Ancora Musil da " L'uomo senza qualità ", in un monologo di Ulrich alla sorella.
Magistrale incontro tra filosofia e psicologia, tra l' " Io " e l' "oggetto " . Le differenze rilevate tra l'universo del bambino e quello dell'adulto, e tra i meccanismi percettivi sottostanti , permettono un'analisi di eccezionale profondità e chiarezza.
Magistrale incontro tra filosofia e psicologia, tra l' " Io " e l' "oggetto " . Le differenze rilevate tra l'universo del bambino e quello dell'adulto, e tra i meccanismi percettivi sottostanti , permettono un'analisi di eccezionale profondità e chiarezza.
Se ripenso alla mia più remota
infanzia direi che l’interno e l’esterno non erano quasi separati. Quando
andavo striscioni verso un oggetto, esso mi veniva incontro volando; e quando
succedeva qualcosa d’importante non soltanto noi ma le cose stesse erano in ebollizione.
Non dico che allora fossimo più felici che dopo. In fondo non possedevamo
ancora noi stessi, anzi non esistevamo ancora, la nostra condizione personale
non era chiaramente distinta da quella del mondo. Sembra un’affermazione strana
ma pure è vera: i nostri sentimenti, le nostre volizioni e il nostro io non
erano ancora interamente dentro di noi; ma, più strano ancora, si potrebbe
anche dire che non erano ancora del tutto staccati da noi. Infatti se tu oggi,
mentre credi di essere interamente in possesso di te stessa, ti chiedessi per
eccezione chi sei, faresti questa scoperta. Tu ti vedrai sempre dall’esterno
come un oggetto. Ti renderai conto che in un’occasione diventi triste e in
un’altra t’arrabbi, così come il tuo cappotto una volta è bagnato e un’altra
volta caldo. Avrai un bell’osservarti, riuscirai tutt’al più a scoprirti, mai
però a entrarti dentro. Tu resti al di fuori di te stessa, qualunque cosa tu
faccia, meno quei pochi momenti appunto in cui la gente direbbe che sei fuori
di te. In compenso noi adulti siamo giunti a poter pensare in ogni occasione
“Io sono”, se questo ci diverte. Tu vedi una carrozza e in qualche modo vedi
anche come un’ombra: “Io vedo una carrozza”. Tu ami o sei malinconica, e vedi
che lo sei. In senso assoluto però non c’è né la carrozza né la tua malinconia
né il tuo amore, e compiutamente non ci sei nemmeno tu stessa. Nulla più esiste
proprio così com’era una volta, nella fanciullezza. Invece tutto quello che
tocchi è relativamente assiderato fino al tuo intimo appena tu giungi a essere
una “personalità” e ne avanza soltanto, avviluppata in un’esistenza assolutamente
esteriore, una nebbia spettrale di presunzione e di torbido egoismo. Che cosa
c’è che non combina? Si ha l’impressione che qualcosa si potrebbe ancora salvare!
Non si può poi mica sostenere che un bambino senta in tutt’altro modo che un
uomo! Non conosco risposte definitive a tali problemi, chi pensa questo e chi
pensa quello. Ma da molto tempo io l’ho risolta così: si è perduto ogni amore
per questa specie di Io e per questa specie di mondo.
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