C’è sempre quello che c’è, e mai quello che dovrebbe esserci

" Vorrei, vorrei… Ma c’è sempre il sole quando il sole splende e la notte quando la notte scende. C’è sempre la ferita quando la ferita fa male e il sogno quando il sogno ci culla. C’è sempre quello che c’è, e mai quello che dovrebbe esserci, non perché fosse meglio o peggio, ma perché fosse diverso. C’è sempre… " (Pessoa, Il libro dell'inquietudine)

Ancora lui, il solito Pessoa, ormai dovrei dire il "mio" Pessoa. Non c'è riga di quel libro che non mi piaccia, non c'è immagine poetica che non senta in qualche modo mia, non c'è riflessione filosofica che non apra panorami forse già esplorati, ma condensati in modo impeccabile e visti da angolature nuove.
" C’è sempre quello che c’è, e mai quello che dovrebbe esserci...[]" 
Frase apparentemente banale, lapalissiana, ma che apre squarci filosofici immensi. Cos'è il determinismo ? Cos'è il principio di indeterminazione ? Einstein contro i quanti ?
Se una palla scorre sul morbido panno verde e ne colpisce un'altra, e questa un'altra ancora, queste traiettorie "avrebbero potuto" essere diverse ? Posso calcolarle in anticipo conoscendo "tutti" i fattori ? O rimane un grammo di incertezza, quel quid capriccioso ed indeterministico che rende il calcolo impossibile ?
Se arrivo ad un semaforo e quando scatta il giallo decido di fermarmi , avrei "veramente" potuto scegliere altrimenti ? Come sarebbe stata la mia vita se fossi passato ? A parte facili battute, tipo che avrei potuto stirare la vecchina che attraversava, esiste veramente il libero arbitrio ? O dato che ero un po' triste, e lo stomaco mi faceva male per l'iperacidità gastrica, e la giornata era uggiosa, ho deciso, perchè inevitabile, di fermarmi ? Se fossi passato, vecchietta permettendo, adesso sarei 3-400 metri più in là, la mia vita sarebbe stata completamente diversa, sarei nel mondo del futuro, dell'impossibile, del mai nato, del non accaduto.
C'è una penna sulla scrivania, decido di prenderla in mano... anzi no... o forse sì... no ! Perchè ho deciso di no ? Perchè mi andava... si ma perchè "alla fine" ho deciso di no ? La moneta che lancio in aria compirà un certo numero di rotazioni, cadrà con una certa angolazione, rimbalzerà esattamente due volte, anzi tre perchè incontrerà un sassolino sulla strada, croce. Avrebbe potuto essere testa ? Certo... ma perchè proprio "questa" volta è venuto croce ?
Sapete che è quasi impossibile creare un algoritmo che generi numeri assolutamente casuali ? Non ci resta che prendere sequenze dei decimali del pi greco. Il caso non è di questo mondo, alla faccia della statistica e del suo squallido 50%.
C'è un motivo, deterministico, per cui tutto quello che accade accade e non "non accade". Non esistono centinaia di vite parallele, di universi possibili, che scorrono accanto a noi, ignari. O almeno... questo è quello che vediamo, quello che, almeno a me (e ad altri incalliti deterministi), pare. Ma , onestamente, sfido chiunque ad "accorgersi" che il suo tempo dipende dalla velocità con cui si muove, così come all'astronomo medioevale pareva ovvio che la terra fosse immobile ed il sole le girasse attorno. L'ultima parola non è detta, ovviamente, ed ancora una volta rimango affascinato dal poeta-filosofo :

" C’è sempre quello che c’è, e mai quello che dovrebbe esserci...[]" 

Zenone aveva torto

Ogni tanto mi diletto a leggere libri di fisica, quest'ultimo mi è stato regalato da un amico. "La realtà non è come ci appare" di Carlo Rovelli.
Inizio grandioso, partendo dalla filosofia, da Mileto. Lettura scorrevole e piacevole. La relatività ed i suoi affascinanti paradossi. Poi, inevitabilmente, quando quella bestia della quantistica si fa avanti, le cose si complicano. Perfino Einstein la detestava, anche se non è mai riuscito a distruggerla, come in cuor suo desiderava.

Una cosa mi ha colpito, cito :
"La predizione centrale della teoria dei loop è proprio che lo spazio non sia un continuo, non sia indivisibile all'infinito, ma sia formato da "atomi di spazio". Piccolissimi: un miliardo di miliardi di volte più piccoli del più piccolo dei nuclei atomici.".... "In particolare, il volume (per esempio il volume di un cubetto) non può essere arbitrariamente piccolo. Esiste un volumetto minimo. Non esiste spazio più piccolo di questo volumetto minimo. Esiste un "quanto" minimo di volume. Un atomo elementare di spazio ".

Poi l'autore mi precede nel paradosso di Zenone di Achille e la tartaruga e così si spiega come "effettivamente" l'eroe greco possa raggiungere la lenta bestiolina.
Però fermiamoci a riflettere... già si sapeva che la stragrande maggioranza della materia è "vuota"; se potessimo eliminare lo spazio che c'è, fra il nucleo di un atomo, ed i suoi elettroni, la Terra si ridurrebbe alla grandezza di un'arancia ! Mentre tocco questa scrivania, in realtà sfioro un vero e proprio colabrodo, e la mia mano "galleggia" con gli elettroni degli atomi più superficiali della pelle che vengono respinti da quelli del legno...
La corsa al più piccolo non è mai finita, arrivati all'atomo lo hanno messo sotto la lente d'ingrandimento ed è comparso il nucleo: protoni e neutroni. Hanno rotto il nucleo e creato la bomba atomica. Sono saltate fuori decine di particelle, quark, muoni, bosoni, nomi improponibili in una babele di palline piccolissime quasi senza materia, che sfrecciano a velocità prossime a quelle della luce. E altre ne verranno, ma ci sarà un limite, uno stop invalicabile : quel piccolissimo cubetto elementare di spazio oltre il quale non sarà possibile andare.

L'infinito è scomparso, l'infinitamente piccolo. La mente umana da sempre ha vacillato contemplando l'idea dell'infinito ed ora, finalmente, sappiamo che esiste un mondo fatto di mattoncini lego "primordiali", ultimi. Il finito si è riappropriato dell'universo e paradossalmente il tutto è più a misura d'uomo. "L'uomo è misura di tutte le cose" diceva Protagora.
Vado a dormire più soddisfatto, con quel cubetto sotto al cuscino...