli angoli della bocca e squotendo la testa allibito mi guarda con occhi vuoti, quasi gli avessi chiesto se ha un elefante blu a righe gialle.
Un po' indispettito guardo la vetrinetta proprio sotto il suo naso e lo vedo ! Gli faccio battendo col dito sul vetro " E questo qui come lo chiama lei ? "... " Stia calmo " mi fa (il colmo !) ... " Sono calmissimo (non è vero... gli fracasserei la testa con la famosa mazza da baseball di Michael Douglas nel film "Un giorno di ordinaria follia" ), cambi mestiere, vada a vendere patate".
Un altro in una sede diversa sempre della stessa catena... " Guardi in quella vetrina, se c'è "... della serie se c'è c'è, se non c'è vuol dire che non c'è... sono bravi tutti a vendere così, il fatto è che sanno solo battere lo scontrino... forse !

Statistica

Mi è sempre piaciuta moltissimo: l'arte (!) del possibile che non raggiunge mai la certezza. Il giocatore sudaticcio di dostoevskiana memoria, che alla roulette raddoppia la posta, insistendo sullo stesso colore, ogni volta che perde. Le centinaia di migliaia di giocatori che si affannano a puntare sui numeri ritardatari al lotto, e che non accettano il controintuitivo ragionamento che ogni numero ha la stessa probabilità di uscire, ogni volta. Ma chi resisterebbe a puntare sul nero dopo che il rosso esce sei-sette volte di seguito ?
La bellezza armoniosa della curva di Gauss... dare un "peso" ad un a distribuzione, quantificare la probabilità che questo risultato sia venuto così, e di riflesso induttivamente affrontare l'eterno enigma del caso ed il suo opposto: la causa. Casualità o causalità ?
La statistica trova applicazione in tutte le scienze, fino a sfiorare il nocciolo dell'esistenza : la meccanica quantistica ed il dualismo della luce : onda o materia. " Pensare " in modo statistico, dal Gatto di Schroedinger ad altri apparenti paradossi. Einstein spesso si oppose : " La luna esiste anche quando non la guardiamo "... ma senza accorgercene stiamo scendendo nei meandri dell'infinitamente piccolo, che spesso sfida la logica.
Poi tutto il castello crolla... hehe

Gatti

Mi piacciono di più i cani, ma questi gatti sono fortissimi. Inutile dire che le loro "frasi" rispecchiano il mio carattere... hehe

"Ce la posso fare, ce la posso fare, ce la posso fare, no, niente".


" Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito "



" Aò co sto tempo me sento a tera, gna faccio "

Ettore e Andromaca

Ettore e Andromaca (VI versi 482-486...494-496)

Detto così, rimise in braccio alla moglie
suo figlio; quella lo prese sul petto odoroso
insieme ridendo e piangendo; ne ebbe pietà il marito a vederla,
la sfiorò con la mano, articolò la voce e disse:
"Mia cara, non affliggerti troppo in cuor tuo;..........

Detto così, Ettore splendido riprese il suo elmo
a coda di cavallo; se ne andò a casa la sposa
voltandosi spesso all'indietro, piangendo lacrime amare.

Solo qualche fermo immagine, per apprezzare come 2700 anni fa l'uomo era identico ad oggi, con le sue debolezze, speranze, paure, colte con impareggiabile maestria dal pennello di Omero. Se Beethoven componeva le sue ultime opere quasi sordo, Omero, cieco, aveva un mondo infinito di colori nella mente, un'inesauribile poesia, mai più uguagliata.

"articolò la voce" ... dall'emozione Ettore si schiarisce la gola, le parole vengono fuori a fatica.

" insieme ridendo e piangendo" ... com'è vera quest'immagine, noi tutti abbiamo provato questi stati d'animo contrapposti. La madre qui abbraccia il figlio piena di gioia e nello stesso tempo come moglie teme per la vita dello sposo. 

" voltandosi spesso all'indietro " ... quando non riusciamo a distaccarci da una persona cara indugiamo, indecisi. Pensate ad un'ultimo saluto alla stazione ferroviaria o all'aeroporto.


Ettore e Andromaca (De chirico)

Matematica dell'amore

Ecco l'amore perfetto... quello che tutti sognano e raramente trovano. Un amore che cresce col tempo, costantemente, senza pause, senza cedimenti. Una Retta è la sua rappresentazione matematico/geometrica. Una retta con inclinazione positiva, perchè ce ne sono di parallele all'asse del tempo e di quelle che vanno in giù...


Questa figura  invece caratterizza spesso le relazioni umane: dall'amicizia, o meglio dalla conoscenza, alla passione fugace. La Parabola ! Si arriva ad un punto massimo, e poi inesorabilmente si ricade... a zero (indifferenza), o anche sotto zero (odio). L'origine può essere stata da un'antipatia (Y<0) che si è tramutata in interesse, o da uno stato indifferente (Y=0), o c'era un'immediata simpatia a prima vista (Y>0).



L'ultima figura potrebbe essere l'immagine del matrimonio... da una passione travolgente si arriva ad uno stato di equilibrio stabile: è l'Iperbole ! Magari possiamo assestare la curva ad un livello finale un tantino più alto...

La terra dei morti


La terra dei morti (XI, vv . 37-44) (Odissea, trad. Quasimodo)

E vennero su dall'Erebo le anime dei morti:
giovani spose e fanciulli vecchi che molto soffrirono,
e tenere vergini provate dal dolore precoce,
e schiere d'uomini trafitti da aste di bronzo,
morti sul campo, con le armi rosse di sangue;
a torme s'affollavano intorno alla fossa,
chi di qua, chi di là, con urla sovrumane;
ed io fui preso da pallida paura.

Immagini di una potenza terrificante; sembra di assistere ad un film di Romero, con una folla di zombie che avanza implacabile. Vengono avanti sfiorando il suolo, leggeri, sfumati, ed il loro numero sterminato, le urla.
Tutti sotto un unico denominatore : la morte, che toglie loro ogni residuo d'umanità e li accomuna nel dramma. 
In quel " E vennero su dall'Erebo " c'è il genio di Quasimodo, con la sua traduzione aderente al testo e che sa cogliere lo spirito del più grande di tutti : Omero.

Le affinità elettive

Esistono eccome... per la buona pace di Goethe. Non sono un appassionato di musica, nel senso che la ascolto raramente e conosco poco gli autori, sia di classica che di moderna.
Ma mi piace... è che la mia pigrizia mi impedisce di usare I-Pod, registratori (si usano ancora ?), andare a cercare cassette, anzi CD... insomma avete capito !
Mi capita di sentire delle bellissime colonne sonore di film, o di sentire brani che rimangono nella memoria, come un fiume che scorre nel sottosuolo.
Le due canzoni di Vangelis che vi propongo le conoscevo da tanto, ma non sapevo chi fosse l'autore. Poi finalmente l'ho scoperto, e sentendo molti brani di Vangelis si potrebbe dire che esistono le "affinità elettive"... nel senso di due persone che sentono la stessa cosa : risonanze al suono di un diapason.

" Chariots of fire " dal film " Momenti di gloria "


Ed ecco la colonna sonora del film film " 1492 la conquista del paradiso"


E' una musica che mi fa pensare ad una moltitudine di uomini intenti ad un unico scopo. Un canto della libertà in un Gulag, o ad Auschwitz...
Ecco una mia poesia risalente addirittura al 1975 ! Si potrebbe accompagnare bene alla musica

Schiavi

Una strada bianca, polverosa,
uomini che camminano,
un canto lento, dolce, si alza nell'aria
portando il pianto di terre
perdute.
Una frustata nervosa e quel
canto si spegne,
ma i piedi cercano in silenzio
orme amiche.

