Darwin e l'entropia
Infiniti
Lascia una strana impressione, questa biblioteca, come un senso di nausea : tutto è stato GIA' scritto, la verità e l'inutilità assoluta, la scienza ed il caso.
Il lettore cerca di immaginarsi, invano, l'estensione tridimensionale di questa biblioteca, aggirandosi claustrofobicamente per corridoi senza fine. Come un topo kafkiano , vaga in questo labirinto di scaffali, di ringhiere, di polvere, di pazzia.
Stanze esagonali, cinque vasti scaffali, pieni di libri, per ciascuno dei cinque lati, per un totale di 25 scaffali; il sesto lato è un corridoio che collega la stanza ad altre, identiche.
Questi libri sono stati scritti (da chi ? ) a caso, forse dalla scimmia instancabile capace di ri-scrivere le opere intere di William Shakespeare...
Sebbene queste " limitazioni " rendano il numero di libri " scrivibili " in teoria, finito, la vertigine che si prova, leggendo il racconto di Borges, è proprio il contatto diretto, materiale, palpabile, con l'infinito.
Infinito forse perchè, come dice Borges, riprendendo il concetto dell'eterno ritorno nietzschiano :
« Io m’arrischio a insinuare questa soluzione: La Biblioteca è illimitata e periodica. Se un eterno viaggiatore la traversasse in una direzione qualsiasi, constaterebbe alla fine dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso disordine. »
E' come sporgersi da quelle basse ringhiere e fissare con orrore il vuoto, come guardarsi ad uno specchio avendo dietro un altro specchio.
«Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro.» (Nietsche)
Ogni volta che l'intelletto umano si accosta, speculativamente, al concetto di infinito, la mente vacilla, la ragione si rifiuta di proseguire oltre.
Cantor, numeri transfiniti, cardinalità, ipotesi del continuo, infinito assoluto...
"[...] e'l naufragar m'è dolce, in questo mare "
Il granello di sabbia
Un viaggio dalla Terra ai confini dell'universo osservabile. Sebbene le ultime immagini ricordino in modo impressionante lo stupendo " 2001 : Odissea nello spazio" di Kubrick, questo non è un film ! E' una ricostruzione, del Museo Americano di Storia Naturale (AMNH), ottenuta con dati reali, ovviamente quelli di cui disponiamo oggi...
Dal " contachilometri " in basso, che misura le distanze in unità luce, si deduce che stiamo viaggiando ad una velocità di molto superiore a quella della luce; altrimenti andando solo a 300.000 km/sec , dovremmo impiegare una quindicina di miliardi di anni per arrivare al " bordo dell'universo ".
Sono arrivato a questo filmato, non so più come, tramite questo blog " Varianza Cosmica ", mica bruscolini. Gli autori sono tutti fisici o astrofisici. Il commento finale al filmato, di Daniel Holz, che, tanto per gradire, lavora a Los Alamos, è :
Quando giungiamo all'orizzonte cosmico dello spazio e del tempo, in un universo giovanissimo, dopo il bagliore residuo del Big Bang, finalmente viriamo, e torniamo indietro, " back to our home ".
Vaghiamo al buio, un buio ostile, sconosciuto, illuminato da strane luci, finchè, dopo un po' , riconosciamo la Via Lattea . Il senso di apprensione finalmente si scioglie quando, fra migliaia di stelle, inquadriamo il Sole; e poco dopo, le familiari orbite dei pianeti. Puntiamo il terzo, si... proprio quello... è lei, è la Terra... è bellissima !
Zombi
giovani spose e fanciulli vecchi che molto soffrirono,
e tenere vergini provate dal dolore precoce,
e schiere d'uomini trafitti da aste di bronzo,
morti sul campo, con le armi rosse di sangue;
a torme s'affollavano intorno alla fossa,
chi di qua, chi di là, con urla sovrumane;
ed io fui preso da pallida paura. "
La terra dei morti (XI, vv . 37-44) (Odissea, trad. Quasimodo)
Superba la traduzione di Quasimodo. Questo brano è di un'intensità eccezionale, ha una plasticità, una potenza evocativa unica. C'è il dramma, l'attesa, la suspense di un grande film dell'orrore. " E vennero su dall'Erebo "... queste anime che salgono piano piano, a migliaia, come zombi in un film di Romero: i movimenti lenti, inquietanti.
E' il numero che genera il terrore: l'affollarsi ad una ad una, e d'improvviso già sono una moltitudine; come gli uccelli del film di Hitchcock.
Sono anime sofferenti, che mantengono la loro umanità, anche se la natura ultraterrena viene improvvisamente svelata da quelle urla " sovrumane ", che fanno letteralmente sbiancare il lettore, oltre al narratore.
L'undici
Forse sono i neuroni che non riescono a mantenere a lungo la concentrazione, fatto sta che l'età dei classici è ormai passata da un pezzo, la saggistica me la faccio artigianalmente, cliccando qua e là su Wikipedia, i libri di storia sono appunto storia...
Dopo quelli di Kafka di cui vi ho parlato alcuni post fa, mi sono fatto regalare dalla consorte, per Natale, un libricino dal titolo " Aforismi di Filosofia " : 120 paginette, scritte a caratteri grandi, perfetto !
La filosofia è uno dei miei interessi, assieme alla scienza in generale, alle meraviglie della matematica, alla poesia, e ultimamante anche alla teologia.
Non costa niente filosofare... e anche quando affronto argomenti di scienza (di fisica in particolare), mi diletto a rimanere in superficie *, come un bambino affascinato dai colori. Si potrebbe dire che sfoglio il libro del sapere guardando le figure !
Aforismi di Zürau
" Il diradarsi della presenza umana che sperimenta in questa situazione, suscita in lui un sentimento di lieve euforia, facendogli apparire quel periodo di tregua come il migliore della sua vita " .
Li ho letti in fretta, e mi hanno dato l'impressione di una persona malata, e con qualche rotella fuori posto. Poi li ho riletti, con calma, e come succede con tutti gli scritti del genio praghese, nuovi universi paralleli appaiono, inattesi, dietro una cortina di nebbia.
Poliedriche interpretazioni, diversi piani di lettura, rebus crittografici indecifrabili. Domande che chiedono invano una risposta, risposte che precedono la domanda. Alienazione, l'orrore di una mosca di fronte al ragno, la logica che si spezza e si attorciglia su se stessa.
