Quella magica stone

Ultima partita del girone di qualificazione dei mondiali di curling a Garmisch nel 1982. Di fronte Italia e Svizzera. La squadra svizzera che stiamo affrontando, capitanata dallo skip Jurg Tanner , è campione del mondo in carica, avendo vinto il titolo l'anno prima ai mondiali di Moncton.
Quel giorno vincemmo per 6 a 5, e con quella vittoria arrivammo secondi a pari merito nella classifica generale (!) , per perdere poi il decisivo spareggio per entrare in semifinale.
Quella nella foto è la mia ultima stone. La partita ebbe un andamento incredibile, ecco la dettagliata cronistoria. Gli Svizzeri vincono la moneta, prima mano, nulla. Seconda mano tre punti per la Svizzera: si mette malissimo.
Mi ricordo che un giorno parlavo con Danieli, lo skip svizzero che fu campione del mondo nel 1975, e mi disse, con una sfumatura di superbia, che nè lui nè Tanner , avevano mai perso una partita in cui erano stati in vantaggio di tre punti... questa conversazione avvenne però prima di Garmisch...
Continuiamo, terza mano un punto per noi: siamo 3 a 1 per gli Svizzeri. Quarta mano riusciamo a strappare ancora un punto : 3 a 2. Quinta mano 1 per la Svizzera, 4-2, sesta uno per noi 4-3, settima 1 per la Svizzera, 5-3. Mancano solo tre mani... ottava mano due per l'Italia (!), 5-5. Nona e penultima mano nulla. Arriviamo all'ultima mano, la decima.
Ricordo che il ghiaccio era straordinariamente veloce, una cosa impressionante, sembrava di giocare in discesa... prima della mia ultima stone la situazione era molto difficile.
C'era un punto delle bianche (Svizzera) al secondo cerchio, leggermente a sinistra della linea centrale, e coperto da una guardia rossa. Poi c'era un altra guardia bianca leggermente sulla destra, rispetto a chi lancia. Nella linea centrale il ghiaccio era un po' anomalo, c'era come una gobba, giocando con l'out non si riusciva ad entrare ed andare a nascondersi. Giocando con l'out potevamo fare il punto ma saremmo rimasti scoperti. Ricordo che Tanner aveva l'ultima stone, dopo di me, e già un punto nella casa.
Dopo un lungo conciliabolo, decidemmo di giocare con l'in e di andare a nasconderci dietro l'altra stone, quella bianca. Il problema era che esisteva letteralmente un fazzoletto delle dimensioni di uno stone, utile per far gioco. Solo in quel punto esatto, all'altezza della teeline, lo stone era coperto dalla guardia bianca e teneva il punto. Un po' più lungo o più corto e non serviva a nulla, un po' più a sinistra e non sarebbe stato coperto dalla guardia.
Era come se dicessi : devo fermarmi esattamente qui, in questo preciso punto.
Vado a lanciare... scivolata molto lenta... mi sento ancora lo stone in mano, e la sensazione quando la apro.
Lo stone andava così piano, appena lasciato, che mio padre esclamò : " Ma Andreaaa..." ed io " Non preoccupatevi arriva...". Il ghiaccio era velocissimo, ma quello stone comunque era veramente lento. Ci mettemmo a scopare con tutte le forze, io li raggiunsi quasi subito. Nella foto soprastante mi vedete "dall'altra parte", perchè non volevo intralciare mio padre, che era vicino alla stone, ed Enrico un po' più avanti. Così mi misi in mezzo a loro due. Non ci fermammo un attimo, gridai " Giancarlo vieni anche tu ". Ed infatti lo vedete, in azione, col cappellino. Quattro giocatori che scopano, un serpente di scope che danza davanti allo stone. Nella foto si vedono anche il N° 2 e 3 svizzeri che osservano attenti. Se lo stone si fosse fermato prima, avrebbero vinto senza neanche tirare l'ultimo stone.
La nostra azione era così potente, ed il ghiaccio così veloce, che Giancarlo ebbe un ripensamento, e chiamò "Up", cioè scope su, in parole povere basta scopare.
Nella foto soprastante vedete infatti che si è alzato, e quasi subito ci alzammo anche noi , valutando febbrilmente lo stone. C'era la tensione, l'ansia creata dall'oscillare fra il timore di aver scopato troppo, e di aver rovinato lo stone per eccesso di azione, e la paura opposta di essere rimasti a guardare quando avremmo dovuto insistere nell'azione.
Si o no ? I curler, specie il lead ed il N° 2 , conoscono bene questo dilemma amletico, e sebbene oggi adoperino cronometri, l'incertezza, specie negli ultimi decisivi metri rimane.
Ricordo perfettamente, nitidamente, che solo nell'ultimo metro e mezzo mi rimisi a scopare, dicendo " dai che non è lunga ". Lo stone si ferma... ed è esattamente dove doveva fermarsi, come se una misteriosa calamita l'avesse bloccato nel punto esatto.
Faceva il punto per un cinque centimetri, ed era perfettamente coperto dalla guardia.
Dal raffronto delle due foto potete notare anche come lo stone stava rapidamente curlando, nella prima foto è ben al di là della linea centrale e sembra che debba andare a sbattere contro la guardia rossa, nella seconda foto, un paio di metri dopo, è sulla linea centrale, "on the way" verso il suo punto nascosto dietro alla bianca.
Il pubblico applaudì per un bel pezzo, quella stone era esattamente là, ferma, immobile nella sua evidenza. Franz Tanner, il padre dello skip (padre e figlio in entrambe le squadre !), guardò interrogativamente Jurg, che era già sulla staffa, per chiedergli se vedeva la nostra stone, e tentare un appoggio. Lo skip disse no: non si vedeva. Decisero quindi di giocare con l'out, poco ghiaccio, perchè c'era quella gobba. Per loro non era importante nascondersi ma arrivare in centro, a punto.

Non potevamo fare altro che attendere. Mio padre scaramanticamente si girò, non voleva guardare. Nel mio sguardo c'è tutta la tensione del momento, alla mia destra lo skip degli USA e più in là Enrico, il N°2. Ancora più in là il giudice svedese Oscarius, ex-campione del mondo. Alle nostre spalle il cartellone del punteggio...
La nostra azione prolungata deve aver inconsciamente spinto lo skip svizzero a dare un po' più di spinta, e ricordo che il N°2 ad un certo punto partì a scopare, e con lui il N°3. Quattro, cinque metri e poi si bloccarono improvvisamente, ed un gesto di stizza del N°2. Era lunga ?
Il cuore batteva all'impazzata, lo stone si avvicinava lentamente, ma inesorabilmente alla linea di centro, la teeline. Ricordo che gridai al nostro N°3 "Giancarlo... appena passa... TUTTAAA!". Ed appena lo stone toccò la linea Giancarlo ce la mise davvero tutta... lo stone andava, andava e finalmente si fermò... era lungoooo !

Ed ecco l'istante esatto in cui la possibilità diventa realtà : abbiamo vinto ! Sullo sfondo vedete il giudice che solleva il cartellino con il numero 1 in bianco su fondo rosso: andrà appeso sotto il 10 in alto, dalla parte dell'Italia...

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