Aggiungo altri due brani, sempre di stile "epico " e che si assomigliano molto, tratti dal film "Alexander" : " Titans " e " Across the Mountains "





La produzione di Vangelis è sterminata, e comprende musiche di timbro diversissimo, ma ad ascoltare bene si sente la sua " impronta sulla sabbia "...

Il Cristo di Dalì


Cristo di San Giovanni della Croce (1951)

A voi vengono le parole ? Una vertigine nella profondità dello spazio. Quella prospettiva, quel punto di vista unico, non potrete non ricordarlo, in seguito. Quella luce alla Caravaggio, quella plasticità... non ci sono chiodi... il corpo è miracolosamente appeso alla croce, folgorato da una luce divina.
Sulla terra una barca di pescatori, forse S. Pietro, e quelle nuvole, come un'aurora boreale attraverso la quale filtra la luce proveniente dall'alto. Dovete immaginare il tutto con questa musica... e le Sue ultime parole che rieccheggiano nello spazio nero :
" Signore perdonali perchè non sanno quello che fanno "




Crocifissione, corpo ipercubico (1954)

Un Cristo sospeso, sembra che la croce, formata da otto cubi, faccia fatica a trattenerlo. La tridimensionalità di tutta l'opera... la distanza fra le braccia e la loro ombra proiettata sulla croce. Le mani stringono dei chiodi di legno, con le dita aggrovigliate, unico segno di un dolore, di una sofferenza, assieme alla testa piegata di lato.
Gala ed il suo magnifico mantello, come Maddalena, assorta in contemplazione. La sua figura è saldamente appoggiata al pavimento e le pieghe del vestito, ed il suo peso sulla spalla, testimoniano la presenza della forza di gravità. E' come un'ancora che trattiene con un filo invisibile la gigantesca mongolfiera. Ci si aspetta che da un momento all'altro la croce salga... a dispetto di tutte le leggi della fisica.


Ascensione di Cristo (1958)

Anche qui quelle mani... si evidenzia ogni muscolo, ogni piega della pelle, ogni tendine delle dita. La tridimensionalità questa volta si esprime soprattutto in senso verticale, e anche qui si percepisce il movimento nello spazio: un'ascensore che porta in paradiso. Come nel primo dei tre quadri, lo spettatore è colto da un senso di vertigine, nel gioco delle prospettive contrapposte.  Il Cristo va verso un globo di luce gialla, quasi un alveare ricolmo di miele, verso la colomba che incarna lo Spirito Santo, versa Gala che piange.
I piedi fluttuano liberi, non c'è l'impronta del peso del corpo.

The old player

Da giovane ho giocato a curling a livello agonistico. Sapete no ? Quel buffo sport che si fa sul ghiaccio, simile alle bocce, con delle pietre davanti alle quali due giocatori scopano freneticamente per scaldare la superficie.
Visto che non c'era grossa concorrenza allora, e si giocava praticamente solo a Cortina, ho avuto la fortuna di vincere ben 14 titoli nazionali e di poter disputare moltissimi tornei all'estero, tra cui 13 campionati del mondo e 10 campionati europei. Ho perfino una pagina su Wikipedia  QUI . Eccomi in azione al mondiale 1986  a Toronto...



Contando che ho iniziato a giocare nel 1971 e ho smesso nel 1992 , potete immaginare quanti ricordi siano legati a questo sport. Ma oggi faccio solo un breve flash-back.
Quest'anno (2010) a Cortina si sono disputati i campionati mondiali. Ai miei tempi era un sogno proibito, noi giocavamo nello stesso magnifico stadio olimpico, ma all'aperto. Adesso è stato coperto, e devo dire che prima era più bello, anche se dal punto di vista del gioco, uno stadio coperto, e col ghiaccio preparato da specialisti canadesi, è il non plus ultra per questo sport.
Un mondiale a Cortina... non potevo mancare, all'inaugurazione almeno. Qualche giorno prima vado a vedere. La struttura è imponente, con le sue vetrate altissime. Entro da una porta laterale, quasi di soppiatto. C'era un'infinità di operai al lavoro. Odore di legno piallato, cavi elettrici sparsi dappertutto, una moquette sintetica verde che delimitava le piste, ed il ghiaccio... bello, con la superficie ricoperta di spesse gocce. Bianchissimo e con i cerchi perfetti, col logo dello sponsor un po' dappertutto.
La voce dello speaker che provava il microfono, quell'aria da grande avvenimento, quella febbrile attività che lo precede, e che, a dire il vero, quando ero giocatore non apprezzavo.
Arrivavamo infatti quando tutto era già pronto: la folla (soprattutto Canadesi, che seguono sempre in massa il mondiale) ci salutava applaudendo, odore di pop-corn, le immancabili cornamuse scozzesi, le forti luci dei riflettori...
Adesso avanzo di nascosto nella penombra, quando ecco che sento questa musica, una delle mie preferite... come faccio a spiegarvi ? Sembrava quasi che fosse un saluto, al vecchio giocatore che rientrava nell'arena...

L'universo nascosto


Bellissimo video, ma se chiudete gli occhi e vi lasciate andare alla musica celestiale, sublime, di Morricone, le immagini potete metterle voi; perchè in ciascuno di noi è racchiuso un universo.

Verità ipnagogiche

La sera, prima di andare a letto, in quei cinque minuti in cui mi spoglio in bagno e mi lavo i denti, io penso.
Pensieri profondissimi... " scrivo " mentalmente post ricchi di spirito, di poesia, di saggezza, e ovviamente mi ripropongo di riportarli qui l'indomani.
La mattina sono già spariti, o non ho voglia di recuperarli, o non mi sembrano poi così belli.
A volte mi capita, mentre sogno, di ridere a crepapelle per una barzelletta, una situazione che sembra irresistibilmente comica, per svegliarmi e trovare la storiella insulsa, improponibile.
O mi è capitato, nel sonno, di fare addirittura scoperte scientifiche, che immancabilmente si rivelano congetture assurde, prive di qualsiasi fondamento logico.
I pensieri che mi vengono prima di coricarmi non sono di così basso livello, ma probabilmente risentono di un'accelerazione, sono un salto al di là della fisica, che i miei neuroni compiono quando il sonno inizia ad alterarli.
Il sole del mattino fa evaporare le nebbie della notte, lascerò carta e penna vicino al lavabo, bastano poche note che richiamino i concetti, e poi vedremo se erano gemme preziose oppure no...

P.S. Questi " pensieri " me li posso permettere perchè, fortunatamente, in questo periodo della mia vita non ci sono particolari problemi di salute, o familiari, o di altro tipo.

Albatross


Da Wikipedia apprendo che :
1) L'albatross più grande è il Wandering Albatross, che con i  suoi 3,7 metri è l'uccello con la maggior apertura alare del mondo. Sono stati riportati casi, non documentati, in cui si raggiungevano i 5,3 metri !
2) L'enorme apertura alare ed il sapiente sfruttamento delle correnti ascensionali, permette a questi uccelli di stare per ore in volo senza battere le ali !
3) Riescono a percorrere 22 metri scendendo di un solo metro.
4) Nella loro lunga vita (anche 30 anni) riescono a percorrere 1,5 milioni di miglia, pari a 2,4 milioni di chilometri, ossia circa 50 volte il giro della Terra.
5) Nella loro perenne ricerca di cibo, compiono voli lunghissimi senza alcuno schema prestabilito di ricerca.

E' la quintessenza della libertà... quasi immobili, controvento, tra cielo e mare, o rasentando velocissimi, con la punta dell'ala, la spuma delle onde.
L'aliante ? E' solo una brutta copia... questo è il volo...

