Olimpia : la sfida !

Lo stadion (o stadio) era un'antica gara di corsa, parte dei Giochi Olimpici e dei Giochi Panellenici.
Esistevano altri tipi di gare di corsa, ma lo stadion era la più prestigiosa; il vincitore veniva spesso considerato come il vincitore degli interi Giochi e per secoli l'olimpiade prendeva il nome del vincitore della corsa dello stadion, il quale doveva accendere il fuoco dei giochi successivi. Tutto nacque qui... nel 776 a.C. , allo stadio di Olimpia...

Poteva contenere 40.000 spettatori ! Non aveva tribune, si sedevano ai bordi, sul prato leggermente inclinato. Il rettilineo era lungo 198,27 metri. Una misura che divenne standard : lo " stadio " greco appunto. Secondo gli antichi Greci dopo circa 200 metri veniva meno la capacità di mantenere la massima velocità, cosa che viene confermata anche dalle gare odierne.

Adesso immaginate di sentire la musica di Rocky quando sale le scale... state per entrare nello stadio più famoso dell'antichità, i migliori atleti dall'Ellade e da tutte le sue colonie sono giunti fino a qui, oggi... per sfidarsi... e tu sei fra quelli, e stai per passare sotto questa porta, questo arco magico che ti consacrerà all'eternità.


Ed eccoti finalmente, pronto alla partenza. La signorina al tuo fianco ha settato l'otturatore della potente Laika a 1/250 di secondo perchè non è sicura di riuscire a riprenderti. Saggiamente hai voluto proteggerti dalla calura, e nella mano sinistra stringi una piantina del sito... non si sa mai... 200 metri sono 200 metri.


Sentivo al mio fianco l'ombra di Achille... " piè veloce "... il mirmidone. Solo uno di noi due sarebbe arrivato laggiù, al confine indistinto dove un'identica striscia di pietra scanalata avrebbe segnato il traguardo. Per l'altro l'onta della sconfitta ed il freddo regno dell'Ade...
Al via sfreccio a velocità incredibile, la Laika riesce appena ad  immortalare la tremenda, straripante e nello stesso tempo plastica azione... il Rolex al mio polso scandisce a fatica il ritmo frenetico delle falcate.


Ed ecco che taglio il traguardo, e dall'inerzia stento a fermarmi. Il sorriso del vincitore, le braccia protese...


Mi volto a cercare con lo sguardo Achille, ma invano, la sua ombra è sparita, forse ritornata al silenzio dei secoli passati. Un giorno, nell'Ade, ripensando a questa sfida (sebbene persa) confiderà mestamente ad Odisseo :

" Vorrei esser bifolco, servire un padrone, un diseredato, che non avesse ricchezza, piuttosto che dominare su tutte l’ombre consunte " (Odissea XI, 489-491).

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