Zenone aveva torto

Ogni tanto mi diletto a leggere libri di fisica, quest'ultimo mi è stato regalato da un amico. "La realtà non è come ci appare" di Carlo Rovelli.
Inizio grandioso, partendo dalla filosofia, da Mileto. Lettura scorrevole e piacevole. La relatività ed i suoi affascinanti paradossi. Poi, inevitabilmente, quando quella bestia della quantistica si fa avanti, le cose si complicano. Perfino Einstein la detestava, anche se non è mai riuscito a distruggerla, come in cuor suo desiderava.

Una cosa mi ha colpito, cito :
"La predizione centrale della teoria dei loop è proprio che lo spazio non sia un continuo, non sia indivisibile all'infinito, ma sia formato da "atomi di spazio". Piccolissimi: un miliardo di miliardi di volte più piccoli del più piccolo dei nuclei atomici.".... "In particolare, il volume (per esempio il volume di un cubetto) non può essere arbitrariamente piccolo. Esiste un volumetto minimo. Non esiste spazio più piccolo di questo volumetto minimo. Esiste un "quanto" minimo di volume. Un atomo elementare di spazio ".

Poi l'autore mi precede nel paradosso di Zenone di Achille e la tartaruga e così si spiega come "effettivamente" l'eroe greco possa raggiungere la lenta bestiolina.
Però fermiamoci a riflettere... già si sapeva che la stragrande maggioranza della materia è "vuota"; se potessimo eliminare lo spazio che c'è, fra il nucleo di un atomo, ed i suoi elettroni, la Terra si ridurrebbe alla grandezza di un'arancia ! Mentre tocco questa scrivania, in realtà sfioro un vero e proprio colabrodo, e la mia mano "galleggia" con gli elettroni degli atomi più superficiali della pelle che vengono respinti da quelli del legno...
La corsa al più piccolo non è mai finita, arrivati all'atomo lo hanno messo sotto la lente d'ingrandimento ed è comparso il nucleo: protoni e neutroni. Hanno rotto il nucleo e creato la bomba atomica. Sono saltate fuori decine di particelle, quark, muoni, bosoni, nomi improponibili in una babele di palline piccolissime quasi senza materia, che sfrecciano a velocità prossime a quelle della luce. E altre ne verranno, ma ci sarà un limite, uno stop invalicabile : quel piccolissimo cubetto elementare di spazio oltre il quale non sarà possibile andare.

L'infinito è scomparso, l'infinitamente piccolo. La mente umana da sempre ha vacillato contemplando l'idea dell'infinito ed ora, finalmente, sappiamo che esiste un mondo fatto di mattoncini lego "primordiali", ultimi. Il finito si è riappropriato dell'universo e paradossalmente il tutto è più a misura d'uomo. "L'uomo è misura di tutte le cose" diceva Protagora.
Vado a dormire più soddisfatto, con quel cubetto sotto al cuscino...

2 commenti:

  1. Ciao Andrea, bel libro se non altro perché stimola la mente! Ricordando altra lettura (L'Universo elegante) la corsa all'infinitamente piccolo si ferma alla vibrazione delle stringhe, campo di speculazione della fisica teorica ancora da provare sperimentalmente. Comunque mi ha fatto piacere rivalutare la scuola di Mileto, lo stile di pensiero nuovo libero dai miti e dai vincoli delle religioni che cercava la verità nella natura stessa delle cose e di fatto diventando la culla del pensiero scientifico. Mi chiedo se Mileto non fosse stata distrutta dall'Impero Persiano come sarebbe stato diverso lo sviluppo di scienza e filosofia già ai tempi dei Romani !!. E bisognerà attendere l'Illuminismo per riprendere quei valori.

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    1. Mi affascina in particolare Parmenide, e ai nostri, giorni Severino. Ritornando all'idea dell'infinito, se la natura, la materia, non contempla l'infinitamente piccolo, perchè c'è un limite, e neanche l'infinitamente grande perchè l'universo, secondo la Relativita, semplicemente si espande "creando" lo spazio e il tempo, allora da dove viene il concetto di infinito ?
      Dalla nostra mente ! Ma è possibile, per un "derivato della materia" qual'è, risolto ai minimi termini, il pensiero, col suo zigzagare di impulsi elettrici nella rete di neuroni, necessariamente finito, quindi, contemplare la scintilla dell'infinito ?
      Da dove "ci" deriva questa nozione, estranea alla realtà (come abbiamo visto) ?
      Si ritorna, in un certo senso, alla prova ontologica dell'esistenza di Dio, dall'originario essere di Parmenide, al motore immobile di Aristotele, fino a sant'Agostino e Tommaso d'Aquino.
      Dubbi...

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