Autunno



Oggi è una bella giornata di sole. L'aria è più fresca, siamo in ottobre, e l'autunno, questa misteriosa ed affascinante stagione, si manifesta soprattutto nei colori.
In montagna, in questo periodo, c'è una varietà di foglie : gialle, verdi, arancioni, rosse, in infinite gradazioni intermedie.
Le piante sono mescolate a gruppi, a macchia di leopardo, e lo sguardo spazia meravigliato su pendii e boschi.
In città tutto è più sfumato, spesso imprigionato dalla nebbia, ed una giornata come questa per un attimo ti inganna: sembra quasi estate. Ma l'aria è più tersa, secca, ed una gioiosa malinconia ti invita ad uscire.

Parole fatte di erba

Poesia da me scritta addirittura nel 1977...

Non puoi capire
cosa vuol dire amore,
se nessuno ti porta
parole fatte di erba,
e raggi di sole imprigionati
nelle mani.
Non puoi capire
cosa vuol dire amore,
se un sorriso che credi tuo
e solo un gabbiano
che vola senza meta.
Non puoi capire
cosa vuol dire amore,
se un giorno, alzandoti
da un letto disfatto,
non trovi due occhi pieni
di musica,
e di sogni.


L'evoluzione


Lasciatemi riflettere,
lasciatemi pensare.
Sono stanco
ed il soffio freddo
della morte
mi fiacca le ossa.
Sono già lassù,
in alto...
non potete vedermi.

Curioso il titolo, le frasi, l'immagine. Poesia ? Darwin ? Buddismo ?

FB e le citazioni

Si fa a gara a pescare aforismi, citazioni, proverbi, brevi poesie, salaci motti di spirito. Ci sono decine di gruppi con pagine specializzate, come in internet ci sono siti interi con aforismi divisi per tematiche o per autore.
Ovviamente la gran maggioranza sono bellissimi, spesso capolavori nel loro genere, e rifletto sul fatto che la gente ha bisogno di comunicare dei sentimenti profondi, ma non sa come fare, se non citando, cioè condividendo un link.
Molti sono timidi, molti si sentono inadeguati, da ciò la fortuna di questi aforismi / proverbi / frasi celebri, perchè riescono cioè ad esprimere in maniera concisa concetti che altrimenti necessiterebbero di molto più spazio.
Non pretendo certo che ognuno si improvvisi scrittore, o poeta, o filosofo, anche perchè molti hanno poco tempo, magari aprono FB mentre sono al lavoro !
Quello che emerge, è il bisogno di condividere sentimenti in cui si crede, stati d'animo, progetti, modi di vedere la vita. Siamo tutti poeti in fondo... l'artista è colui che sa portare alla luce le bellezze dell'animo nascoste in ciascuno di noi.
Fra le altre, c'è una tematica abbastanza ricorrente : in sostanza vivi la vita fino in fondo, senza paura.

" L'ostacolo più grande è la paura... Il sentimento più brutto è il rancore... l'errore più grande è rinunciare...! "

" Folle colui che osa... pazzo colui che non rischia... "

" Cammina senza piedi, vola senza ali, pensa senza mente "

Mi verrebbe da chiedere... ma voi ci riuscite ? Sempre e comunque, a tutti i costi ? Siete davvero persone che non scendono mai al compromesso ? Per cui accontentarsi vuol dire cedere... Sono al cospetto di una schiera di filosofi dell'antica Grecia ?
O è solo la saggezza suggerita dagli errori, dal non aver realizzato quel sogno.
Non è per caso un " provaci tu, sali sulle mie spalle e dimmi cosa vedi, perchè io sono troppo stanco ormai, o vecchio, e la mia vista si è indebolita " ?
Come quelli che non cambierebbero una virgola di quello che hanno fatto nella vita... beati loro ! Se potessi tornare indietro...
Un'ultima considerazione : la solitudine. Siamo isole, e cerchiamo disperatamente di gettare dei ponti, chi scherzando, chi dicendo cose serie. O sto solo proiettando ?

FB ed i commenti

Continua la mia analisi su questa galassia situata nell'universo della rete. Ce ne sono tante, ma per adesso conosco solo questo, dei cosiddetti social-network.
A parte le difficoltà evidenziate in post precedenti,  per capire la differenza fra bacheca e home, volgo adesso lo sguardo indagatore sui commenti.
FB ne può immagazzinare 32-34, dipende dalla lunghezza. Fino a questo numero visualizza diligentemente gli ultimi due, dopo si stufa e salomonicamente chiude le porte: il post riacquista così la perduta verginità. Si legge solo il numero dei commenti; ovviamente se clicchi si riapre la gigantesca fisarmonica.
A me piacciono i commenti se... mi piacciono... se no li cestinerei tutti. Parlo ovviamente per i miei post. Se trovo l'atmosfera scherzosa, vado avanti a lungo, sto al gioco. Talvolta, forse, divento un po' pesante e mi concedo confidenze inopportune. Se invece arriva un commento che non c'entra niente col post, o coi commenti precedenti, cala il gelo.
In altri casi i commenti diventano così interessanti e spiritosi da sostituirsi al post originario. E' quello che nei forum gli admin cercano di evitare : off-topic !
Ma se il topic è mio, i commenti intelligenti, che siano riflessivi o pieni di brio, sono i benvenuti, sempre; il problema è che sono rari !
Ovvio che FB non è un blog, e spesso e volentieri ci sono semplici "ciaccole", ma se fatte con spirito, allargano il cuore. A meno che non si tratti di aforismi/citazioni , un altro fenomeno molto frequente, che esaminerò la prossima volta.

Dietrologi e complottisti da strapazzo

" Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze "   (Oscar Wilde)

Quel " non " andrebbe scritto in maiuscolo, usando un carattere gigantesco, il grassetto e magari sottolineato...
E' quel " non " che fa la differenza fra un genio ed una persona normale. Sembrerebbe ovvio pensare : se uno è superficiale vuol dire che giudica dalle apparenze !
Superficialità implica rimanere appunto allo strato esterno, non scavare, non andare a fondo, non gettare uno sguardo su ciò che sta dietro, sulle vere cause, sui moventi psicanalitici, sul rumore di fondo dell'animo umano. Considerare solo ciò che appare e non ciò che è...
Ma senza addentrarci troppo in disquisizioni filosofiche, metafisiche, che vano cioè al di là della fisica, del mondo reale, qui i sensi ci aiutano, sono vigili, sono darwinianamente utili alla nostra sopravvivenza. Ci segnalano un pericolo: quello di dimenticare noi stessi, le nostre radici, chi siamo e cosa facciamo.
Tutti i cinque sensi si sono sviluppati e sono stati selezionati per la loro efficacia ad avvertirci dell'approssimarsi di una minaccia: che sia un animale, un veleno, una pianta irta di spine, una superficie troppo calda che potrebbe ustionarci, e così via.
Ma la nostra mente si è evoluta, fin troppo... in alcuni casi, patologici, si parla invece di vera e propria involuzione. Solo menti deformate da una malattia profonda e definiti in vario modo : dietrologi da strapazzo, complottisti " fini ", quelli insomma che nessuno li fa fessi, possono concepire, senza voler fare politica (!) che l'11/9/2001 sia stata tutta una gigantesca macchinazione ordita dagli americani.
Quella è una pietra miliare nella storia recente, non per le ovvie interpretazioni geopolitiche, ma come cartina al tornasole per giudicare della sanità mentale di una persona.
Una sana diffidenza, lo scetticismo dello scienziato che giustamente vuol vederci chiaro, è anni luce distante da questi buffoni che credono di saperla lunga. La scienza si basa su ciò che appare ! Sui nostri sensi, su ciò che può essere esperito, riprodotto in laboratorio, toccato con mano. Se poi le implicazioni ultime di questo processo sono che è la terra a girare attorno al sole e non come ci "sembra", o che il tempo varia a seconda della nostra velocità, questo è un altro paio di maniche.
Prima si parte dalle ipotesi più ovvie, termodinamicamente semplici, sfoltite col rasoio di Occam , e poi se i fatti non "quagliano", si cercano ipotesi alternative, complementari, a volte opposte.
La scienza è piena di esempi di clamorosi vicoli ciechi, ma la base, il primum movens è sempre lo stesso : partiamo da ciò che vediamo...
Adesso rileggete la frase di Wilde, e ditemi se non ne scorgete la profondità abissale. Volete un supporto ? Un aiutino ? Ancora stentate a crederci ? Ecco qua...