Vanno letti molte volte, a distanza di tempo, perchè le modificazioni che il tempo opera su di noi, si riflettono in questi magici specchi.
Qualche esempio...
"Da un certo punto in là non vi è più ritorno. Questo è il punto da raggiungere."
"Come un sentiero d'autunno: appena è tutto spazzato, si copre nuovamente di foglie secche."
"Tu puoi ritrarti dalle sofferenze del mondo, sei libero di farlo e corrisponde alla tua natura, ma forse proprio questo ritrarsi è l'unica sofferenza che potresti evitare."
"Un tale si meravigliava di quanto facilmente procedesse sulla via dell'eternità ; di fatto, stava sfrecciando in discesa."
"C’è una mèta, ma non una via; ciò che chiamiamo via è un indugiare."
"Egli è un cittadino libero e sicuro della terra, poiché è legato a una catena che è lunga quanto basta per dargli libero accesso a tutti gli spazi della terra, però è di una lunghezza tale per cui nulla può trascinarlo oltre i confini della terra. Ma al tempo stesso egli è anche un cittadino libero e sicuro del cielo, poiché è legato anche a una catena celeste, regolata in modo simile. Così, se vuole scendere sulla terra lo strozza il collare del cielo, se vuole salire in cielo quello della terra. E ciò nonostante egli ha tutte le possibilità e lo sente, anzi si rifiuta di ricondurre il tutto a un errore commesso all’inizio nell’incatenarlo."
Lo specchio
Non sto parlando di sindromi psichiatriche, di depersonalizzazioni o sintomi schizofrenici, no, è tutto normalissimo e spiegabile.
Lo stesso succede, su scala minore, quando osservate una vostra foto: non vi riconoscete pienamente. Le donne, in particolare, sono delle eterne insoddisfatte, ed alcune vogliono essere riprese solo dal loro lato migliore. Già, ma qual'è ? E perchè esiste, se esiste, un lato migliore ?
Il paradosso e la scelta
Ci sono tre porte, dietro ad una delle tre c'è un'automobile, dietro ciascuna delle altre due, una capra (!) Scegliamo una porta, la probabilità di vincere la sospirata auto è ovviamente di 1/3, cioè il 33.3 %. Il conduttore del gioco non ci rivela se abbiamo vinto o meno, apre un'altra porta e compare una capra. A questo punto ci chiede se vogliamo mantenere la nostra scelta, o se preferiamo optare per la terza porta rimasta. Voi cosa fareste ?
Ecco balenare il pensiero errato, che si presenta come " evidente " : una capra è stata eliminata, rimangono due porte, dietro una delle due c'è l'automobile, ho quindi il 50% di probabilità di vincere. Mantenere la scelta iniziale, cioè la porta scelta all'inizio, o cambiare con la rimanente terza porta, è la stessa cosa, visto che le probabilità sono del 50%. Quindi non cambio, oppure concludo che cambiare o non cambiare è indifferente.
Noneeee... se cambiate scelta, la probabilità di vincere sale a ben 2/3 ! Ci sono vari modi di spiegarlo, guardate la figura e seguite il ragionamento.
Un milione
L'angelo custode
Correttamente si muove parallelamente alla direzione delle rotaie, ad una distanza di sicurezza. Poi decide di fermarsi, si allontana ancora un po', e gira la carozzella di 90 gradi, che viene a trovarsi ad un paio metri dai binari, questa volta in senso ortogonale.
Ed ecco quell'attimo di distrazione che potrebbe risultare fatale: la madre si aggiusta i pantaloni, il locomotore è ormai in vista, ed il suo sferragliare ne attira lo sguardo.
Prima camminando in senso parallelo ai binari, non si poteva valutare se esistessero delle pendenze, ma adesso la carrozzella è girata, ed una lieve pendenza purtroppo esiste...
In quell'attimo di sospensione spazio-temporale, come nei film dell'orrore, la carrozzella inizia a muoversi verso il binario. Lentamente, ma in un paio di secondi è già lontana qualche metro dalla madre.
Questa gira lo sguardo davanti a sè, e si coglie benissimo la pausa infinitesimale in cui l'immagine percepita dall'occhio viene trasferita alla corteccia occipitale, sede della vista.
L'orrore, la scarica adrenalinica improvvisa... la madre scatta, ma dalla spinta eccessiva la scarpa scivola, ed il primo passo non è propulsivo. Quasi cade, e quando si riprende, la carrozzella è ormai vicinissima al baratro.
Una corsa disperata in quei pochi metri , mentre la carrozzella precipita . Un attimo e sopraggiunge il locomotore.
La madre, in preda alla disperazione, sporge il braccio semiaccucciata, quasi a volerlo fermare; l'urto è forte, perchè dopo si tiene dolorosamnete l'arto stretto al corpo, mentre urla per il terrore, più che per il dolore.
La carrozzella è finita esattamente in mezzo ai binari, ed il treno le passa sopra. Viene semidistrutta, ma il bambino è praticamente illeso, solo qualche escoriazione.
Avete ancora qualche dubbio che l'angelo custode esista ?
Certo... anche lui si è distratto per un secondo, ma ha recuperato alla grande, e come in un biliardo, all'ultimo ha spinto ulteriormente la carrozzina, perchè cadesse fra le rotaie, invece di tentare inutilmente di arrestarla...
Eclisse
Anche oggi, nel 2009, sebbene con un clic su internet possiamo sapere tutto di questo astrale gioco a biliardo, osservando dal vero il fenomeno, il nostro sorrisetto saccente si stempera.
Guardandoci intorno, è la notte che è calata in pieno giorno, non tutto è sicuro, non più.
Lo stupore iniziale cede il passo ad una vaga inquietudine, ed il sole nero, lassù, con la sua sottile cornice di raggi, rinnova primordiali paure.
Quando alla fine la stella riprende il sopravvento, proviamo un breve dispiacere che la meraviglia sia finita; ma dura un attimo, mentre una sensazione di calda familiarità ci pervade.
Il sogno, l'incubo, l'enigma, è sparito, come un improvviso volo di corvi, o forse era uno scroscio di applausi liberatori.
