Εὐθύφρων


Solo qualche brano dell'Eutifrone che mi ha particolarmente colpito. Il dialogo ha uno schema preciso e ben congegnato, pur mantenendo la freschezza di una "conversazione" a ruota libera...

"Ora dimmi dunque, per Zeus, quello che poco fa sostenevi di conoscere sicuramente: cosa è mai quello che sostieni è santo e non santo riguardo l'omicidio e tutte le altre questioni? Il santo dunque non è identico a se stesso in ogni azione, e l'empio, a sua volta, non è il contrario di tutto ciò che è santo, ed esso poi è simile a se stesso e contiene una sola forma rispetto all'empietà, tutto ciò che sta per non essere santo?"

Inizia la grande epopea della filosofia, la ricerca dell'essenza, dell'idea, ideale, archetipo, minimo comun denominatore che è dietro alle cose e ne permea l'esistenza. Che ci fa riconoscere una cosa come bella, anche se non riusciamo a definire cos'è il bello, che ci permette di comunicare, di comprendere, di trasferire la conoscenza, di dialogare.
Una ricerca mai finita, di qualcosa che è lì a due passi, davanti a noi, ma non possiamo toccare, raggiungere, definire, comprendere.
Segue un esempio di logica stringente, in cui l'interlocutore vede sbriciolarsi una dopo l'altra le sue errate convinzioni...
EUTIFRONE: Ma io direi che questo è il santo, quello che riesce caro a tutti gli dèi; e il contrario invece, quello che tutti gli dèi odiano, è il non santo.
SOCRATE: Orbene, Eutifrone, dobbiamo riconsiderare se è detto bene questo, o vogliamo lasciare correre. E senz'altro l'accettiamo noi stessi e anche gli altri, solo che qualcuno dica che qualcosa sta così, convenendo che sta proprio così? O dobbiamo esaminare bene cosa dice colui che parla?
EUTIFRONE: Dobbiamo esaminare bene; anche se io credo che questo, ora, sia detto proprio bene.
SOCRATE: Lo sapremo meglio alla svelta, mio buon amico. Considera dunque questo fatto: il santo, proprio perché è santo, è amato dagli dèi, oppure è santo perché è amato da essi?
EUTIFRONE: Non so cosa vuoi dire, o Socrate.
SOCRATE: Ma io tenterò di dirlo più chiaramente. A proposito di una cosa noi diciamo che è portata e porta, che è condotta e conduce, che è vista e vede. E tu comprendi bene che tutte queste cose sono diverse le une dalle altre e in che cosa sono diverse?
EUTIFRONE: A me pare proprio di capire.
SOCRATE: E dunque anche la cosa amata non è forse diversa dall'altra che ama?
EUTIFRONE: Come no?
SOCRATE: Ora rispondi: la cosa portata è portata perché si porta o per qualche altra causa?
EUTIFRONE: No; proprio per questo.
SOCRATE: E allo stesso modo la cosa condotta perché viene condotta e la cosa vista, perché viene vista?
EUTIFRONE: Certamente.
SOCRATE: Dunque una cosa non perché è veduta, per questo si vede, ma al contrario, perché si vede per questo è veduta, e neppure perché è condotta si conduce, ma perché si conduce proprio per questo è condotta, né perché è portata, si porta, ma proprio perché si porta è portata. É chiaro, ormai, Eutifrone, quello che voglio dire? Voglio dire questo: che se avviene una cosa o subisce un qualche fenomeno, non perché è avvenuta essa avviene, ma poiché avviene è avvenuta. E non patisce perché è paziente, ma perché è paziente patisce. O non sei d'accordo così?
EUTIFRONE: Io sì.
SOCRATE: Dunque anche l'amato non è cosa che è avvenuta e che subisce alcun ché da un'altra cosa?
EUTIFRONE: Ma certo.
SOCRATE: E allora anche questo sta così come ai punti precedenti: che non perché è amata una cosa viene amata da coloro che l'amano, ma proprio perché si ama, viene amata?
EUTIFRONE: Per forza!
SOCRATE: Ma intorno al santo allora cosa vogliamo dire, o Eutifrone? Non viene amato, secondo il tuo discorso, da tutti gli dèi?
EUTIFRONE: Certo.
SOCRATE: Dunque è amato per questo, perché è santo, o per qualche altra ragione?
EUTIFRONE: No, ma per questo.
SOCRATE: Dunque perché è santo viene amato, e non perché viene amato è santo?
EUTIFRONE: Pare così.
SOCRATE: Ma perché è amato dagli dèi è amato ed è anche caro agli dèi?
EUTIFRONE: Come no?
SOCRATE: Dunque non è santo ciò che è caro agli dèi, o Eutifrone, e neppure è santo ciò che è caro agli dèi, come tu dici, ma questo è tutt'altra cosa da questo.
EUTIFRONE: Come dici, o Socrate?
SOCRATE: Perché abbiamo concordato che il santo perché si ama è santo, ma non perché è santo in quanto si ama. Non è così?
EUTIFRONE: Sì.
SOCRATE: Concordiamo poi che ciò che è caro agli dèi, perché è amato dagli dèi, proprio per questo essere amato è caro agli dèi, ma non perché è caro agli dèi, per questo viene amato.
EUTIFRONE: Dici il vero.
SOCRATE: Ma, se fossero la stessa cosa ciò che è caro agli dèi e il santo, se il santo veniva amato proprio per il fatto di essere santo, anche ciò che è caro agli dèi sarebbe amato proprio per il fatto di essere caro agli dèi; se poi ciò che è caro agli dèi, era caro agli dèi proprio per il suo essere amato dagli dèi, anche il santo sarebbe santo proprio per l'essere amato dagli dèi. Ma tu comprendi bene che queste due cose stanno in maniera opposta e che sono assolutamente diverse l'una dall'altra. Infatti l'una è tale da essere perché è amata; l'altra poi, perché è tale da essere amata. Ma tu rischi, Eutifrone, mentre io ti chiedo cosa mai è il santo, di non volere manifestarne a me l'essenza, ma di dirmi, intorno a questo, solo una qualità accidentale, un qualcosa che codesto santo ha provato, come appunto l'essere amato da tutti gli dèi; ma cosa poi non l'hai ancora detto. Ma se per te è cosa grata, non tenermela nascosta, ma dimmi ancora un'altra volta da capo che cosa mai è il santo; sia che venga amato dagli dèi, sia che qualunque cosa abbia a provare; non è infatti intorno a questo particolare che ci saranno differenze tra noi. Ma dimmi dunque con cura cos'è il santo e cosa il non santo?


Ed ecco una straordinaria teoria degli insiemi...

SOCRATE: Dunque, anche prima, dicendo una cosa simile, io ti chiedevo: ove è il giusto, lì è anche il santo? Oppure dove è il santo, ivi è anche il giusto, ma dove è il giusto, non sempre lì è anche il santo. Il santo infatti è parte del giusto. Dobbiamo dire così, o a te pare altrimenti?
EUTIFRONE: No, così. Mi pare proprio che tu dica bene.
SOCRATE: Bada, ora, a quel che segue. Se il giusto è parte del santo, occorre che noi, a quanto pare, troviamo quale parte del giusto sia il santo. Così se tu mi chiedessi qualcuna delle cose di poco fa, per esempio, quale parte del numero è il pari, e quale si trovi a essere questo numero, io dovrei risponderti che è quello che non è scaleno, ma isoscele. Non sembra così anche a te?


Segnalo che la traduzione integrale è diponibile QUI .

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