" Non c'è niente di più profondo di ciò che appare in superficie " (Hegel)

La rivincita dei peones


Famosa scena di De Niro. Chi di noi " repressi " non ha mai sognato di fare come lui ? Non per niente mi piacciono da morire i film come la serie di Charles Bronson " Il Giustiziere della notte " . Nella scena seguente l'audio (purtroppo) è stato cambiato.


Memorabile Michael Douglas in un " Un giorno di ordinaria follia " . Qui è alle prese con problemi di contesa territoriale...


Le interpretazioni, implicazioni, derivazioni , analisi psicanalitiche di tutto ciò ? Un'altra volta, anche se non ci vuole un luminare... hehehe

Prefazione

Certo che se date un'occhiata a destra, alla colonna delle tag, o etichette, penserete, " ma dove sono capitato/a ? "... questo è un blog serio ; il proprietario dev'essere un filosofo, un uomo di scienza, un tipo pallosissimo...
"Aforismi " , "Anassagora", " Anassimandro " , " Aristotele" ... mazza, e che d'è ? Per fortuna recupera con " Calcio " ma, c'è un solo post !
Forse ho dato un'impronta un po' troppo seriosa al blog, ed in fondo artefatta. Per rimediare, l'unico modo è scrivere spesso, possibilmente di getto, senza consultare Wikipedia ed affini, e senza voler a tutti i costi scrivere una " lezione " per lettori semianalfabeti.
Una volta, infatti, facevo così, ed avevo qualche lettore in più. Mi alzavo per esempio una mattina, quasi all'alba, e scrivevo le prime impressioni che mi passavano per la testa, senza un canovaccio, senza uno scopo, senza voler impressionare nessuno per saggezza o cultura o intelligenza.
Riprenderò questa abitudine, il blog essenzialmente serve a questo: a scaricare ansie, frustrazioni, paure, come se ci si sedessimo sul lettino dello psicanalista.
Questi post " spiccioli ", alla buona, li riunirò sotto l'etichetta " osservazioni ", anche se non osservano un bel niente. O forse meglio note ? Già il blog ha il titolo poco fantasioso " Appunti ", se ci aggiungiamo note, postille, rimandi, sembrerà nuovamente un trattato dal sapore accademico.
Potrei mettere  "Cazzeggi " , che sarebbe più aderente, o " Seghe mentali " o " Pinzillacchere "...
Vabbè, lasciamo osservazioni, consideratela una prefazione ad un nuovo (anzi vecchio) modo di fare blog " personali ". Il motto però è sempre quello : " Chi mi ama mi segua ", se vi sto antipatico... sciò... fuori dalle pelotas.

Paletti

Su Facebook, ma succede forse anche con i forum, i blog, o con altre diavolerie simili ( ne inventano una alla settimana), ci sono vari livelli di comunicazione, di confidenza fra due persone.
La mia esperienza non è lunga, con FB, ma ho già inquadrato alcune situazioni tipo, che poi possono avere i corrispettivi nella vita reale.
Una volta c'erano i segnali di fumo... poco pratici, sono stati presto sostituiti dalla corrispondenza. Qualcuno di voi scrive ancora lettere ? Per comunicare intendo, non per lavoro... difficile.
Poi è arrivato il telefono: lunghissime telefonate con la ragazza (o il ragazzo), fino a quando la cornetta scottava sull'orecchio.
E' arrivato il PC, con i forum e le liti furibonde fra gli utenti, nascosti dietro i più bizzarri avatar, che facevano drizzare i capelli in testa agli amministrattori, i mitici " admin ". Poi il blog, una specie di diario illustrato che permette i commenti dei pochi " afecionados ", sempre i soliti. Anche sui forum, ma poco praticata, ed invece parte essenziale per Messenger e affini, è la chat. Ce ne sono perfino in cui più utenti possono parlare contemporaneamente, quasi delle videoconferenze in diretta.
Il telefono si è preso presto la rivincita. Una volta, sembra inconcepibile oggi... l'uomo poteva camminare per la strada, fare compere, lavorare, ritornare a casa, senza dover rispondere al cellulare. Chissà come facevano a risultare irreperibili per ben trenta minuti, oggi sono tutti manager...
E' il trionfo del cellulare, più necessario dell'aria che respiriamo, dell'acqua che beviamo; è ubiquitario, dal miliardario all'extracomunitario. In Italia ci sono due cellulari per ogni abitante !
Ma anche il cellulare si è evoluto, con l'arrivo degli SMS. Il quadro quindi è estremamente variegato... vi capita di osservare persone che parlano da sole, è perchè hanno gli auricolari... guidatori che chiacchierano ma nel sedile accanto e su quelli posteriori non c'è nessuno, è perchè hanno il viva voce... persone che ascoltano, è il TomTom... quasi tutte poi digitano furiosamente col pollice sull'infernale aggeggio, assorte, quasi ipnotizzate. Il PC ha in seguito istituito la chat con Webcam, ma qui rasentiamo ambienti a luci rosse...

Ma non è delle meraviglie della tecnica che volevo parlarvi, cose che sapete usare meglio di me, io neanche ho il cellulare (ORRORE! ) perchè demando " il tutto" a mia moglie.
E' sui rapporti che si instaurano, e che mantengono dei rigidi paletti invalicabili, che volevo fare qualche riflessione.
C'è una donna con la quale chatto amabilmente, ma che dopo pochi minuti, imbarazzata, mi saluta. La stessa invece può "conversare" con me per ore, tramite messaggi. Il messaggio non è la chat. Non è la lettera ma neanche l'SMS...
Facciamo una scaletta, sull'ultimo gradino (escludendo ovviamente il contatto de visu) c'è la telefonata, diretta, richiede un alto livello di confidenza. Più sotto c'è la chat, che sembra quasi una telefonata, ed è paragonabile all'SMS, ma quest'ultimo impiega un orrendo linguaggio sui generis per risparmiare battute. I tempi di risposta sono superiori, quindi la chat è al secondo posto.
Il messaggio è tipo l'SMS, ma è più ponderato. Si compone con più calma, si scrive meglio, c'è più tempo per ripensarci ed eventualmente correggere o eliminarlo del tutto e ricominciare daccapo. Assomiglia alla lettera, ma ovviamente è molto più rapido e... meno compromettente. Puoi mandare messaggi con chi hai una certa confidenza, ma certamente ne è richiesta molta di più per inviare una lettera (che oggi nemmeno si usa più).
Poi c'è il commento... ed è una categoria a sè stante. Può essere anonimo, nel senso che lo puoi fare alle frasi di gente che non conosci per niente, sia che tu ti presenti col tuo nome, che con uno pseudonimo. Puoi farlo a gente che conosci appena, e può essere scherzoso, neutro, ironico, minaccioso.
Ma nello stesso tempo puoi fare commenti a gente che conosci molto bene. E qui la particolarità e l'aspetto " double face " del commento. A volte (spesso nel mio caso), non hai abbastanza confidenza con una persona per un messaggio o per chattare, e allora fai un commento. La persona ti risponde, ed il gioco (l'eterno gioco della seduzione), può andare avanti a lungo.
Succede, a volte (almeno a me), di essere più brillante nei commenti che nella chat o nei messaggi. Deve essere una forma di timidezza, ma anche l'inverso, di esibizionismo. Spesso l'altra persona sembra trovarsi nella stessa situazione, e succede che entrambi si "corteggino" o semplicemente flirtino in pubblico, mentre appena aprono la chat, l'imbarazzo diviene palpabile.
Varie forme di interazione, permesse da tecniche diverse, ognuna con la sua peculiare sfumatura. Nell'insieme formano un corpo unico, un linguaggio con i suoi precisi schemi e divieti. Spesso avvengono incomprensioni e magari una bella amicizia viene troncata sul nascere, ma succede anche nella vita reale !
Tutto questo ha arricchito o impoverito la comunicazione ? Da una parte gli strumenti sono molteplici, dall'altra si riflette di meno su quello che facciamo e soprattutto... si rinuncia ad una bella boccata d'aria fresca, fuori casa, magari portando a passeggio il cane...