Inceneritori e cancro
1) Lo studio inglese si basa sulla bellezza di 14 milioni di persone seguite per 13 anni !
2) La revisione giapponese del 2001 di TUTTA la letteratura scientifica fino a quel momento !
3) Le 3 grandi revisioni degli studi condotti nell'ultimo ventennio.
Tutto questo porta a risultati univoci e concordanti : risultati inconsistenti per rischio di cancro e di effetti sul sistema riproduttivo. Detto in altro modo, non esiste nessuna prova di una relazione tra emissioni degli inceneritori ed effetti negativi sulla salute.
Aula Morgagni
Eccolo, una breve introduzione, poi la richiesta ad un suo collaboratore di mandare la prima diapositiva.
Le luci si spengono, decine di piccole lampadine portatili si accendono come candeline, come lucciole; e di fronte a te un diagramma, enigmatico, dai vivaci colori.
Il tuo cervello si estranea da tutto quello che lo circonda, ed una porta verso l'ignoto si apre di fronte a te: inizia la lezione !
P.S. Contrariamente a quanto potrebbe sembrare dal post precedente, qualche lezione era veramente interessante... ;)
Imparare ad insegnare
Mi sono sempre domandato : come mai non insegnano ad insegnare ? Che io sappia, a tutti i livelli vengono richieste qualifiche: tipo uno può insegnare matematica allo scientifico se è laureato, per esempio in Biologia, ma non se lo è in Medicina, dipendendo questo, dal "peso" relativo degli esami svolti in facoltà, in questo caso Matematica (I e II etc).
Criteri logici, ma che non sfiorano minimamente il problema. Basta essere bravi in Matematica per poterla insegnare ? A mio avviso assolutamente no !
Per saper insegnare, devi avere la capacità di " riportarti " indietro nel tempo, a quando quella cosa non la sapevi o non la capivi. Devi vedere le cose con gli occhi incerti, spaventati a volte, dello studente. Devi saperti porre di nuovo i suoi quesiti... e naturalmente scioglierli !
Saper spiegare una cosa, mica facile ! Che metodo scegliere? Che analogie? Che tipo di ragionamento? Che esempi ?
Essere un bravo sciatore, non vuol dire essere un bravo maestro di sci, e lo stesso vale in tutti gli sport. Ed in tutti gli sport vengono fatti dei corsi speciali, per poter diventare appunto " maestri " !
E gli insegnanti di scuola no ? Pazzesco !
Non parliamo a livello universitario. Per esempio, in Medicina... arriva il grande cattedrattico, il professore, il luminare. Che so, a Padova un Fiaschi, un Dal Palù, uno Scandellari, un Naccarato, un D'Amico, un Peracchia.
Hanno tutta la Medicina in testa, anzi il loro campo, ma che è vastissimo. Hanno conoscenze smisurate, esperienza pluriennale, hanno visto migliaia di pazienti. Lasciamo da parte meriti extra, non mettiamoci dentro sempre la politica (anche se c'è dentro sempre).
Oggi lezione sulla Cirrosi Epatica... e via, partono senza neanche guardare gli studenti. Eziologia, Patogenesi, Segni, Sintomi, Diagnosi, Casi Clinici (a volte). Sulla lavagna si succedono grafici, diapositive; con la bacchetta (o con la penna luminosa) evidenziano punti importanti.
In prima fila ci sono i soliti secchioni che ricopiano tutte le frasi del professore, senza neanche capirle. Riempiono quaderni interi ad ogni lezione. Altri hanno messo in moto il registratore e si guardano in giro, annoiati. La lezione va avanti così, immutabile da un corso all'altro, identica a se stessa. Quasi nessuna domanda, alla fine il professore, accese le luci, si gira e sparisce oltre la porta. Fine della lezione.
Puoi benissimo fare a meno di andarci; apri un buon trattato di Patologia Medica e trovi le stesse cose, anzi di più, perchè il tempo per la lezione era limitato. Le conoscenze su un singolo campo della Medicina, anzi su una singola patologia, sono ormai mostruosamente estese.
Ai miei tempi non c'era internet, oggi si potrebbero " tirare giù " tonnellate di dati.
Ma cosa resta di quella lezione ? Nulla ! Se avevi qualche dubbio, persiste inalterato. E sto parlando di un livello altamente " specialistico ", in cui la nozionistica è di fondamentale importanza, assieme ovviamente all'esperienza.
Se fossi io il professore (s'i' fossi foco arderei lo mondo) , inizierei la lezione con un : " Quando sospettate di essere di fronte ad un caso di cirrosi epatica ? " , " Perchè ? ", " Perchè si e perchè no ? ".
Prenderei il primo che mi capita, ovviamente in prima fila . " TU ! "
Abbonderei in diagnosi differenziale, cioè l'analisi delle varie patologie che potrebbero spiegare certi sintomi; seguirei, in pratica il ragionamento del medico, che non sa ancora se si tratti di cirrosi o no.
Sciogliendo i dubbi del malcapitato, che sono collegati uno all'altro, come un rosario, sarei sicuro di parlare a molti, perchè tutte le persone di buonsenso e che hanno voglia di studiare, hanno più o meno gli stessi punti interrogativi.
Ma questo dovrebbe essere fatto con metodo, dovrebbe appunto essere insegnato : insegnare ad insegnare !
Per non parlare del fatto che insegnare non vuol dire solo saper spiegare, bisogna trasmettere entusiasmo per la materia, anzi per il sapere in sè, vuol dire far acquisire una disciplina, un metodo (scientifico), insegnare è un milione di cose... non si finirebbe mai di imparare ad insegnare !
Parsec
Anno luce = 9,461 * 10^15 m, cioè 9.461 miliardi di kilometri !
La luce ci mette circa 1,2 secondi per arrivare dalla luna a noi, e 8 minuti e 20 secondi per arrivare dal sole, quindi stiamo vedendo il sole di " otto minuti fa ".
Dopo 5,3 ore un raggio di luce partito dal sole è già arrivato a Plutone, e sta abbandonando per sempre il sistema solare.
Se punta su Proxima Centauri, la stella più vicina, ci mette la bellezza di 4,2 anni per raggiungerla !
La nostra galassia, la via Lattea, ha un diametro di 100.000 anni luce, ma il nostro raggio impiegherà sicuramente di meno per lasciarla, dato che noi ne siamo ai confini, " in periferia ", dei borgatari insomma.
