Ettore e Andromaca

Ettore e Andromaca (VI versi 482-486...494-496)

Detto così, rimise in braccio alla moglie
suo figlio; quella lo prese sul petto odoroso
insieme ridendo e piangendo; ne ebbe pietà il marito a vederla,
la sfiorò con la mano, articolò la voce e disse:
"Mia cara, non affliggerti troppo in cuor tuo;..........

Detto così, Ettore splendido riprese il suo elmo
a coda di cavallo; se ne andò a casa la sposa
voltandosi spesso all'indietro, piangendo lacrime amare.

Solo qualche fermo immagine, per apprezzare come 2700 anni fa l'uomo era identico ad oggi, con le sue debolezze, speranze, paure, colte con impareggiabile maestria dal pennello di Omero. Se Beethoven componeva le sue ultime opere quasi sordo, Omero, cieco, aveva un mondo infinito di colori nella mente, un'inesauribile poesia, mai più uguagliata.

"articolò la voce" ... dall'emozione Ettore si schiarisce la gola, le parole vengono fuori a fatica.

" insieme ridendo e piangendo" ... com'è vera quest'immagine, noi tutti abbiamo provato questi stati d'animo contrapposti. La madre qui abbraccia il figlio piena di gioia e nello stesso tempo come moglie teme per la vita dello sposo. 

" voltandosi spesso all'indietro " ... quando non riusciamo a distaccarci da una persona cara indugiamo, indecisi. Pensate ad un'ultimo saluto alla stazione ferroviaria o all'aeroporto.


Ettore e Andromaca (De chirico)

Nessun commento:

Posta un commento