Facebook : troppo o troppo poco ?

Ecco un tentativo che ho fatto su FB, sulla mia bacheca. Parlo di tentativo perchè alla fine non ho potuto pubblicarlo. Leggete e scoprirete l'arcano...

Posso scrivere qui, solo soletto sulla mia bacheca, o devo schiacciare quel benedetto pulsante "condividi" ? Condividi con chi ? Amici ? Conoscenti ? Gente che ha in comune con te almeno una passione ? Passanti ? Estranei ?
Se tutti scrivessero, come me adesso, la home page diverrebbe un casino illeggibile. Mi/ci toccherebbe "nascondere" i 9/10 degli utenti !
I simili vanno coi simili, o qualcosa del genere, in latino.
Continuo a confondere FB con un blog. Sul blog scrivi quello che vuoi, ma su FB ? Che si scrive su FB ? " Chemenefotteammia " sapere che la tal dei tali ha acquistato un nuovo trattore su Farmville ? ... si certo, condivido (inizio ad odiare questo verbo) tutti gli appelli per salvare, curare, difendere, allattare i cani, i gatti, e ovviamente aiutare i poveri (dovevo metterlo per primo), gli ammalati, i bisognosi di trasfusioni, ma sulla salvaguardia dei ramarri ho qualche dubbio.
E adesso come faccio a pubblicare questo sulla MIA bacheca, su una bacheca che chi ha interesse viene (eventualmente o casualmente ) a guardare, ma che non voglio sbattere in faccia al prossimo ?
Devo condividere ? Provo con "Allega" ? Basta che non mi esca il famigerato "che stai pensando" ...
Adesso sferruzzo sulle opzioni, fino a che non si vedrà più un tubo... hehehe
C'è l'opzione "Solo Andrea"... un po' troppo ristretta... c'è "Andrea + amici", che vuol dire che la leggo io ed i miei 34 amici (44 gatti in fila per sei...).
C'è l'opzione "solo amici"... cioè ? Loro la vedono ed io no ? Bella questa ! Poi c'è l'opzione tutti, di evidente significato, che è, penso, quella che ho adesso.
Ma devo "condividere".... non basta schiacciare ENTER o INVIO...asp che provo...
no, mi manda a capo... condividere... io sono egoista per natura, non voglio condividere 'na mazza...
Asp... c'è pure "amici di amici", di chiaro stampo mafioso. Poi c'è la "personalizzata", ma io non parlavo di privacy, parlavo di quattro righe messe in croce...
Se schiaccio " condividi " va subito sulla " home ". Mamma mia... home = telefono casa E.T.
Ma di chi è questa home, di FB forse ? No... è la home di tutti i tuoi amici.... ahhhh ma non siamo un po' troppi per avere una sola home in comune ? Figurati quelli che hanno migliaia di amici/contatti. C'è chi scrive di merletti, chi fa quei benedetti quiz, chi ti invita ad unirti ad un gruppo di squilibrati, chi manda baci, sorrisi, abbracci, regali.
Se non vuoi impazzire, devi giocoforza " nascondere " un sacco di rompipalle... ma allora tanto valeva che ognuno scrivesse sulla sua bacheca e chi voleva andava a vedere... o no ?
Basta... schiacciamo questo " condividi " e non se ne parli più...
Se invece esiste la possibilità di pubblicare SOLO sulla bacheca senza invadere la home, ditemelo ! Così non mi leggerete più.... hehehe

DLIN DLON.... c’è la clausola dei 420 caratteri ! Non puoi superare questa cifra. Il “ piccolo messaggio ” sopra ne aveva la bellezza di 2770 ! La trovo una cosa giusta, per evitare deliri solipsistici. Ecco perchè alla fine non ho POTUTO condividere, ma ho riportato il tutto sul mio fedele, e vuoto blog .
Si perchè odio l’ipocrisia... su FB sei fin troppo invadente, ma sul blog, a meno di non avere una cerchia di veri amici/conoscenti/appassionati, o di saper scrivere veramente bene, dopo un po’ rimani solo soletto, altro che bacheca.... hehehe

Facebook ed il numero di Erdos

FB è un mondo strano. A parte com'è organizzato, può piacere o meno, volevo soffermarmi su di un punto, per poi estendere il discorso : gli amici.
Attualmente ne ho la bellezza di 38... c'è chi ne ha migliaia... ma se clicco su qualcuno di loro, c'è un'altra interessante statistica : " Amici in comune ". Quindi sopra si vedono gli amici in comune, e sotto il totale.
Ognuno di noi , che è iscritto a FB (ma vale anche nella vita reale), ha una cerchia di amici/conoscenti. Ciascuno di loro altrettanto, ma ovviamente questi " insiemi " sono molto differenti per numero e distribuzione spaziale. Fra due persone che si conoscono c'è (ma non è sempre così) qualche amico in comune, pensate alla teoria degli insiemi.
Queste zone " grigie " in comune, queste sovrapposizioni, overlap, possono contenere più o meno persone, ma fatalmente, ciascuno di noi, ha degli amici/conoscenti che l'altro non ha.
Ma attenzione, qualcuna di queste persone che è estranea ad uno dei due, può a sua volta conoscersi ! Ecco che il numero di situazioni possibili cresce in maniera esponenziale, ma ci sono due aspetti da sottolineare.
Fra me ed un'abitante di Pechino, è probabile che non ci sia nessun amico in comune, ma se salto da un'isola all'altra, correndo su un ponte costituito dagli "amici degli amici", come direbbero in Trinacria, ecco che magari riesco ad arrivare a lui.
In sostanza sebbene ciascuno di noi sia un'isola, e faccia parte, coi suoi amici, di un'arcipelago, è quasi impossibile che esista una persona che non conosca NESSUNO ! Ed è molto probabile (non certo) che se partiamo, per esempio, da me, che pure ho pochi conoscenti, possiamo raggiungere, con questa catena di amici degli amici, chiunque. Quindi alla fine tutti conoscono tutti !
C'era un grande matematico ungherese, ebreo : Paul Erdos. Scriveva articoli con altri autori. Lui aveva il numero 0; chi scriveva con lui n+1, cioè 1. Chi scriveva un articolo con quest'ultimo, n+2, cioè 2, e così via. Chi rimaneva aveva numero di Erdos = infinito. In sostanza molti matematici che avevano pubblicato articoli avevano un numero di Erdos finito.
Le regole erano strette : valevano solo articoli pubblicati su una rivista scientifica, non solo l'amicizia o la semplice conoscenza !
Ecco... partendo da me... modestamente... quanti hanno numero di Pavani infinito ? Se le regole sono la conoscenza, anche solo su FB, data la catena di " amici degli amici ", penso molto pochi !
Io ho ovviamente numero di Pavani = 0. Chi mi conosce ha 1, chi conosce qualcuno che mi conosce ha 2, ed eventuali suoi conoscenti 3, e cos' via...
Notate come ad ogni " passaggio " i numeri possono estendersi enormemente, se la persona è estroversa e socievole, come " chiudersi " ad imbuto (se la persona è un misantropo).
Arriverò all'uomo che vive a Pechino ? O ha un numero di Pavani infinito ?