La più vicina galassia di grandi dimensioni, è Andromeda; il viaggio intergalattico, tra galassie questa volta, durerà ... due milioni di anni.
Il quasar più vicino a noi, è a 3 MILIARDI di anni luce, ed è cosa buona e giusta, infatti un quasar con le sue brusche fiammate potrebbe incenerire la Terra da numerosi anni luce di distanza ! In un secondo emette tanta energia quanta viene emessa dal Sole in centomila anni. Ecco qui uno di questi mostruosi forni a microonde..
Universi pre-verbali
Figuratevi il neonato, che pensa, ma non possiede la parola. L’intelligenza non è mai stata così viva come nel primo anno di vita. In quel lasso di tempo il cervello può apprendere qualsiasi lingua, qualsiasi idioma, dal giapponese all’ugro-finnico, al bantù. Un bambino può imparare senza sforzo più di una lingua!
Com’è pensare senza esprimere il pensiero ? Un pensare muto, per immagini. Un mistero originario, eppure profondissimo. Pensare ma non possedere la parola ! Come si fa ? Com’è possibile ? Come posso “ avere un pensiero ” se questo non mi appare, non si esprime in costrutti semantici, in soggetto, predicato, verbo, complemento oggetto ?
Pensate al bambino nei primi anni. Qualsiasi conquista scientifica gli appare logica, plausibile, acquisita ! C'è la televisione, il bambino la guarda. C'è l'automobile, il bambino ci sale su e non si domanda come mai si muova da sola o quale forza demoniaca faccia girare le ruote. Un " carro " che si muove senza cavalli !
Al cervello umano quasi tutto è permesso, qualsiasi ipotesi sull'universo, l'atomo, i quark, il big bang. Qualsiasi bambino in pochi anni si mette " al pari " con lo stato delle conoscenze, anche se ovviamente non le " possiede " realmente.
Ritornando alla " filosofia ", alla gnoseologia, " cogito, ergo sum "... " l'essere è, il non essere non è "... bisogna scavare più a fondo, ritornare indietro, retrodatare le lancette al big bang della nostra coscienza : il pensiero muto, antecedente la parola. Lì è la chiave del mistero.
2) Chi la muove ?
Immaginatevi di essere tornati bambini, parlo dei primissimi mesi...
L'Infinito di Leopardi
Il Poeta alla fine raggiunge veramente l’infinito, si fonde in esso. Il suo pensiero vi annega dentro e senza più panico ormai, si perde, naufraga nel mare materno, oltre i confini dello spazio e del tempo. Mi viene in mente l’immagine del feto nelle ultime scene di “2001: Odissea nello spazio”.
Focalizzando qualche spunto, riguardo alla siepe, l'Autore gioca come un regista; sapete quando inquadrano un oggetto, o una figura umana in primo piano e lasciano sfuocato l'orizzonte. Poi viene messo a fuoco un oggetto lontano (non a caso in gergo si dice mettere a fuoco sull'infinito !) e l'oggetto o la figura in primo piano si sfuoca a sua volta. Questo gioco di " fuochi " che si alternano rende la " profondità " della scena.
"E questa siepe, che da tanta parte
De l'ultimo orizzonte il guardo esclude"
Questa siepe nasconde quasi completamente l'orizzonte, ma il poeta può ancora vederlo, ed il suo occhio mette a fuoco alternativamente la siepe e l'orizzonte, facendoci apprezzare lo spazio, la tridimensionalità della scena. Molto più piatta sarebbe invece apparsa, se avesse contemplato montagne, o boschi, o il mare all'orizzonte: è la siepe che ci da la distanza.
" e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura."
Il silenzio assoluto, " assordante " quasi da camera di isolamento, fa vacillare la ragione, ma appena il Poeta sente " il vento stormir tra quelle foglie " ecco che nuovamente l'antinomia ritorna, in questo gioco di particolare/generale, siepe/orizzonte, silenzio/stormir di foglie che serve a " definire " appunto l'infinito, a delinearne i contorni, lo spessore; a farcelo intuire, sebbene sia un concetto al di là della mente umana.
" e mi sovvien l'eterno
E le morte stagioni, e la presente
E viva e 'l suon di lei "
L'infinito è un concetto fisico ma anche temporale. L'eterno, il passato, il presente : il tempo ! Come nella fisica spazio e tempo sembrano aspetti di una stessa realtà, dimensioni che la qualificano e paiono annullarsi una nell'altra, così il Poeta coglie l'altra dimensione dello spazio, dell'infinito: il tempo, l'eterno. Pare quasi di leggere la celebre formula di Einstein E=mc² .
Illusione e realtà
Ma tutto questo non basta, non giustifica quella sensazione che ci pervade quando lo ammiriamo, e l'occhio contempla senza sforzo quell'equilibrio di forme e volumi immensi, quel gioco di luci ed ombre che ci fa percepire l'attimo, l'esserci, come eterno, assoluto.
Essere e apparire, l'oggetto e la sua forma. Il Partenone non è così bello come ci appare, ovvero noi lo vediamo ancora più bello di quello è in realtà ! Come il volto di una donna, che qualche leggerissima asimmetria, qualche minuscola imperfezione, ce lo rendono unico ed inimitabile.
Che appaia tale a me stesso
Nani e giganti
Prendo spunto dalla dichiarazione di Freud per una riflessione : a volte può essere utile analizzare un problema senza aver letto, studiato, senza essersi esurientemente documentati su cosa altri abbiano " scoperto " prima, in proposito.
E' senz'altro vero, in tutti i campi del sapere, ma alle volte ciò può " tarpare le ali " a spiriti eccelsi, a menti sopraffine come quella dello scopritore della psicanalisi. Uomini di tale tempra è meglio che lavorino da soli, che lascino fluire il loro intelletto a piacere, mossi da quella curiosità immediata, non incanalata verso una determinata possibilità, che è il principale carattere distintivo del genio.
Pitagora "diede i numeri"
A tale numero la storia assegna la scoperta dell'irrazionalità e in termini geometrici, è la lunghezza dell'ipotenusa di un triangolo rettangolo di cateti pari ad uno.
