Apologia di Socrate

Nel trituracarne Socratico (Platonico) questa volta cade l'affermazione che Socrate non crede negli Dei... la macina della logica si mette in movimento...

MELETO - "Dico questo: che tu assolutamente non credi negli dèi".

[...] SOCRATE - "Ci può essere qualche uomo, o Meleto, il quale creda che esistano cose umane e non creda, invece, che esistano degli uomini?".
"Bisogna che risponda, o cittadini, e che non faccia sempre confusione. Ci può essere qualcuno che non crede che esistano cavalli e che, invece sia convinto che esistano cose che riguardano i cavalli? O qualcuno che non pensi che esistano suonatori di flauto, e che pensi, al contrario, che esistano cose che riguardano il suonare il flauto?".
"Non c'è, o carissimo; e se tu non vuoi dirlo, lo dico io, a te e agli altri che sono qui presenti! Ma tu rispondi almeno a ciò che segue a questo. Ci può essere qualcuno che creda esistano forze demoniache, ma che non creda esistano dèmoni?".
MELETO - "Non c'è".

SOCRATE - "Mi hai fatto cosa gradita nel darmi risposta, anche se a mala pena e per costrizione di quelli che sono qui presenti. Dunque, tu sostieni che io credo e che insegno che esistano cose demoniache; orbene, che tali cose siano nuove o che non lo siano, stando al tuo discorso, in ogni caso, io crederei che esistano realtà demoniache e ne hai fatto anche giuramento nel tuo atto di accusa. Ma se io credo nell'esistenza di cose demoniache, allora è veramente necessario che io creda che esistano anche dèmoni. Non è così?".
"E' proprio così. Suppongo che tu sia consenziente, dal momento che non fornisci una risposta. E i dèmoni non diciamo che siano dèi o figli di dei? Dici sì, o no?".
MELETO - "Certamente".
SOCRATE - "Dunque, se io credo, come tu sostieni, che esistano dèmoni, e se i demoni sono certi dèi, proprio questo risulta essere quello che io dico che tu presenti come enigma e che fai per gioco; intendo il tuo affermare che io non credendo che esistano gli dèi credo all'opposto che ci siano dèi perché credo che esistano dèmoni. Se, poi, i dèmoni sono certi figli spuri di dei, che sono nati da ninfe o da altre madri di cui si racconta, allora quale uomo potrà ritenere che esistano figli di dèi, ma che non esistano dèi? Sarebbe una cosa assurda, proprio come se uno credesse che esistano figli di cavalle e di asini, ossia i muli, ma non credesse che esistano cavalle e asini.
"Ma è impossibile, Meleto, che tu abbia presentato questo atto di accusa, se non al fine di sottopormi alla prova, oppure perché ti trovavi in imbarazzo nell'imputarmi una vera colpa. Ma per riuscire a convincere qualcuno, anche se abbia poca intelligenza, che la stessa persona non possa credere che esistano cose demoniache e cose divine, e che d'altra parte quella medesima persona possa non credere che esistano né dèmoni né dèi né eroi, non c'è mezzo possibile".
Dunque, cittadini ateniesi, mi pare che non ci sia bisogno di una lunga difesa per convincere che io non ho la colpa che mi viene imputata nell'atto di accusa di Meleto. Sono sufficienti queste cose che ho detto. Ma quello che vi dicevo all'inizio, ossia che contro di me è sorto in molti un grave odio, sappiate bene che è vero.

In questo brano considerazioni sulla morte, di una profondità abissale e sublime poesia...

" Cerchiamo anche per altra via di vedere come c’è molto da sperare che la morte sia un bene. Morire infatti è una delle due cose: o è un precipitare nel nulla, per cui il morto non ha più sentimento di alcuna cosa; o è, secondo che si dice, un transito e una trasmigrazione dell’anima da questo luogo ad un altro. Se è un precipitare nel nulla e un cessare di ogni sensazione, quasi come un sonno in cui nulla si vede, neppure il sogno, gran guadagno allora è la morte. Se si considera infatti una di quelle notti in cui si è dormito profondamente senza nulla vedere, neanche lo stesso sogno, e si raffronta alle altre notti e giorni della propria vita e si dovesse decidere, dopo aver riflettuto, per stabilire quante notti e giorni si sono vissuti meglio e più dolcemente di quella, immagino che non solo l’uomo comune, ma lo stesso grande Re in persona, troverebbe queste ben poco numerose rispetto alle altre. Se tale dunque è la morte, gran guadagno essa è, perché allora l’infinito tempo è una sola e unica notte. Se poi la morte è una trasmigrazione da qui ad altro luogo, ed è vero quel che si dice, cioè che là dimorano tutti i morti, qual bene, o giudici, potremmo noi allora aspettarci maggiore di questo? Se, giungendo nell’Ade, dopo esserci liberati da questi qua che si danno il nome di giudici, si troveranno i veri giudici, quelli che anche là giudicano, Minosse, Radamànto, Eaco e Trittolèmo e tutti gli altri semidei che in vita furono giusti, sarebbe forse da disprezzare tale trasmigrazione? O al contrario, non sarebbe essa di tal valore da pagare qualsiasi prezzo pur di potere conversare con Musèo, Orfeo, Esiodo e Omero? "

"perché allora l’infinito tempo è una sola e unica notte"...
Omero ? Shakespeare ? Non ne trovo altri alla pari... la frase con cui si chiude il dialogo è poi entrata nella leggenda...

" Ma vedo che è tempo ormai di andar via, io a morire, voi a vivere. Chi di noi avrà sorte migliore, occulto è a ognuno, tranne che a Dio "

P.S. Il testo integrale lo trovate QUI

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