L'orologio

Quando leggo libri di astrofisica, come questo bellissimo di Hawking : " L'universo in un guscio di noce",  la sensazione è sempre la stessa : inadeguatezza.
La mente di fronte alle sfide alla logica : il tempo/spazio che si incurva, la velocità della luce costante, il fascino del Big Bang, la radiazione cosmica di fondo, il red-shift delle galassie.
Ci vuole tempo, non i quindici-venti miliardi di anni dell'universo, ma qualche generazione, per far sì che simili strabilianti fatti contro-intuitivi divengano banalità su cui nessuno sollevi più obiezioni.
Del resto l'intuito, la ragione, la logica perfino, possono portare fuori strada clamorosamente. Non pareva a menti eccelse dell'antichità che fosse il sole a ruotare attorno alla terra ? E non sembrava quest'ultima piatta, oltre ogni ragionevole dubbio ?
Ormai nessuno ci riflette su, non per superiore intelligenza, o comprensione del problema, ma perchè anche un buzzurro semianalfabeta qualunque può sfogliare un periodico e vedere una foto della Terra scattata dallo spazio.
E così il fatto che l'orologio atomico che volò a lungo su Concorde e su Boeing 747 segnasse una infinitesima differenza dal suo gemello rimasto fermo a Washington, non desterà più meraviglia. Nei viaggi interstellari non si parlerà più di differenze di fuso orario, ma di ora rispetto ad un sistema di riferimento... e si apporteranno automatiche correzioni a seconda di quanto a lungo e quanto velocemente si è viaggiato...
La frase il mio orologio va indietro poi, dovrà essere ulteriormente specificata... per evitare di far credere di possedere l'elisir dell'eterna giovinezza.

Cipro

Il Santuario di Apollo Hylates, che si trova 2.5 chilometri circa a ovest dell’antica città di Kourion, era uno dei principali centri religiosi dell’isola, dove Apollo era venerato come Hylates, Dio dei boschi.
Solo due colonne sono state ristrutturate, anche qui terremoti... notate i rari capitelli ciprioti.

Gerusalemme

Arriviamo in Terra Santa. Una miriade di sensazioni, troppa storia, troppa religione, troppo odio coagulato in così poco tempo. Non c'è modo di raccapezzarsi, di concentrare lo spirito e la mente sui luoghi sacri, colmi di millenaria storia.
Le immagini si sovrappongono una all'altra, fagocitate dalla collaudata macchina del turismo di massa. Ci vorrebbero settimane, mesi, per farsi una pallida idea di ciò che questi posti rappresentano per l'umanità, per le tre grandi religioni monoteiste.
Metto qualche foto, cercando di ricordare...

Scilla e Cariddi


Sono ovviamente io, del resto ogni proprietario di un blog è, per definizione, narcisista. Qui sono appoggiato al parapetto della cabina, per la precisione cabina con gran balcone, come categoria appena sotto la suite; poi c'è la grande suite... ma il discorso finanziario si complica assai...
Il parapetto è di vetro, così puoi guardare il mare anche stando sdraiato sul letto. Dovevamo essere appena partiti da Savona, alla volta di Civitavecchia, lo deduco dal vento che mi scompliglia la folta chioma.
I momenti migliori della crociera sono quando la nave è al largo. Così al largo che nessuna terra è in vista all'orizzonte. Rimanevo affascinato a guardare la prua che creava onde, ed il gioco, lo scontro fra queste e le onde possenti del mare. La spuma bianchissima, quasi latte appena sotto alle fiancate, le bollicine frizzanti, la scia che si allunga zigzagando dietro alla nave.
Infinite tonalità di azzurro, di blu scuro, di bianco, di verde, ed il vento e il profumo del mare.

Olimpia : la sfida !

Lo stadion (o stadio) era un'antica gara di corsa, parte dei Giochi Olimpici e dei Giochi Panellenici.
Esistevano altri tipi di gare di corsa, ma lo stadion era la più prestigiosa; il vincitore veniva spesso considerato come il vincitore degli interi Giochi e per secoli l'olimpiade prendeva il nome del vincitore della corsa dello stadion, il quale doveva accendere il fuoco dei giochi successivi. Tutto nacque qui... nel 776 a.C. , allo stadio di Olimpia...

Santorini

L’isola di Santorini si trova a sud della catena delle Cicladi. Anche se molti si riferiscono a Santorini come un’isola singola, in realtà sono un gruppo di cinque isole: Thira, Thirassia, Palia Kameni, Nia Kameni e Aspronisi che costituiscono il bordo di un antico cratere vulcanico.
Nel 1627 a.C. ci fu un terremoto spaventoso seguito da una catastrofica eruzione vulcanica. Il successivo inabissamento della caldera del vulcano, lasciò emergere solo le punte più alte: le cinque isole summenzionate.
Santorini alias l'isola di Thera e l'esplosione che distrusse la civiltà minoica. Uno tsunami con onde dai 35 ai 150 metri raggiunse l'isola di Creta, distante 110 km. L'eruzione liberò nell'atmosfera 100 km cubici di materiali piroclastici, quattro volte superiore alla quantità rilasciata nell'esplosione del Krakatoa.
Un'immane tragedia, uno di quegli sconvolgimenti epocali che coinvolgono civiltà distanti fra loro migliaia di chilometri. Si pensa che Platone trasse indirettamente ispirazione da questo evento quando si riferì alla scomparsa di Atlantide.

Una mattina, belli belli, con la nostra elegante ed affusolata Costa Mediterranea, arriviamo a Santorini. Tiro la tenda della cabina, ed ancora insonnolito ecco lo spettacolo che mi si presenta.


Il riverbero è fortissimo, e socchiudendo gli occhi stento a mettere a fuoco. Qualcosa di misterioso emana da questi luoghi. Scogliere a picco, alte 3-400 metri. Nerissime, brulle, inospitali, con la strada che faticosamente si inerpica a zig-zag. Sulla cima si intravedono case bianche, ancora indistinte.
Una potenza malefica, l'eco di sottofondo di una tragedia consumata, di morte e di terrore, aleggia come sospesa. Mi fa ripensare a quando passo vicino alla diga del Vajont, altissima, grigia, in quella forra paurosa, e trattengo il respiro, contemplando il muro di cemento.
Come un novello Ulisse scruto l'isola cercando di decifrarne i segreti, ma a poco a poco mi lascio conquistare dalla bellezza dei suoi villaggi bianchissimi, con le case a strapiombo, dai suoi colori su cui predomina l'azzurro delle finestre, delle cupole delle numerose chiese, degli ombrelloni, dalle stradine piene di turisti.



Visitiamo il villagio di Oia, sull'estrema punta nord dell'isola e poi ripiombiamo a valle, con una ripidissima e veloce teleferica. Ci accomiatiamo da un luogo incantevole, stregato, e con nostalgia ammiriamo quei paesini sparpagliati sulla sommità, come zucchero a velo su una gigantesca torta di cioccolato.


Ed ecco a coronare queste bellezze, un filmato con la musica del sublime Vangelis e la voce dell'indimenticabile Irene Papas...

Giza


La grande piramide di Cheope. Ci sono molti modi di avvicinarla, infiniti punti da cui riprenderla; questo è quasi furtivo, come un serpente che striscia fra i sassi, di chi cerca di spiarla senza farsi vedere...