Prova dell'irrazionalità : Dimostrazione per assurdo
Supponiamo che sia √ 2 razionale, ovvero sia possibile esprimerlo sotto forma m/n , ulteriormente irriducibile. Quindi m/n = √ 2 , dalla quale m²/n² = 2 , che possiamo scrivere anche m² = 2n², ovviamente 2n² è pari, allora anche m² sarà pari. Ma se m² è pari, allora anche m sarà pari, infatti il quadrato di un numero pari è sempre pari, mentre il quadrato di un numero dispari è sempre dispari. Ma se m è pari allora è possibile scriverlo nella forma m = 2k . Sostituendo sopra abbiamo quindi:
2n² = (2k)² , sviluppando il quadrato e semplificando diventa n² = 2k²
Pitagora credeva che tutto fosse ordine, armonia, e che i numeri esprimessero quindi la "ragione" sottostante all'universo. Come poter accettare numeri irrazionali ? Infatti non lo fece...
Ippaso di Metaponto, uno dei suoi migliori discepoli si imbattè nel problema della determinazione della diagonale del quadrato e fece l'errore di divulgare la notizia.
“I pitagorici narrano che il primo divulgatore di questa teoria [degli irrazionali] fu vittima di un naufragio; e parimenti si riferivano alla credenza secondo la quale tutto ciò che è irrazionale, completamente inesprimibile e informe, ama rimanere nascosto; e se qualche anima si rivolge ad un tale aspetto della vita, rendendolo accessibile e manifesto, viene trasportata nel mare delle origini, ed ivi flagellata dalle onde senza pace”.
Nietzsche e Heisenberg
Dovete accontentarvi di " probabilità ", di zone di densità entro cui l'elettrone può situarsi, anche se Einstein non è mai stato d'accordo: per lui l'elettrone doveva situarsi in un punto preciso ed univoco nello spazio e nel tempo.
Istinti di morte
Affascinante, come sempre, la prosa e gli argomenti trattati : istinti di morte precedenti addirittura quelli di vita (sessuali).
Il piacere come cessazione dell'eccitazione, il ritorno allo stato precedente di minor tensione. La vita che tende all'inorganico, alla morte, attraverso le pulsioni (istinti) di morte.
Anche in biologia si parla di " orologio interno ", come se le cellule fossero programmate appunto per morire. Il " risveglio " di geni che portano al tumore, in contrapposizione all'anelito all'immortalità delle cellule germinali (sessuali).
Questa cessazione della tensione operata dagli istinti di morte, mi fa intravedere un possibile paragone con la termodinamica: l'aumento dell'entropia come livellamento progressivo, i picchi di energia vengono smussati, le valli riempite.
Background
Dai più profondi recessi del cosmo, quella radiazione giunge fino a noi, come un cuore pulsante, un tam-tam ancestrale primigenio. Rottura del tempo, anzi l'inizio del tempo...
"Dio disse: «Sia luce!» E luce fu."
Come la radiazione di fondo è il residuo di quell'immane primo inizio, di quell'esplosione infinita, così, forse, la nostra anima è il " ricordo di Dio " ?
Nimitz
Dislocamento: 104.000 tonn. a pieno carico
Propulsione: 2 reattori nucleari A4W, 4 eliche, 280.000 cavalli vapore, velocità 33 nodi
Equipaggio: 3.000 + 2.000 volo
Componente di volo: La componente di volo è formata da una squadriglia per l'attacco elettronico con EA-6B, una squadriglia per il controllo dei cieli con E2-C, un gruppo di elicotteri anti-sommergibile con SH60F e HH-60H, due squadriglie di caccia d'attacco con F/A-18C, una squadriglia di caccia d'attacco con 10 F/A-18E/F che stanno sostituendo progressivamente gli F14, e da aerei di supporto logistico di flotta. Utilizzano 4 catapulte e 4 elevatori.
La Harry S. Truman (CVN 75) . Questi mostri potrebbero caricare interi grattacieli...
- due o tre cacciatorpediniere lanciamissili, di solito di classe Arleigh-Burke, usati principalmente per scongiurare attacchi dall'aria (AAW) od attacchi sottomarini (ASW);
- alcune fregate, normalmente della classe Oliver Hazard Perry, usate per la guerra antisottomarini (ASW);
- due sottomarini d'attacco classe Los Angeles, utilizzati in supporto alla ricerca e distruzione di naviglio ostile navigante sopra e sotto la superficie;
- una nave appoggio per rifornimenti delle classi Sacramento o Supply ed eventualmente una nave porta munizioni e una o più petroliere di squadra.
Ecco il gruppo da battaglia della Abraham Lincoln, in esercitazione. Nel dispiegamento operativo le navi sono molto più distanziate, miglia, ed è praticamente " impossibile " avvicinarsi al cuore della formazione : la portaerei.
E per finire, un magnifico filmato, in cui è evidente la letalità di queste macchine da guerra.La Bibbia aveva ragione
E' come un film che si sgrana davanti ai tuoi occhi. Ti senti nel deserto del Negev, brullo, sassi, rocce, e sopra di te, altissimo, il cielo. Non un alito di vento, il sole che brucia, eppure non sudi, sotto il mantello pesante che ti avvolge. Ti appoggi ad un bastone nodoso e ascolti. Sei certo, come in nessun'altra parte del mondo, di non essere solo, quando all'improvviso...
Ettore e Andromaca
"Sventurato, il tuo ardore sarà la tua rovina, e tu non hai pietà
di tuo figlio che ancora non parla e di me digraziata,
che vedova presto sarò di te: t'uccideranno presto gli Achei
tutti insieme saltandoti addosso; sarebbe meglio per me
scendere sotto terra, se restassi senza di te; perchè non avrò
alcun altro conforto, quando tu abbia seguito il tuo destino,
ma solo dolori: io non ho nè padre nè madre."
"Ma morto piuttosto mi copra la terra gettatami sopra,
prima ch'io senta il tuo urlo, oppure ti sappia rapita!"
Detto così, Ettore splendido tese le braccia a suo figlio:
ma si voltò indietro il bambino piangendo sul petto alla balia
dalla bella cintura, spaventato alla vista del padre,
perchè ebbe timore del bronzo e del cimiero crinito,
come lo vide oscillare pauroso giù dalla cresta dell'elmo.
Risero allora di cuore suo padre e la nobile madre;
subito l'elmo si tolse dal capo Ettore splendido,
e lo depose per terra tutto scintillante;
quando poi ebbe baciato e palleggiato in braccio suo figlio,
disse rivolto in preghiera...
Detto così, rimise in braccio alla moglie
suo figlio; quella lo prese sul petto odoroso
insieme ridendo e piangendo; ne ebbe pietà il marito a vederla,
la sfiorò con la mano, articolò la voce e disse:
"Mia cara, non affliggerti troppo in cuor tuo;...
Detto così, Ettore splendido riprese il suo elmo
a coda di cavallo; se ne andò a casa la sposa
voltandosi spesso all'indietro, piangendo lacrime amare.
Ettore e Andromaca (Iliade VI, vv. 407... 496)
Nel quadro di De Chirico si coglie, oltre all'amore, il mesto presagio della fine vicina, è un tenero addio. Omero... "quella lo prese sul petto odoroso insieme ridendo e piangendo"... ha bisogno di commenti ?
Il pendolo di Foucault
Ecco che su quella misera e minuscola Terra, che ruota in senso antiorario sotto di lui, rimarrà come traccia del suo moto nello spazio, quell'arabesco mutevole dell'immagine più sopra.
Coriolis ed i binari
- Un aereo che parte dal Polo Nord, esattamente sul meridiano, mettiamo di Roma, NON deve puntare su Roma, se vuole arrivarci ! Deve puntare un " pochino " più a sinistra, cioè a EST !
- Un artigliere deve fare le stesse correzioni se vuole centrare il bersaglio.
- Dove ci sono delle lunghe tratte ferroviarie Nord-Sud, su cui passano pesanti convogli merci, se andiamo a controllare da vicino, al microscopio, il binario di destra è sempre un po' più consumato del sinistro ! Destra rispetto al senso di marcia, ed ammesso ovviamente che la tratta non sia a binario unico. E' come se il treno sterzasse impercettibilmente verso destra, anzichè andare perfettamente diritto, consumando quindi un po' di più il binario destro, per un maggiore attrito. Questo vale per ogni direzione della tratta, ma è più evidente se la linea è Nord-Sud. Beninteso nell'emisfero Boreale, a sud dell'equatore è più consumato il binario sinistro...
- Un fiume tende ad " aggirare " un ostacolo che gli si para dinnanzi, a parità di tutte le altre condizioni, deviando verso destra (nell'emisfero boreale).
- Anche i venti tendono ad andare verso destra, e questa azione, combinata con l'alta/bassa pressione, determina perchè i cicloni a nord dell'equatore girino in senso antiorario. E così pure le correnti marine.
Il principale impatto pratico della forza di Coriolis è dovuto alla componente della forza parallela al terreno, ma c'è un'altro effetto dovuto alla forza di Coriolis, cioè l'effetto Eötvös, dovuto all'altra componente della forza, quella verticale. A prescindere dall'emisfero in cui si trovano, oggetti in moto da ovest verso est subiscono una forza diretta verso l'alto (che indebolisce leggermente l'effetto della forza di gravità: gli oggetti sono più leggeri), mentre gli oggetti in moto nella direzione opposta subiscono una forza diretta verso il basso (sono più pesanti).
La variazione è dovuta ad un aumento od una diminuzione della forza centrifuga terrestre, a seconda se il movimento è verso est o verso ovest. L'effetto è massimo all'equatore e nullo ai poli, ma l'effetto è comunque troppo piccolo rispetto alle altre forze coinvolte (gravità, reazioni vincolari ecc.) per avere un'importanza significativa in fenomeni dinamici.
Riassumendo, nell'emisfero boreale, quando cammino, devio verso destra , se vado verso est mi sento più leggero, se vado verso ovest più pesante. Se infine cade qualcosa, sia sopra che sotto l'equatore, va sempre a est !
Quest'ultima asserzione, che cioè un grave cada verso est, non è di immediata comprensione, anche avendo " appreso " dell'effetto Coriolis.
Intuitivamente, mi verrebbe da pensare l'opposto : se lascio cadere un sasso da molto in alto, durante la caduta la Terra è ruotata in senso antiorario, cioè da ovest verso est. Quando il sasso arriva al suolo, il punto iniziale su cui "sarebbe dovuto cadere", si è spostato verso est, quindi il sasso cade a ovest di detto punto. Invece succede l'opposto...
Se ho capito bene... facciamo finta che per magia il sasso stia in aria da solo, sospeso, sempre sulla verticale di detto punto. Siccome la terra gira, per rimanere sulla verticale, il sasso deve " andare più veloce " della sua proiezione sul suolo, in quanto è più distante dal centro della Terra.
All'equatore la Terra va a circa 1667 km/h : infatti percorre la sua circonferenza, circa 40.000 km, in 24 ore. Il raggio terrestre è di 6369 km (40.000 / 6.28). Mettiamo che il sasso sia a 100 km dalla superficie, e quindi percorra un'orbita con raggio 6469 km. Fa una circonferenza di 40628 km che in 24 ore dà una velocità di circa 1693 km/h, cioè 26 km/h più veloce della sua " proiezione " al suolo.
Arriva il bello... man mano che scende, il sasso incontra " strati" che vanno sempre più lenti, quindi lui, che andava più veloce, si trova in " anticipo "; dato che anche lui andava da ovest a est (senso antiorario), ecco che alla fine si trova più a est del suolo.
Non ci credete ? E' stato calcolato che un corpo che cade da (solo) 100 metri, devia verso est di 3 centimetri ! Rifacendo i calcoli, il nostro sasso, cadendo da un'altezza di 100 chilometri, si sposterebbe verso est di 1.038 metri, cioè più di un chilometro !
Infine un filmato molto chiaro e sintetico.
Parmenide
Bisognerebbe riascoltarlo più volte, e rileggerlo. Non perchè non sia chiaro, ma perchè è infinitamente profondo.
" L'essere è e non è possibile che non sia "
"Lo stesso infatti è pensare e essere "
"L'essere come potrebbe esistere in futuro,
come potrebbe essere nato.
Se fosse divenuto non sarebbe,
nè sarebbe se stesse per essere.
Così si estingue la nascita
e la morte scompare.