Il passato è lo specchio del futuro


Pensa che prima di noi si è consumata una parte
del tempo eterno, senza toccarci.
E' questo lo specchio che Natura ci offre
dopo la morte : il futuro.
Vedi tu forse in quel vuoto niente di triste,
un segno che ti spaventi ?
O non è quella una quiete più certa del sonno ?

Lucrezio " De Rerum Natura " (III, 970-975)

Versi di una bellezza cristallina, di una profondità distaccata, serena. Sembra di riascoltare " E'l naufragar m'è dolce, in questo mare ". Non per niente Leopardi, anch'egli poeta e filosofo, conosceva benissimo Lucrezio.
Siamo portati a considerare sempre, con sgomento, il tempo in cui non saremo più. Ognuno di noi si pone di fronte alla morte, di fronte al " dopo "  in maniera differente.
Lucrezio, da epicureo, sposta il problema ; ma se Epicuro ci fa capire l'impossibilità di " incontrare " veramente la morte, perchè essa viaggia all'infinito su un binario parallelo, dove essere e non essere non possono coesistere, qui c'è qualcosa di più.
Il tempo, l'eterno, viene sapientemente sfruttato. Il tempo ci precedette " senza toccarci ", senza nuocerci, senza portare tristezza nei nostri cuori.
E come così fu, prima di noi, così sarà, dopo di noi. Il passato come specchio del futuro, e viceversa. Se possiamo guardare con occhio sereno a quando non esistevamo ancora, se possiamo concepire un mondo senza di noi, così dobbiamo immaginare il futuro : " una quiete più certa del sonno " .

Aggiungo un'altra traduzione, anch'essa molto bella :

Volgiti a considerare parimenti come nulla siano state per noi
le età dell'eterno tempo trascorse prima che noi nascessimo.
Questo è dunque lo specchio in cui la natura ci presenta
il tempo che alfine seguirà la nostra morte.
Forse in esso appare qualcosa di orribile, forse si vede qualcosa
di triste? Non è uno stato più tranquillo di ogni sonno?

Le formiche



Magnifico filmato. Quello che risalta non è il gigantesco aereo, il maestoso Airbus A380: l'aereo civile di gran lunga più grande e possente del mondo; no... è l'infaticabile lavoro dell'uomo, di questo esercito di formiche operaie e sullo sfondo migliaia di imprese, di tutte le dimensioni.
Un titanico sforzo, una comunione d'intenti, quando vuole l'uomo riesce a creare incredibili cose.

Scontro


" Ladies and gentleman, this is "... la Galassia di Andromeda, la più vicina alla nostra Via Lattea. Situata nella costellazione di Andromeda, dista dalla Terra circa 2,5 milioni di anni luce. E' l'oggetto più lontano visibile ancora ad occhio nudo.
Ha mille miliardi di stelle, diametro 141.000 anni luce, massa 1,23 x 10^12 M_ , cioè 1.230 miliardi di volte la massa del sole. La Via Lattea ha una massa superiore, 1.9 x 10^12 M_, diametro di 150.000 anni luce, ma ha molte meno stelle.
Diciamo che sono gemelle, sebbene la nostra ha una struttura diversa, a spirale con barra trasversale.

Random ?



Purtroppo viviamo in un mondo imperfetto, un riflesso delle nostre idee astratte, delle esatte formule matematiche e non scorgiamo che le ombre, nella caverna di Platone.
Come non raggiungeremo mai lo zero assoluto, sebbene sappiamo dove sia esattamente: a -273,15 °C , così un numero casuale, veramente, assolutamente casuale, non sarà possibile elaborarlo.
L'attrito è ineliminabile, e le leggi sull'inerzia dei corpi, datanti addirittura a Galileo, sebbene magnifiche, valgono solo in astratto. E così non esiste il vuoto assoluto, e la piuma non potrà mai dimostrare di poter raggiungere, nella caduta, il piombo.

Il tavolo, questa convenzione !

Senza scomodare le idee di Platone, quando parliamo come facciamo a comprenderci ?
Un bambino, a poco a poco, apprende il linguaggio: ad un nome corrisponde una cosa, un oggetto. Poi, col tempo, impara che ci sono nomi più complessi che esprimono idee, sentimenti, stati d'animo.
Ma la parola esprime un'idea alla quale l'oggetto si adatta, o è viceversa ?
Dall'esperienza vengono le idee o le idee permeano, rendono intelligibile, l'esperienza ?
Prendiamo un tavolo: se io dico, o scrivo, " TAVOLO " , ognuno di voi capisce a cosa mi riferisca, e mentalmente se lo raffigura.

Shutter island

Appena visto: buono l'inizio, l'atmosfera, le musiche. Man mano che la trama procede, l'entusiasmo si smorza, e compare una sensazione di deja vu.
In effetti ho una buona memoria visiva, ed il mio cervelletto ha come hobby quello di fare connessioni, correlazioni, trovare leitmotiv nascosti. Non avrò una grande cultura cinematografica, ma i film, quelli belli, mi rimangono, e senza volere a volte riaffiorano.
Quando ho visto Max von Sydow mi è venuto in mente il cineforum, da ragazzo. Quei tremendi film di Bergman in bianco e nero: una palla mostruosa, mai capito niente. Mi è rimasta la scena del povero von Sydow che gioca a scacchi nei panni della morte, e poco altro...

Dalle Alpi alle piramidi

Sono andato a vedere Brignano a teatro. Bravissimo, anche se tra televisione, Zelig e Youtube, ormai conosco a memoria quasi tutto il suo repertorio. Alla fine, è stato chiesto a gran voce dal pubblico, come bis, il pezzo sui dialetti.


Ormai un classico, anche se ha illustri precedenti con Dario Fo, che faceva una carrellata di lingue, più che di dialetti, e con Proietti. In tutti questi pezzi, che chiamare gag è estremamente riduttivo, con un colpo di genio viene colta l'essenza fonetica di un dialetto o di una lingua, alla quale corrisponde l'impronta caratteriale di un popolo.
Le parole non sono e non devono essere comprensibili, le frasi non hanno alcun significato, eppure il messaggio è straordinariamente chiaro.
Contribuisce certamente la mimica, il linguaggio del corpo, il tono, ma quello che viene evidenziato con incredibile sintesi, è il ritmo cadenzato, il variare in ampiezza delle vocali, le consonanti più o meno strascicate, tutto quello, insomma, che fa riconoscere immediatamente la provenienza di chi ci sta di fronte.
Perfino chi non conosce quel particolare dialetto, capisce cosa l'attore voglia dire, anche se in realtà non dice nulla...
Si ritorna un po' bambini, quando il suono inizia a poco a poco a prendere forma, a diventare oggetto.
E come dei bambini abbiamo chiesto a gran voce proprio questo pezzo sui dialetti, sebbene la gran parte di noi, ne sono sicuro, l'avesse già sentito più volte. E' come da piccoli, che chiedevamo alla mamma, o al papà, di raccontarci una storia per addormentarci, e sceglievamo sempre quella, la nostra preferita.
Perchè proprio il pezzo sui dialetti ? E perchè riscuote tanto successo sia al Nord che al Centro che al Sud ?
Perchè, e non è vuota retorica, siamo tutti Italiani, e amiamo questo nostro paese, fatto di mille diversità. Ognuno conosce i difetti dell'altro, ma come fra amici di vecchia data, ci si scherza sopra senza paura di essere fraintesi, senza timore di ferire.
Poi lo spettacolo finisce, gli applausi scroscianti si fanno a poco a poco più radi, ci si alza in piedi, infilando il giaccone. Il momento magico è ormai passato, ci siamo già richiusi in noi stessi. Il vicino, che prima rideva a squarciagola, ci guarda un po' imbarazzato.
Una folla di guelfi e ghibellini lascia mestamente, in fila silenziosa, il teatro.