Ma immobile,
costretto nei limiti di vincoli immensi,
è senza principio nè fine,
poichè nascita e morte furono respinte lontano,
le allontanò la vera certezza "
2500 anni fa... versi di una bellezza e potenza inaudita, che riachiamano il Leopardi , " L'essere o non essere " Shakespiriano.
Emanuele Severino, il grande filosofo italiano a cui si deve la "riscoperta", se vogliamo, del grande eleate.
Da " La filosofia nell'età tragica dei Greci " di Nietzsche.
S’immerse allora nel gelido bagno delle sue tremende astrazioni. Ciò che è verace deve essere eternarnente presente, di esso non può dirsi "fu", "sarà". L'essente non può essere divenuto: poiché da che cosa avrebbe potuto divenire ? Dal non-essente ? Ma questo non è e nulla può generare. Dall’essente ? Ma questo non potrebbe generare nient’altro che sè stesso. Egualmente si dica per il perire; esso è altrettanto impossibile come il divenire, come ogni trasformazione, come ogni accrescimento, ogni diminuzione. Validità generale ha la proposizione: tutto ciò di cui può dirsi "è stato" oppure "sarà" non è, ma dell’essente non può mai dirsi "non é". L’essente è indivisiblle, giacché dov’è la seconda potenza che lo potrebbe dividere ? E' immobile, verso dove infatti dovrebbe muoversi ? Non può essere né infinitamente grande né infinitamente piccolo poichè è compiuto e una infinità compiutamente data é una contraddizione. Così esso se ne sta sospeso, delimitato, compiuto, immobile, equilibrato in tutte le sue parti, egualmente perfetto in ogni punto come una sfera, ma non in uno spazio: altrimenti questo spazio sarebbe un secondo essente. Ma molteplici essenti non possono esistere, poiché per separarli dovrebbe esserci qualcosa che sarebbe non-essente: una supposizione che si elimina da sé. Così esiste soltanto l’eterna unita.
Volendo " tentare " di fondere le due istanza da sempre al centro del problema ontologico : l'essere ed il divenire, parto da Epicuro.
Come conciliare quindi, l'assoluto, il tutto, con il divenire, il caduco, l'imperfetto che quotidianamente ci scorre davanti , il πάντα ῥεῖ ?
Riprendendo la legge di conservazione della massa : " Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma " (Lavoiser).
L'universo è sempre quello, non un atomo di materia viene aggiunto o tolto. Anche se usate un reattore nucleare o fate deflagrare una bomba atomica, la materia si trasforma in energia, secondo la nota formula di Einstein, ma non viene distrutta.
Materia che si trasforma in energia e viceversa, tutto scorre ! L'elettrone che quantisticamente è indeciso se essere materia o onda...
La somma di massa ed energia dell'universo è costante : " l'essere è " . Se la somma è (necessariamente) costante, vuole anche dire che è sempre stato così, e, di conseguenza, sempre sarà . L'universo è questo, e non potrà mai essere diverso da com'è.
Scienza e Filosofia
"E’ degno di nota il modo tirannico con cui una tale fede tratta ogni empiria: proprio in Talete è possibile apprendere quale è stato in ogni tempo il modo di procedere della filosofia, quando ha voluto valicare i cancelli dell’esperienza per tendere alla sua mèta magicamente affascinante. Su lievi sostegni spicca un balzo in avanti: la speranza e la divinazione le mettono ali ai piedi. Pesantemente le si affanna dietro l’intelletto calcolatore e cerca puntelli migliori per attingere anch’esso quell’allettante mèta a cui la più divina compagna e già pervenuta. Sembra di vedere due viandanti sulla riva di un rapinoso ruscello silvestre che rotola ciottoli nella sua corsa: il primo lo oltrepassa d’un salto con agile piede, servendosi delle pietre e lanciandosi sempre innanzi su di esse, anche se queste immediatamente affondano dietro di lui. Il secondo si arresta ad ogni momento, privo di soccorso, deve prima costruirsi fondamenta che sopportino il suo greve, guardingo passo; talvolta non c’e nulla da fare e allora non v’e un dio che l’aiuti a guadare il ruscello. Che cosa dunque porta cosi rapidamente alla sua mèta il pensiero filosofico? Si diversifica esso dal pensiero che calcola e misura, forse soltanto per il suo più rapido volo nel valicare grandi spazi? No, giacché è un’ignota e non logica potenza, la fantasia, a sollevare il suo piede. Da essa innalzato balza avanti di possibilità in possibilità, che provvisoriamente vengono assunte come certezze: qua e là coglie anche certezze a volo. Un geniale presentimento gliele addita, esso indovina da lontano che in quel punto ci sono certezze dimostrabili. Ma in particolar modo possente é la forza della fantasia nel fulmineo afferrare e illuminare le analogie; in seguito la riflessione fa avanzare i suoi canoni e i suoi modelli e cerca di sostituire con le eguaglianze le analogie, con le causalità le contiguità osservate. Ma anche se ciò non dovesse mai essere possibile, persino nel caso di Talete il filosofare indimostrabile ha ancora un valore; per quanto tutti i sostegni siano infranti, allorché la logica e l'inflessibilita dell’empiria vuole travalicare fino alla proposizione: purtuttavia sopravanza un residuo alla disgregazione della costruzione scientifica; e appunto in questo residuo sta una forza impulsiva e, per cosi dire, la speranza di una fecondità futura".
Il paragone fra la leggera Filosofia che salta agile sui ciottoli ed il pesante Intelletto (Scienza o Esperienza), che procede lentamente, timoroso, rimane vividamente impresso.
Filosofia come intuizione, come balzo metafisico che coglie la realtà (tutta), senza bisogno dell'esperienza, della dimostrazione (pedante) scientifica.
Del resto anche alla base della scienza, e del suo fecondo procedere induttivamente, c'è sempre un salto apparentemente " illogico " . Scopriamo solo ciò che siamo già ponti a percepire, quasi un "rimembrare" platonico, o quantomeno, con Popper, costruiamo fragili ipotesi, come zattere dinanzi all'oceano della verità. Molte volte il caso aiuta a dipanare il caos...
Celebre, per esempio, l'episodio che portò alla scoperta della penicillina. Mentre stava svolgendo ricerche sul presunto agente patogeno dell'influenza, Fleming si assentò dal suo laboratorio per un breve periodo di vacanza di circa tre giorni, dimenticando di distruggere alcune colture di Staphilococcus aureus.
Al suo ritorno, riprese in mano le colture che aveva preparato prima di partire e che avrebbe dovuto gettare via tre giorni prima e, con un " That's funny..." ("è buffo..."), espresse al collega Pryce tutta la propria meraviglia nel constatare che in una piastra di Petri c'era un alone chiaro inusuale: in quella zona, colonie di Penicillum Notatum (una muffa) avevano prodotto un fluido battericida (la penicillina) che distruggeva le colonie di Staphilococcus aureus !
Da notare l'espressione "meravigliata" di Fleming; e a proposito della meraviglia, Aristotele :
" Infatti gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia ".
Fermi... tutti
Fermi (si dice) era a tavola con commensali mediocri quali Teller (padre della bomba H), et similia. Era il 1950 e gli UFO andavano alla grande.
Fece una domandina apparentemente banale : " Dove sono tutti quanti? Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto prove di vita extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali? "
Nell'equazione di Drake, viene ponderato e quantizzato il conflitto fra il numero mostruoso di pianeti esistenti nell'universo, e le condizioni necessarie alla vita. Il risultato è il numero stimato di civiltà intelligenti e tecnologicamente evolute. Nella scelta iniziale dei parametri operata da Drake, risultava N = 10. Variando i parametri si può arrivare a N = 5000 .
Fermi, probabilmente, fece calcoli analoghi, partendo da un punto di vista diverso, e per certi versi, opposto. Se la possibilità di una vita intelligente non è " unica ", quasi un fatto divino, allora " dato appunto " l'enorme numero di pianeti " papabili ", ne dovrebbe discendere che le civiltà tecnologicamente avanzate sono moltissime. Ma allora la probabilità di percepire un "segno" della loro presenza, della colonizzazione (per esempio) della nostra galassia, diventerebbe altissima... ma così non è... quindi siamo soli !
In sostanza se non fossimo soli (e unici), saremmo tantissimi, ma allora avremmo già dei contatti. Siccome non li abbiamo, vuol dire proprio che non c'è nessuno, come la sperduta particella di sodio, nella famosa pubblicità.
C'è quindi un conflitto di fondo e quindi un paradosso... secondo i " fautori " della vita intelligente nell'universo, questa è " quasi " certa, dato l'immenso bacino di pianeti in cui potrebbe essersi sviluppata. Sebbene ammettano che le condizioni, i requisiti fondamentali per " ottenerla ", i famosi parametri dell'equazione, siano tremendamente selettivi, il loro ottimismo di fondo è confortato dalla teoria dei " grandi numeri ".
Semplificando, congetturano : " Si, la vita è un fatto rarissimo, eccezionale; la vita intelligente, poi, ancora di più, ed infatti metto questi famosi parametri, degli strettissimi colli di bottiglia che agiscono in serie, separando il grano dal miglio, ma il bacino è sterminato... nella via Lattea ci sono 100 miliardi di stelle, nell'Universo ci sono centinaia di miliardi di Galassie !!! Iniziamo a calcolare quali hanno pianeti, quali alla giusta distanza dall'astro, etc. etc. "
Però molti si sono già accorti che non devono " esagerare " con il loro ottimismo... se allarghi le maglie, se rendi i parametri meno stringenti, il numero finale di vite intelligenti e tecnologicamente diviene troppo grande (!) , rischiando di cadere nel paradosso di Fermi.
Allora come la mettiamo ? E' un po' difficile che i parametri siano come " esattamente richiesto ", non troppo stretti (pochissime civiltà) ma nemmeno eccessivamente larghi (troppe civiltà). In sostanza i sostenitori della vita nell'universo si danno la zappa sui piedi proprio perchè il grande numero di candidati dovrebbe portare a molte civiltà, che però non abbiamo riscontrato " de visu ". O la vita è " unica ", ed infatti ci siamo (solo) noi, o è " possibile ", ma allora dovremmo essere in tanti...
Global Warming
1. Ogni 100.000 anni, il clima si riscalda per una durata di 15-20.000 anni (periodi interglaciali), per ritornare poi ad una nuova glaciazione. Il termine usato è molto pregnante : "vacanza interglaciale" , in quanto durante le glaciazioni, il clima è tremendo.
Ecco, i cicli, i trend ! A seconda della scala considerata, le conclusioni diventano opposte ! Se analizziamo troppo da vicino, con la lente d'ingrandimento, i fenomeni, rischiamo di perdere di vista il quadro generale.
Valga a questo proposito una considerazione, negli anni '70 dominava la teoria del " global cooling " ! Quindi da circa il 1940, fino a tutti gli anni 70, la terra "sembrava" raffreddarsi, poi improvvisamente " contrordine compagni ", dagli anni 80 ecco il nuovo spauracchio : il " global warming " .
Anassagora ed il primum movens
Tra tutti i problemi che riguardano il moto, nessuno è più molesto di quello relativo all’inizio del movimento. Se infatti è possibile pensare tutti i restanti movimenti come conseguenze ed effetti, dovrebbe pur sempre essere data una spiegazione del primo e originario; in ogni caso, però, per i movimenti meccanici, il primo anello della catena non può consistere in un movimento meccanico, giacché sarebbe lo stesso che ricorrere al concetto contraddittorio di causa sui. D’altro canto non ha neppure senso ascrivere alle cose eterne e incondizionate un loro proprio movimento, per così dire dall’origine, quale appannaggio della loro esistenza. Il movimento, infatti, non può essere rappresentato senza una direzione verso un qualche luogo e su un qualche luogo, dunque soltanto come riferimento e condizione; una cosa, però, non è più in sè stessa essente e incondizionata, se necessariamente si riconnette, secondo la sua natura, a qualcosa di esistente fuori di essa.
Nietzsche sembra apprezzare molto la concezione di Anassagora del cosmo (come ordine) che si origina dal caos primordiale, ad opera del nus. E' un'ammirazione soprattutto estetica: il fanciullo che gioca a dadi con l'universo, in contrapposizione, per esempio, alla fredda e morta sfera, pur perfettamente logica, dell'universo di Parmenide.
Prosegue poi Nietzsche :