E ad un tratto il ricordo m'è apparso

Una delle pagine più alte della letteratura mondiale.
Marcel Proust, " Alla ricerca del tempo perduto " . Combray.
Sembra quasi di assistere in prima persona ad una scoperta scientifica, di osservare da vicino il colloquio fra Freud ed una sua paziente, di guardare attraverso il microscopio di Sabin, di essere sul bordo della torre di Pisa, mentre Galileo lascia cadere un sasso.
Le profondità dell'animo vengono sondate da una luce purissima, netta, affilata. Strati di coscienza sempre più antichi vengono dipanati come gomitoli incantati.
Il corsivo, nella frase che ho ripreso come titolo del post, è mio.

Paranormal activity

Scaricato e visto. Non svelo il finale (debole). Buona la tensione, anche se lo stratagemma della macchina da presa in soggettiva non è nuovo (Rec etc.) e sta prendendo sempre più piede .
Originale invece il dettaglio tecnico che lo spettatore veda in basso a destra quanto tempo passa, e così , scrutando quei numeri che scorrono veloci, diventa emozionante constatare che, per esempio, la protagonista ad un certo punto rimane a fissare in piedi, vicino al letto, il compagno per due ore senza muoversi. Ma per coglierlo occorre essere degli osservatori...

Darwin e l'entropia

Sono un darwinista, e considero la teoria della selezione naturale, una delle maggiori conquiste dell'umanità. Mi piace la statistica, le probabilità, e mi ha sempre affascinato l'entropia. Metteteci dentro recenti letture su Dembski ed il creazionismo, shakerate a dovere, ed avrete un cocktail spero gradevole : questo post.

Infiniti

LINK Qui potete leggere, per intero, il racconto di Borges : " La Biblioteca di Babele " . Non è lungo, ma in compenso è incredibile, angosciante, inestricabile.
Lascia una strana impressione, questa biblioteca, come un senso di nausea : tutto è stato GIA' scritto, la verità e l'inutilità assoluta, la scienza ed il caso.
Il lettore cerca di immaginarsi, invano, l'estensione tridimensionale di questa biblioteca, aggirandosi claustrofobicamente per corridoi senza fine. Come un topo kafkiano , vaga in questo labirinto di scaffali, di ringhiere, di polvere, di pazzia.
Stanze esagonali, cinque vasti scaffali, pieni di libri, per ciascuno dei cinque lati, per un totale di 25 scaffali; il sesto lato è un corridoio che collega la stanza ad altre, identiche.
Il numero di pagine di ciascun libro è fisso, 410, e così le righe, 40, il numero di caratteri per riga, 40, ed il numero di simboli ortografici impiegati , 25 , costituiti da 22 lettere, il punto, la virgola e lo spazio.
Questi libri sono stati scritti (da chi ? ) a caso, forse dalla scimmia instancabile capace di ri-scrivere le opere intere di William Shakespeare...
Sebbene queste " limitazioni " rendano il numero di libri " scrivibili " in teoria, finito, la vertigine che si prova, leggendo il racconto di Borges, è proprio il contatto diretto, materiale, palpabile, con l'infinito.
Infinito forse perchè, come dice Borges, riprendendo il concetto dell'eterno ritorno nietzschiano :

« Io m’arrischio a insinuare questa soluzione: La Biblioteca è illimitata e periodica. Se un eterno viaggiatore la traversasse in una direzione qualsiasi, constaterebbe alla fine dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso disordine. »


E' come sporgersi da quelle basse ringhiere e fissare con orrore il vuoto, come guardarsi ad uno specchio avendo dietro un altro specchio.

«Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro.» (Nietsche)

Ogni volta che l'intelletto umano si accosta, speculativamente, al concetto di infinito, la mente vacilla, la ragione si rifiuta di proseguire oltre.
Cantor, numeri transfiniti, cardinalità, ipotesi del continuo, infinito assoluto...

"[...] e'l naufragar m'è dolce, in questo mare "

Il granello di sabbia


Un viaggio dalla Terra ai confini dell'universo osservabile. Sebbene le ultime immagini ricordino in modo impressionante lo stupendo " 2001 : Odissea nello spazio" di Kubrick, questo non è un film ! E' una ricostruzione, del Museo Americano di Storia Naturale (AMNH), ottenuta con dati reali, ovviamente quelli di cui disponiamo oggi...
Dal " contachilometri " in basso, che misura le distanze in unità luce, si deduce che stiamo viaggiando ad una velocità di molto superiore a quella della luce; altrimenti andando solo a 300.000 km/sec , dovremmo impiegare una quindicina di miliardi di anni per arrivare al " bordo dell'universo ".
Sono arrivato a questo filmato, non so più come, tramite questo blog " Varianza Cosmica ", mica bruscolini. Gli autori sono tutti fisici o astrofisici. Il commento finale al filmato, di Daniel Holz, che, tanto per gradire, lavora a Los Alamos, è :
" [...] But, still, in the grand scheme of things, we’re a grain of sand in a vast and beautiful ocean. We’re totally irrelevant. I find this to be oddly reassuring and calming " .
Certamente, ma al di là del senso di vuoto, e di tranquillo stupore, nel vedere questo "granello di sabbia " perdersi nel disegno generale, quasi dimenticato da Dio, quello che più mi ha colpito, " going home ", ritornando a casa, è l'unicità, la preziosità, la bellezza di questa nostra piccola Terra. Non so quante altre ce ne siano, in giro, (vedi il post sull'equazione di Drake ed il paradosso di Fermi QUI), ma più che irrilevante, la nostra amata (ed odiata) Terra, è piuttosto una rara perla, una sfida impossibile alla teoria delle probabilità, un coagulo di bassissima entropia, di eccezionale ordine, un dono di Dio...
Quando giungiamo all'orizzonte cosmico dello spazio e del tempo, in un universo giovanissimo, dopo il bagliore residuo del Big Bang, finalmente viriamo, e torniamo indietro, " back to our home ".
Vaghiamo al buio, un buio ostile, sconosciuto, illuminato da strane luci, finchè, dopo un po' , riconosciamo la Via Lattea . Il senso di apprensione finalmente si scioglie quando, fra migliaia di stelle, inquadriamo il Sole; e poco dopo, le familiari orbite dei pianeti. Puntiamo il terzo, si... proprio quello... è lei, è la Terra... è bellissima !

Zombi

" E vennero su dall'Erebo le anime dei morti:
giovani spose e fanciulli vecchi che molto soffrirono,
e tenere vergini provate dal dolore precoce,
e schiere d'uomini trafitti da aste di bronzo,
morti sul campo, con le armi rosse di sangue;
a torme s'affollavano intorno alla fossa,
chi di qua, chi di là, con urla sovrumane;
ed io fui preso da pallida paura. "

La terra dei morti (XI, vv . 37-44) (Odissea, trad. Quasimodo)

Superba la traduzione di Quasimodo. Questo brano è di un'intensità eccezionale, ha una plasticità, una potenza evocativa unica. C'è il dramma, l'attesa, la suspense di un grande film dell'orrore. " E vennero su dall'Erebo "... queste anime che salgono piano piano, a migliaia, come zombi in un film di Romero: i movimenti lenti, inquietanti.
E' il numero che genera il terrore: l'affollarsi ad una ad una, e d'improvviso già sono una moltitudine; come gli uccelli del film di Hitchcock.
Sono anime sofferenti, che mantengono la loro umanità, anche se la natura ultraterrena viene improvvisamente svelata da quelle urla " sovrumane ", che fanno letteralmente sbiancare il lettore, oltre al narratore.